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Nicaragua : verso la ricomposizione della situazione politica

Publie le giovedì 13 gennaio 2005 par Open-Publishing

Dazibao


di Giorgio Trucchi

Sempre piu’ uniti...

Per il Nicaragua il nuovo anno inizia con i botti e visto gli ultimi avvenimenti
del 2004 (vedi notizie di metà dicembre 2004), non poteva essere diversamente.

Evitato, per ora, lo Stato d’Emergenza minacciato dal presidente Enrique Bolaños
per evitare la ratifica delle riforme costituzionali e le nuove leggi in parte
approvate dalla Asamblea Nacional, i due partiti maggioritari (Partido Liberal
Constitucionalista - PLC - e Frente Sandinista - FSLN) hanno stretto ancor di
più il loro accordo/patto per far fronte all’offensiva del Potere Esecutivo.

Nella giornata del 6 gennaio, la Corte Centroamericana de Justicia ha emesso
una risoluzione in cui ordina alla Asamblea nicaraguense di sospendere le riforme
costituzionali e di non considerare la richiesta di destituzione del Presidente
della Repubblica formulata dalla Contralorìa de la Republica (la nostra Corte
dei Conti) per essersi rifiutato di fornire spiegazioni sui fondi ricevuti per
la sua campagna elettorale del 2001.

Durante una conferenza stampa, il presidente Bolaños si era avvalso di questa risoluzione per considerare illegali le nuove leggi e le riforme che gli toglieranno una serie di poteri che in futuro dovrà condividere con la Asamblea Nacional ed ha invitato a un dialogo nazionale.

Quest’ennesimo passo falso del presidente, che lo sta portando ad isolarsi sempre di più dal resto dei Poteri dello stato nicaraguense, ha visto la dura reazione di liberali e sandinisti che, oggi più che mai, si stanno alleando per uno scontro frontale con il Potere esecutivo.

Durante la giornata del 7 gennaio, una commissione del Fsln capeggiata dal Segretario generale Daniel Ortega, si è riunita con Arnoldo Alemàn, agli arresti domiciliari ma sempre più guida assoluta del Plc ed insieme hanno emesso un comunicato di 7 punti in cui si ribadisce, avvalendosi anche di una risoluzione della Corte Suprema de Justicia (CSJ) nicaraguense, che spetta solo alla Asamblea Nacional poter riformare la Costituzione e che la Corte Centroamericana de Justicia non ha nessuna competenza negli affari interni dei singoli paesi membri.

Il documento ha inoltre chiamato alla calma, invitando le autorità civili e militari a rispettare l’istituzionalità del paese e a non incorrere in atti che possano violare la pace e la sovranità nazionale.

Domenica 9 gennaio s’insedierà la nuova Junta Directiva dell’Asamblea Nacional, dove il Fsln avrà per la prima volta dal 1990 la presidenza e a partire dal giorno 10 gennaio, sarà possibile iniziare il tanto atteso dialogo tra i due partiti maggioritari e il Governo.

L’inizio del dialogo resta comunque ancora molto incerto e questi ultimi fatti, che dimostrano ancora una volta l’incapacità politica di Bolaños e soprattutto dei suoi assessori, rischia di far saltare tutto.

Frente Sandinista e Partido Liberal hanno tra l’altro già annunciato che a partire dalla prossima settimana inizieranno una serie di incontri con le varie realtà della società nicaraguense, iniziando con l’impresa privata e i sindacati, con l’evidente obiettivo di isolare sempre di più il presidente Bolaños.

Durante il suo discorso all’interno della Asamblea Nacional dove, per la prima volta in tanti anni, i principali leader dei due partiti si sono presentati uniti (particolare effetto ha fatto la vicinanza di Ortega con la figlia di Arnoldo Aleman, Maria Dolores), Daniel Ortega ha ripercorso i passaggi che hanno portato alle riforme istituzionali e alla creazione delle nuove leggi.

"Le riforme che stiamo approvando sono di enorme trascendenza per i settori più poveri del paese.

Le due forze politiche più rappresentative del paese sono riuscite oggi a coincidere su molti punti per poter sollevare la situazione disperata della maggior parte della popolazione, affinché possa risolvere i bisogni di educazione e salute, affinché possa comprare le medicine e soprattutto, possa cominciare a produrre e quindi trovare un’occupazione.

In Nicaragua siamo davanti a un bivio. O imbocchiamo la strada dello scontro, della violenza, della guerra o quella della riconciliazione, dell’intesa, della pace sociale.
Sembra che nel nostro paese ci siano ancora settori, per fortuna minoritari, legati alle oligarchie locali che controllano i mezzi d’informazione che spingono allo scontro e che vorrebbero vedere liberali e sandinisti ammazzandosi tra di loro e per loro è incomprensibile che si possa dialogare e prendere delle misure a favore della popolazione.

