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NE’ ANTIAMERICANI NE’ ANTIISRAELIANI MA RIVOLUZIONARI CONTRO OGNI PATRIA CONTRO OGNI STATO

Publie le martedì 1 giugno 2004 par Open-Publishing

A proposito di 4 Giugno e non solo

NE’ ANTIAMERICANI NE’ ANTIISRAELIANI
MA RIVOLUZIONARI CONTRO OGNI PATRIA CONTRO OGNI STATO

Oltre l’apparenza del presunto, incontrastato, dominio mondiale USA (e di
conseguenti ultrariformiste teorie dell’Impero)
la situazione data si presenta molto più complessa.
La fase attuale ci mostra quella che è, a tutti gli effetti, una crisi
sistemica dovuta al declino dell’egemonia statunitense
e la conseguente lotta tra imperialismi contrapposti per candidarsi alla
funzione di leadership nella "Governance" mondiale.
Funzione, per inciso, da vedere in prospettiva nella Cina con il suo
addentellato delle economie del Sud-Est Asiatico al traino,
piuttosto che nel blocco imperialista Europeo, in quanto ogni transizione
egemonica "può svilupparsi solo se la crescente disorganizzazione è
accompagnata dall’emergere di un nuovo blocco di attori governativi e
imprenditoriali dotato di maggiori capacità organizzative, a livello di
sistema, di quanto non lo fosse il precedente blocco egemonico" e la tigre
cinese si mostra come la più adatta alla bisogna (vedi in merito Beverly J.
Silver-Giovanni Arrighi: Caos e Governo del Mondo).
Ma, e in questo non c’è contraddizione, la crisi capitalistica oggi
oltrepassa lo stesso scontro per il ricambio egemonico
presentandosi come qualcosa di più.
Come abbiamo scritto altrove: le difficoltà e i limiti del capitalismo hanno
la loro causa teorica e pratica nei rapporti di produzione capitalistici. Il
carattere necessario dell’accumulazione e delle crisi e la fine storica del
capitalismo sono già insiti nei rapporti di produzione stessa.
Accelerazione dell’accumulazione, aumento della produttività,
sovrapproduzione, crescente scomposizione organica del capitale, caduta
tendenziale del saggio di profitto sono soltanto differenti aspetti dello
stesso processo. Il Sistema egemonico
entra in decadenza, perde il suo carattere di necessità storica e diventa un
ostacolo che fa piombare la società in una barbarie crescente.
"Socialismo o barbarie" è più che mai vero,
O RIVOLUZIONE SOCIALE O ROVINA DI ENTRAMBE LE CLASSI IN LOTTA, borghesia e
proletariato.

L’avventura Usa in Iraq è il proseguio della risposta, che può essere
diversamente catastrofico, al propio declino egemonico,
comunque irreversibile, come lo è stato l’intervento in Afghanistan e
l’installazione di basi militari nel ventre molle
dell’Asia Centrale ex-sovietica, nella molteplice funzione di controllo di
risorse strategiche, cordone sanitario anti-Cina (e anti subimperialismo
russo), continuazione del confronto economico-commerciale-politico col
nocciolo duro dell’UE.

In Iraq la "coalizione dei volenterosi" si è però trovata di fronte, dopo la
dissoluzione del regime di Saddam, un ostacolo - preventivato ma forse
sottovalutato - costituito dal subimperialismo arabo fondato sulla finanza e
sul sistema della "Islamic Banking".
La guerra in Iraq, nonostante la grande disparità di forze non è stata una
guerra COLONIALE ma, a tutti gli effetti, una GUERRA IMPERIALISTA su ambedue
i fronti, pure se combattuta contro uno stato minore e meno progredito
(appunto una potenza regionale) espresione tuttavia della propria borghesia
e di una società capitalistica.

Oggi non siamo quindi di fronte a scontri di civiltà o religiosi, favoletta
buona da propinare a masse appecoronate, bensì al tentaivo - destinato su
larga scala al fallimento - di un emergente nuovo ceto borghese arabo di
banchieri, operatori commerciali, affaristi ecc vogliosi di trovare il
proprio posto al sole e, di conseguenza, oggettivamente condotti al
conflitto contro l’egemonia economica occidentale.

