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Lotte operaie in Italia: scioperi e blocchi alla Fiat di Melfi
Publie le martedì 20 aprile 2004 par Open-PublishingNell’area industriale di Melfi (Potenza) prosegue il blocco dei lavoratori della Fiat. Stamani neanche i lavoratori del primo turno, quello delle sei, sono entrati in fabbrica. L’intera area industriale e’ chiusa da cinque blocchi stradali fatti dai lavoratori, che contestano il comportamento dell’ azienda in relazione alla decisione di metterli in liberta’ stamani, dopo uno sciopero di dipendenti della Arvil, addetti al trasferimento delle merci nello stabilimento. Oggi si dovrebbe conoscere la risposta dalla Fiat alla richiesta di incontro ’’urgentissimo’’ fatta dai manifestanti che ieri sera hanno consegnato alla direzione aziendale di Melfi un documento sull’ organizzazione del lavoro, il salario e i turni di lavoro. (20/04/04, h. 9.40)
Melfi: per la Fiat «sciopero vietato»
Gli operai scioperano e la Fiat manda tutti a casa. Senza paga. A Melfi le relazioni sindacali funzionano così. E allora anche chiedere un incontro per discutere la riorganizzazione dei turni, attualmente eccessivamente massacranti per i lavoratori, diventa una sorta di provocazione.
L’azienda ha scelto di riaprire le ostilità venerdì sera, quando una parte degli addetti della Sistemi Sospensioni (Magneti Marelli) ha aderito allo sciopero proclamato dalla Fiom Cgil per chiedere adeguamenti salariali e miglioramenti delle condizioni di lavoro. Per tutta risposta, l’azienda ha «messo in libertà» tutti i 550 lavoratori del turno, una formula che - di fatto - significa tutti a casa e senza retribuzione per quella ore di lavoro perse.
Il copione si è ripetuto anche ieri. Questa volta a incrociare le braccia sono stati i dipendenti della Arvil, che trasferiscono pezzi e materiali dai magazzini alle linee di produzione. I circa 800 operai dello stabilimento del primo turno sono stati messi a loro volta in libertà dall’azienda. Anche i lavoratori della Arvil (che sono circa 480) hanno aderito allo sciopero proclamato dalla Fiom per chiedere aumenti salariali uguali per tutti, la fine della cosiddetta «doppia battuta» (cioè la ripetizione consecutiva del turno di notte per circa due settimane), il miglioramento delle condizioni di lavoro e contro la «condotta repressiva e discriminatoria delle aziende». Per effetto della protesta nella fabbrica della Fiat si sono fermati i reparti di montaggio, lastratura e verniciatura.
Ma anche dopo il "tutti a casa" formale ordinato dalla dirigenza, gli operai si sono trattenuti all’interno dello stabilimento fino alla fine dell’orario previsto. E così è avvenuto anche con il secondo turno, l’ultimo del sabato: tutti in fabbrica, riuniti in assemblea e con la ferma intenzione di non uscire prima dell’ora di fine turno.
Le notizie che arrivano dalla città della Fiat della Basilicata, infatti, non parlano d’altro se non di cassa integrazione e di proroghe di cassa integrazione: succede proprio in questi giorni alla Johnson Control (pannelli per auto) che ha chiesto il prolungamento della cassa per 150 addetti su 156, alla Imam (stampaggio di lamierati) che vuole collocare in cig 90 dipendenti su 121, alla Valeo (assemblaggio cavi) che ha disposto la cassa integrazione per 160 lavoratori del distretto industriale di Melfi.
E su tutto questo, per i "fortunati" che (per ora) possono continuare ad andare in fabbrica, gravano condizioni di lavoro pesantissime. Tra gli effetti della "doppia battuta", infatti, vi è quello di costringere alcune persone a rientrare in fabbrica alle 6 del mattino dopo che, la sera prima, ne erano uscite alle 22. Considerando che a Melfi gran parte dei lavoratori sono pendolari che devono macinare chilometri in una zona non certo tra le più ricche di reti e servizi per la mobilità, allora ecco che per molte persone la vita si riduce a un inesorabile viaggio da e per la fabbrica. Senza nemmeno la certezza che quel lavoro possa essere assicurato per il prossimo futuro e senza la possibilità di ricorrere ai normali strumenti sindacali per rivendicare il miglioramento delle condizioni. Se qualcuno sciopera, infatti, la Fiat manda a casa tutti. (liberamente tratto da l’Unità, art. orig. di Giampiero Rossi, 17.4.04)