Nelle scorse elezioni municipali è stata evidente la decisione della gente e questo nonostante la campagna dei mezzi d’informazione per cercare di evitare che la gente votasse per noi.

Da quel momento i nostri due partiti hanno cominciato a lavorare per creare leggi di beneficio sociale e questo nonostante la campagna denigratoria dei settori oligarchici del paese che hanno cercato di diffondere la confusione tra la gente dicendo che le riforme venivano fatte solo per ripartirsi cariche tra il Frente Sandinista e il Partido Liberal. Quando poi queste menzogne vengono continuamente ripetute e vengono dette anche dallo stesso Presidente della Repubblica, alla fine la gente ci crede.

Lo stesso presidente, per far credere alle proprie bugie, è ricorso alla Corte Centroamericana de Justicia per impedire le riforme e questo porta a una grande instabilità nel paese. E’ lo stesso presidente che solo poche settimane fa voleva far sparire la Corte Centroamericana di Justicia perché la considerava inutile e che due anni fa aveva affermato che la stessa Corte non aveva giurisdizione in Nicaragua....ora, perchè gli fa comodo, dice il contrario.

Ma che cos’è quello che stiamo approvando e ratificando con questo storico comunicato?

La Legge delle Cooperative con cui si beneficeranno più di 350 mila famiglie associate in cooperative di consumo, risparmio e credito, produzione, servizio pubblico, cultura e così via.

E’ forse un male per la gente? E’ chiaramente un male per l’oligarchia che vuole maggior ricchezza per i ricchi e maggior povertà per i poveri.

La legge di Trasferimento di Fondi ai municipi del Nicaragua. Per questo presidente e per l’oligarchia è sicuramente un male passare la percentuale dei trasferimenti ai comuni dal 4 al 6 per cento del Bilancio della Repubblica.

E’ anche questa una legge che beneficia i deputati? Per nulla, perché è una legge che risponde alle esigenze urgenti dei 152 comuni del paese che hanno bisogni di fondi per sviluppare i propri progetti che beneficino la popolazione locale.
La Legge di Contrattazione di professionisti e tecnici nicaraguensi con cui si starà difendendo il lavoratore nicaraguense che è costretto ad emigrare per cercare lavoro, mentre ai tecnici stranieri gli si dà lavoro con uno stipendio molto più alto. Anche questo non va bene?

La Legge della Superintendenza di Servizi Pubblici. Non c’è un solo nicaraguense che non si lamenti dell’inefficienza e delle irregolarità di chi fornisce i servizi basici come acqua, luce e telefono.

Alte tariffe, scarso servizio, mancanza di acqua. La Asamblea si sta prendendo l’autonomia di gestire gli enti regolatori dei servizi essenziali per poter difendere il cittadino, cosa che attualmente il governo non fa e la gente è la prima che prova sulla sua pelle questa inefficienza attuale.

La legge che crea l’Istituto Nicaraguense di Proprietà urbana e rurale. C’è una pressione permanente per risolvere una volta per tutte la tematica della proprietà perché il governo si è dimostrato incompetente in materia. Con questo Istituto si consegneranno titoli a più di 120 mila famiglie, beneficiando quasi un milione di nicaraguensi.

La Legge di Ordinamento delle Carte di Credito, che tocca gli interessi diretti dell’oligarchia. Andate a chiedere alla gente se è contro questa legge che regola il mercato delle carte di credito ed evita la tremenda speculazione che gli istituti di credito stanno facendo portando alla disperazione migliaia di persone che non riescono a pagare gli assurdi interessi che venivano applicati. Interessi da usura, interessi criminali.

La Legge di Diritto Lavorativo Acquisito che protegge i lavoratori di fronte al problema della globalizzazione, affinché non perdano i diritti lavorativi acquisiti con la Costituzione, con il Codice del Lavoro, i Contratti Collettivi, gli accordi della Organizzazione Internazionale del Lavoro. Chiunque arriverà a investire qui dovrà rispettare questi diritti e difenderà più di 700 mila lavoratori.

La Legge di riforma all’Istituto della Previdenza Sociale. Si vuole proteggere 320 mila assicurati e 60 mila pensionati perché le risorse del INSS non vengono amministrate bene e abbiamo prove sufficienti. Creeremo anche un ente di verifica di come si utilizzano i soldi che l’istituto raccoglie.