IL PROLETARIATO IRAQENO, PALESTINESE, ISRAELIANO
E IN GENERE MEDIORIENTALE IN MANCANZA DI UNA PROPRIA AUTONOMA
ORGANIZZAZIONE DI CLASSE E’ OGGI SOLO CARNE DA MACELLO NELLE MANI DELLE
RISPETTIVE BORGHESIE.

Nello specifico il proletariato iraqeno è stretto tra terrorismo USA e da un
lato e terrorismo islamico, elevato a sistema economico, dall’altro.

Ciò che differenza i rivoluzionari, i comunisti, dal pacifismo inconcludente
del piccolo borghese imbizzarrito e dall’"antagonismo"
più o meno sinistrorso e/o disobbediente in cerca di mediaticità è la
CONSAPEVOLEZZA di non essere servilmente contro gli USA
o contro Israele (magari alleandosi con un altro Stato, e quindi con la sua
borghesia, o esprimendone una oggettiva subordinazione, vedi L’Europa dei
"diritti") MA CONTRO OGNI STATO.

Per i comunisti lo Stato americano è un nemico, così come lo era lo Stato
iraqeno, o lo è lo Stato iraniano o libico o italiano.
E’ NATURALMENTE OVVIO CHE USA, ITALIA O IRAN ecc. NON SIANO LA STESSA COSA,
ma non esistono Stati meno reazionari di altri, o uno STATO PIU’ NEMICO del
proprio proletariato rispetto ad un altro.
In questo senso noi siamo ANTI-SIONISTI, poichè siamo contro TUTTE LE
PATRIE. Siamo per la distruzione dello Stato d’Israele, perchè siamo per la
distruzione DI TUTTI GLI STATI.

La solidarietà per il proletariato palestinese (come per quello israeliano)
massacrato dalle truppe d’occupazione sioniste,
non può farci dimenticare nè come siano stati i "fratelli arabi" ad
ammazzare più palestinesi di quelli ammazzati dagli israeliani,
nè la responsabilità della borghesia palestinese con le sue organizzazioni,
OLP, Hamas, ecc.
Tali organizzazioni hanno sempre mirato, e mirano tuttora, a creare una
caricatura di Stato per la propria borghesia così da avere in appalto da
essa la repressione e lo sfruttamento del proletariato palestinese.

L’imperialismo è come l’idra di Lerna, non si può tagliare una sola testa,
bisogna uccidere il mostro; l’imperialismo è una
conseguenza del capitalismo ed è questo che va distrutto, non in un solo
paese, si può essere effettivamente anti-imperialisti
solo se si è effettivamente anti-capitalisti. In ogni caso compito dei
rivoluzionari è attaccare costantemente e con ogni mezzo necessario il
proprio Stato e la propria borghesia.

Noi non abbiamo nulla da chiedere a questa società, possiamo solo adoperarci
per la sua distruzione.

ONORE A TUTTI I COMPAGNI CADUTI COMBATTENDO
CONTRO LO STATO E IL CAPITALE.

Venerdì 11- giugno ex Chiesa Sant’Orsola Viterbo
Ore 21.30 proiezione video su Horst Fantazzini
a seguire dibattito: CARCERE E REPRESSIONE, CONTINUITA’ E CAMBIAMENTI NELLA
COMPOSIZIONE DI CLASSE DEI DETENUTI.

Sabato 19 Giugno PRESIDIO SOTTO IL CARCERE DI MAMMAGIALLA (VITERBO)
per la giornata del prigioniero politico, perchè la detenzione sociale è
detenzione politica.
CONCERTO, SOTTOSCRIZIONE PER I COMPAGNI INQUISITI PER L’ART. 270 BIS.

Domenica 20 Giugno ex Chiesa Sant’Orsola (Viterbo) ore 10
ASSEMBLEA: CONSENSO COATTO E REPRESSIONE, NECESSITA’ OGGETTIVA
DI OGNI STATO, E PRATICHE DI LIBERAZIONE.

Comitato cittadino contro il carcere
e la repressione sociale di Viterbo
aderente alla campagna di Europposizione