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Le dimissioni di Ratzinger e lo Ior

par socrates

Publie le giovedì 14 febbraio 2013 par socrates - Open-Publishing

Cominciano ad emergere alcuni elementi di verità sulla vicenda delle dimissioni di papa Ratzinger: uno di questi è lo IOR, la banca vaticana. Sembrerebbe una piccola filiale di provincia, valutata intorno ai 5 miliardi, eppure il flusso di capitali che passano attraverso questa banca è immenso, si parla di movimenti dell’ordine delle decine se non centinaia di miliardi di dollari. E’ tramite essa che si compio le operazioni più spericolate delle industrie degli armamenti (verso l’Africa), i riciclaggi di fondi neri provenienti da molte parti del mondo, i riciclaggi dei politici italiani ed europei, il traffico dei farmaci (verso l’America latina), interessi pesanti nel traffico internazionale delle granaglie (a partire dall’Argentina). Quale vantaggio offre questa minuscola banca? Essa finora è stata completamente impermeabile, inaccessibile, segreta, non avendo sopra di sé alcun organo di controllo internazionale, non essendo quotata in borsa ed avendo partnership solo con alcune banche svizzere e di alcuni paradisi fiscali. Orbene, il povero Ratzinger voleva mettere fine a tutto ciò e nominò una commissione anti-riciclaggio con a capo un cardinale, Nicora, e nominò Gotti Tedeschi a capo della banca. Ma sia Gotti Tedeschi che il cardinale ottennero una normativa antiriciclaggio mai applicata e si misero in contatto con analoghi istituti antiriciclaggio italiani ed esteri. Inoltre, mostrarono la disponibilità a collaborazione con la magistratura. Quindi furono fatti fuori da Bertone e da quelli che stanno dietro di lui, prelati e speculatori finanziari. Per otto mesi il posto di presidente è rimasto vacante in quanto Ratzinger si rifiutava di nominare un personaggio di comodo sub-specie Bertone, il quale adesso vuole chiudere la partita prima del nuovo papa a scanso sorprese. Ma questo è solo un episodio della lotta di potere nella curia pontificia romana e non è certo per caso se si fanno circolare nomi come Fazio o Geronzi. Quanto vale, in termini di vile danaro, il potere di gestire questa banca? Il suo volume d’affari la colloca al 6° posto nel mondo per movimenti finanziari. Ma nessuna delle altre banche ha il potere di occultare tutto come lo IOR. Non è una Spa, giuridicamente è un fondo di raccolta per beneficenza, giuridicamente non ha fini di lucro ma di servizio e il solo organo di controllo è un comitato di cardinali. Il considerevole introito proveniente dalle “elemosine” non viene capitalizzato ma accantonato passivamente per opere di bene e non figura in bilancio; le donazioni idem. L’amministrazione e gli introiti dei beni vaticani ed ecclesiastici figurano come proventi a scopo benefico. Viene amministrata da circa 130 impiegati accuratamente selezionati e vincolati da giuramento di fedeltà. E dietro ciò, tramite canali occulti, un immane flusso di capitali entra ed esce lasciando nella banca una parte consistente. Per Ratzinger, prima ricattato mediante i documenti trafugati dal maggiordomo, sfidare tutto questo poteva significare una dose di veleno nel tè e forse questo pericolo non è del tutto allontanato. La fretta con cui Bertone cerca di richiudere le acque sopra la cesura rappresentata dal gesto di Ratzinger indica quanta preoccupazione vi sia che un nuovo papa riproponga la moralizzazione dello IOR. Quanto peserà tutto questo nel Conclave? Quanto peseranno le domande sulle vere ragioni delle dimissioni? Cercheranno un mistico, da tenere fuori da tutto questo per poter continuare come prima, come avevano fatto con Ratzinger e gli ultimi cinque papi? O cercheranno di imporre un loro uomo, Scola o Bertone stesso, a capo della chiesa, ma è troppo rischioso?