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Nave Cap Anamur:dichiarazione di Amnesty International di Sezione italiana Amnesty International
Publie le domenica 11 luglio 2004 par Open-PublishingLa nave di bandiera tedesca Cap Anamur si trova attualmente al largo di
Porto Empedocle, nella zona contigua, con a bordo 37 profughi non
identificati, probabilmente provenienti dal Sudan (36) e dalla Sierra
Leone (1), che sono stati salvati in mare in acque internazionali. La nave
lambisce da giorni le acque territoriali italiane senza poterle
attraversare per un divieto espresso su ordine dal ministero dell’Interno
(insieme alla controparte tedesca), che ha dichiarato di ritenere
’assolutamente doveroso il rispetto della norma internazionale che impone
la presentazione della domanda d’asilo nel luogo di primo approdo (in
questo caso Malta) dei presunti profughi (?) Una deroga, seppure per
motivi umanitari, a questa norma costituirebbe un pericoloso precedente e
potrebbe aprire la strada a numerosi abusi’.
Su tutta una serie di fatti sono apparse notizie contraddittorie: riguardo
all’eventuale attraversamento del mare territoriale maltese, da parte
della Cap Anamur, con a bordo i profughi/naufraghi; se la nave avesse
oppure no ottenuto il permesso di attraccare in territorio italiano; se
essa abbia o meno dichiarato l’SOS nel chiedere l’ingresso in Italia; se,
infine, il capitano abbia o meno inviato una lista di passeggeri naufraghi
alle autorita’ italiane.
Amnesty International intende evidenziare i seguenti aspetti fondamentali:
* Il diritto internazionale del mare stabilisce che un naufrago salvato
abbia diritto ad essere sbarcato ’nello scalo successivo’. Scalo
successivo non significa ’approdo piu’ vicino in miglia nautiche’, ma
quello che la valutazione professionale del capitano della nave ritiene
essere il prossimo punto in cui e’ conveniente sbarcare, tenuto conto
anche della rotta della nave.
* Il diritto internazionale dei rifugiati stabilisce che nessuno possa
essere indiscriminatamente ed indistintamente respinto alla frontiera: e’
un corollario del principio di non refoulement, non-respingimento, che
esige che chiunque si presenti alla frontiera sia quanto meno identificato
ed abbia diritto ad accedere alla procedura di asilo. Solo tramite
l’identificazione di ciascun profugo/naufrago si puo’ rendersi conto di
quali sono i Paesi verso cui tale persona non puo’ essere in alcun modo
rimpatriata/diretta, in base all’art. 33 della Convenzione di Ginevra.
Nella situazione attuale, quello delle autorita’ italiane equivale ad un
illegittimo respingimento collettivo alla frontiera, in violazione della
Convenzione di Ginevra sullo Status di Rifugiato.
* Il regolamento CE 343/2003 del Consiglio dell’Unione Europea del 18
febbraio 2003 (il cosiddetto Dublino II, che stabilisce i criteri e i
meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame
della domanda d’asilo), al quale sembrano riferirsi i Ministri Pisanu e
Schilly, puo’ trovare applicazione solo dopo che i richiedenti asilo
abbiano presentato domanda in uno Stato dell’Unione.
Il caso della Cap Anamur e’ esemplificativo dell’atteggiamento generale
dell’Unione Europea e del Governo italiano sul tema dei rifugiati: il
pericolo di ’creare un precedente’ vagheggiato dai due ministri e’ quello
di creare un precedente di corretta applicazione del diritto
internazionale. Cio’ che comunica questo atteggiamento e’ un indecoroso
spregio per le piu’ elementari norme del diritto internazionale e del
diritto dei diritti umani.
Amnesty International, insieme alle organizzazioni Ics e Medici senza
Frontiere, ha espresso oggi al ministro Pisanu, sollecitando un incontro
immediato, la propria preoccupazione per le violazioni del diritto
internazionale marittimo e del diritto internazionale dei rifugiati che si
stanno configurando in capo al governo italiano.
* In particolare, ad una nave con naufraghi a bordo deve essere sempre
data la possibilita’ di accedere al porto, senza che si possa rifiutare
l’approdo in ragione del fatto che non era il punto piu’ vicino al punto
di salvataggio. Di certo, di fronte alle acque territoriali, il punto piu’
vicino di salvataggio adesso e’ Porto Empedocle. E’ uno, infatti, il
principio fondamentale che l’Italia e’ tenuta a rispettare: gli Stati
devono facilitare lo sbarco dei naufraghi, a prescindere dal loro status.
I 37 sulla Cap Anamur devono quindi poter scendere a terra prima possibile
e ottenere adeguata protezione.
* In secondo luogo, in base al diritto internazionale dei rifugiati ed al
Regolamento di Dublino II, deve essere dato regolare accesso alla
procedura di richiesta di asilo a tutti coloro che desiderino
beneficiarne. Affinche’ cio’ avvenga, deve essere consentito ai 37
profughi di entrare nel territorio italiano e poter presentare la domanda
sulla terra-ferma. Sarebbe infatti contraria allo spirito della
Convenzione di Ginevra un’analisi delle domande a bordo della nave,
ancorche’ essa entrasse in acque territoriali, per l’assenza di tutte le
dovute garanzie (ad es. interpreti).
* Se non vengono rispettati i suddetti criteri, il governo italiano e’
responsabile della violazione del diritto internazionale sotto i vari
profili illustrati.