Esiste il progetto per la costituzione di un Fondo per l’incentivo alla produzione. La banca pubblica è sparita e non esiste più finanziamento per i piccoli e medi produttori. E’ nostro dovere incentivare e proteggere la produzione nazionale e quindi è necessario un meccanismo di credito che riattivi l’economia e che crei lavoro e occupazione.

Queste sono le leggi che si aggiungono alle riforme alla Costituzione che riguardano la ratificazione da parte della Asamblea di ministri e ambasciatori. E’ una misura necessaria per avere un maggiore controllo e maggiore efficienza da parte delle persone che gestiranno ruoli importanti nel paese come i ministri.
Siamo convinti che questa sia la strade di cui ha bisogno il Nicaragua.

Vogliamo, per finire, rivolgerci ai paesi che si dicono amici del Nicaragua affinchè siano rispettosi del nostro paese e delle nostre istituzioni".


La situazione in Nicaragua sembra precipitare velocemente

Dopo la dichiarazione congiunta dei due partiti maggioritari, Fsln e Plc, non si è fatta attendere la risposta del Presidente Enrique Bolaños.

Appellandosi a una dichiarazione dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA) in cui si riconosce la competenza giurisdizionale della Corte Centroamericana de Justicia (ricordiamo che quest’ultima ha da poco emesso una risoluzione in cui ordina alla Asamblea Nacional nicaraguense di sospendere le riforme costituzionali approvate a dicembre. Tale risoluzione era stata poi rifiutata dalla Corte Suprema de Justicia nicaraguense in quanto non la considera vincolante per uno stato sovrano), il presidente Bolaños ha minacciato di far ricorso alla Carta Democratica della OEA che autorizza questa organizzazione sovranazionale ad intervenire direttamente in un paese quando valuta che si sta violando lo Stato di Diritto (invocata ad esempio durante il golpe in Venezuela contro il presidente Chavez).

Bolaños si è inoltre riunito con gli ambasciatori dei principali paesi donanti chiedendo il loro appoggio ed ha dichiarato che la Asamblea Nacional non può far altro che sospendere immediatamente le riforme costituzionali.
In un’improvvisa conferenza stampa, il Presidente del Nicaragua, ha attaccato direttamente il leader sandinista Daniel Ortega, dicendo che i sandinisti non sono riusciti a piegarlo durante gli anni 80 e non ci riusciranno nemmeno ora e lo ha avvertito che "la comunità internazionale sta osservando con estrema attenzione ciò che sta accadendo in Nicaragua".

Sulla reale possibilità di un intervento diretto della OEA è ancora presto per trarre conclusione, dato che sono molti i paesi che difficilmente appoggerebbero questo tipo di azione, non ultimi i governi che hanno un solido rapporto con il Fsln come Brasile, Uruguay, Panama, Venezuela e quelli che spingono affinchè sia il loro candidato il futuro Presidente della OEA (Messico e Cile).
Se però Bolaños sta facendo ricorso costante a questa possibilità è probabile che l’amministrazione nordamericana si stia muovendo velocemente per influire sulla decisione della OEA stessa.

La notizia che nei prossimi giorni tornerà in Nicaragua il Sottosegretario di Stato per gli Affari dell’Emisfero Occidentale, Dan Fisk accompagnato dall’ex ambasciatore in Nicaragua Oliver Garza ne è una prova.

Presumibilmente, la strategia sarà quella di convincere in tutti i modo l’ex presidente Arnoldo Alemàn a porre fine all’alleanza con il Frente Sandinista per ricompattare la destra. E’ però facilmente prevedibile che Alemàn, attualmente agli arresti domiciliari per una condanna di vent’anni per corruzione e lavaggio di denaro, chiederà in cambio cose di difficile compimento per gli Stati Uniti come ad esempio la sua totale liberazione e la possibilità di poter gestire le future mosse di un partito, il Plc, ricompattato.

La replica del Segretario generale del Fsln, Daniel Ortega, non si è fatta attendere, minacciando il presidente Bolaños di introdurre immediatamente in parlamento una richiesta per la sua destituzione.

A questo proposito vale la pena ricordare che in parlamento giace già la richiesta di destituzione formulata dalla Contralorìa General de la Republica per il caso dei Delitti Elettorali avvenuti durante la campagna elettorale del 2001 e per i quali lo stesso Bolaños è imputato.

Una votazione dei deputati per togliere l’immunità parlamentare al mandatario aprirebbe la porta a una sentenza della Corte Suprema de Justicia per una sua eventuale destituzione.

Ortega ha inoltre rincarato la dose dicendo che Bolaños sta assumendo un ruolo destabilizzante per il paese, invocando l’intervento straniero in Nicaragua e senza rendersi conto che i tempi delle invasioni nordamericane in appoggio alla dittatura somozista sono finiti.

"Per questo" ha continuato Ortega, "ho già parlato con il vicepresidente Josè Rizo per l’eventuale destituzione del presidente".

Nella giornata in cui si eleggerà la nuova Junta Directiva del Parlamento, il Nicaragua sprofonda sempre più in una crisi senza sbocchi, in uno scontro del quale è difficile oggi prevedere gli sviluppi.


Buon anno Nicaragua

Siamo ormai entrati nel 2005 e anche per il Nicaragua sta iniziando un nuovo anno che si spera migliore di quello passato.
Ma quali sono le cose che ci possiamo aspettare?

Tensione latente ma evidente

Il 2004, molti di voi lo ricorderanno, si era chiuso con enormi tensioni tra i vari Poteri dello Stato che avevano addirittura fatto temere una dichiarazione di Stato d’Emergenza da parte del Presidente Enrique Bolaños.
L’ultima sessione della Asamblea Nacional aveva visto la partecipazione congiunta del potere legislativo, giudiziario, della Contralorìa (la nostra Corte dei Conti), del Ministero Pubblico, della Procura per i Diritti Umani e anche della Chiesa Cattolica. Tutti uniti per dire al potere esecutivo e quindi al Governo che le sue dichiarazioni, secondo le quali avrebbe usato anche le maniere forti per impedire le riforme costituzionali, erano una provocazione e una violazione dello Stato di Diritto del paese.

Per fortuna e per il momento nulla è successo di quanto si temeva, ma questo non vuol dire che la situazione si sia calmata iniziando questo nuovo anno.
E’ inutile negare che il Nicaragua stia vivendo una delle crisi più profonde da quando è finita la guerra nel 1990, crisi in cui lo scontro tra Poteri ha anche chiare influenze internazionali e soprattutto dove la mano nordamericana sta nuovamente mettendo in marcia meccanismi che violano la sovranità di un paese indipendente.
Il 10 gennaio è stata eletta la nuova Direttiva della Asamblea Nacional che, per la prima volta dopo la sconfitta elettorale del 1990 che mise fine all’esperienza rivoluzionaria degli anni 80, vede il Frente Sandinista alla presidenza del primo potere dello Stato. Renè Nuñez, una delle menti più lucide del partito rojinegro, ha assunto questa carica.

Gli accordi iniziati tra Partido Liberal Constitucionalista (Plc) e Frente Sandinista (Fsln) hanno portato, per il momento, a una revisione di gran parte dell’assetto dei poteri statali e a una spartizione tra i due partiti delle cariche che governeranno i lavori della Asamblea Nacional (3 posti nella Direttiva per il Fsln, tra cui la presidenza e 4 posti per il Plc, tra cui la prima vicepresidenza. Completamente esclusi i membri di Camino Cristiano e del gruppo parlamentare Azul y Blanco). Questa formula sembra che sarà adottata ogni anno alternando la presidenza tra i due partiti.

Il riassetto passerà attraverso l’approvazione in seconda legislatura (la prima approvazione è avvenuta durante il mese di dicembre) di alcune riforme costituzionali e di alcune leggi con cui il Presidente della Repubblica, per esempio, avrà bisogno della ratifica del Parlamento per nominare Ministri e Ambasciatori. Inoltre la maggior parte degli Istituti Statali, come gli Enti di Controllo per i servizi di elettricità (ENEL), acqua (ENACAL), telefonia (TELCOR) e l’Istituto di Previdenza Sociale (INSS), passeranno sotto l’amministrazione di nuovi organismi "controllati" dall’Asamblea Nacional.

Anche il tema della Proprietà verrà tolto dalle mani dell’esecutivo e passato a una Superintendenza della Proprietà il cui Direttore verrà nominato dalla Asamblea Nacional.

E’ stata già approvata una legge che toglierà al Presidente della Repubblica la facoltà di decidere l’acquisto o distruzione di armi della Polizia e dell’Esercito, passando questa facoltà ai deputati.

Insomma, tutta una serie di leggi e riforme costituzionali (vedi il dettaglio nell’articolo "Sempre più uniti" del 7 gennaio)che secondo Bolaños violano la Costituzione, intaccando il concetto di divisione dei Poteri dello Stato e alterando i poteri concessi al Presidente e che invece i due principali partiti interpretano come ridistribuzione e condivisione armonica dei compiti tra i principali poteri. Dipende da come si vuol leggere il tutto.

Come sì è arrivati a questo situazione

Questo stato di cose, che sta creando nel paese una enorme attesa, nasce da lontano ed è frutto dell’ennesimo accordo tra Fsln e Plc senza il quale nulla di tutto questo sarebbe stato possibile, ma del quale il Presidente Bolaños è una chiaro responsabile.

Come detto già in passato, Bolaños è riuscito in soli tre anni a inimicarsi la maggior parte dei Poteri dello stato, giocando alla politica come se stesse amministrando una sua proprietà e trattando le forze politiche attive del paese come se fossero suoi peones. Forze politiche che ed è importante rimarcarlo, contano con il 90% dei deputati e che nelle ultime amministrative hanno vinto 144 dei 152 comuni esistenti in Nicaragua.

Una politica, quella di Bolaños, che ha seguito passo a passo le direttive che venivano da Washington e dagli organismi finanziari internazionali, circondandosi di ministri e collaboratori che sono la principale espressione della "oligarchia" nazionale, con una netta presenza molto più conservatrice che liberale.

Quindi, da una parte il ricco, conservatore, filo nordamericano e oligarca Bolaños, con la sua struttura e la sua convinzione di essere padre-padrone del paese e dall’altra il fenomeno del caudillismo, con figure come Daniel Ortega e Arnoldo Alemàn che comunque vengono dal basso (questo non vuol dire che ora siano poveri...), che sanno come muovere le leve che toccano la gente più umile (e che in Nicaragua vuol dire il 75 per cento della popolazione), che hanno sempre governato e si sono relazionati con la gente perché è da lì che provengono e che hanno percorso non so quante volte il paese, andando a visitare i posti più reconditi del Nicaragua.

Bolaños, separandosi immediatamente da Alemàn per non essere accostato a livello nazionale e soprattutto internazionale con uno dei personaggi più corrotti della storia (e di cui comunque ne era stato il vicepresidente, godendo di non pochi privilegi che arrivavano dalla corruzione stessa...) ha inizialmente stretto accordi con il Frente Sandinista, grazie al quale è riuscito a togliere l’immunità parlamentare all’ex presidente liberale, successivamente condannato a 20 anni, ma nel momento di consolidare un lavoro più profondo, ha nuovamente seguito le indicazioni di Washington voltando le spalle ai sandinisti in modo brusco e offensivo.
In questo modo Bolaños non ha fatto altro che far riaffiorare le differenze e permettere un riavvicinamento tra i due partiti maggiori, restando solo con il disperato bisogno di cercare appoggio fuori dal Nicaragua.

Indipendentemente dall’operato concreto dei due partiti e delle loro cupole politiche, in Nicaragua è oggi in atto uno scontro che ha anche molti risvolti di "status sociale" che, anche se in Nicaragua è difficile da definire, lo si può interpretare come oligarchia tradizionale e settori che si sono arricchiti, ma di estrazione popolare e questo include anche le massime cariche della Chiesa cattolica.

Il rovinoso tentativo di sponsorizzare un nuovo partito (la APRE) che portasse via voti e legittimità a Fsln e Plc, non ha fatto altro che accelerare i tempi per un nuovo Patto tra i due partiti maggiori, che hanno ora messo il presidente contro la parete, accusandolo anche, attraverso una risoluzione della Contralorìa General de la Republica, di aver utilizzato fondi sospetti durante la sua campagna elettorale del 2001.

Bolaños, alla fine, non ha potuto far altro che cercare rifugio e appoggio alla classe imprenditrice locale (che comunque alla fine si schiera sempre con il vincente e tende a non immischiarsi troppo nella politica) e soprattutto, all’estero.

L’ultima risoluzione della Corte Centroamericana de Justicia è un chiaro esempio dell’ingerenza statunitense negli affari interni e all’interno della Organizzazione degli Stati Americani (OEA) (se è in grado di iniziare una guerra di aggressione in Irak contro il parere della ONU, credete forse che non abbia gli strumenti per muovere le leve giuste per avere una maggioranza nella OEA per delegittimare la Asamblea Nacional nicaraguense?).

Quello che è ora da capire è fino a dove Bolaños e gli Stati Uniti saranno disposti a spingersi.

La necessità di un dialogo

Tutta questa situazione, che si aggiunge a tematiche scottanti come la futura approvazione del Trattato di libero commercio tra Stati Uniti, Centroamerica e Repubblica Dominicana (CAFTA), il bilanciamento ragionato delle forze armate in Centroamerica, il Plan Puebla Panama, l’approvazione dell’Area de Libre Comercio de las Americas (ALCA), i continui successi di forze democratiche di sinistra in America Latina, la vittoria elettorale del Frente Sandinista nelle elezioni amministrative e la vicinanza con le elezioni presidenziali del 2006, fa sì che gli Stati Uniti stiano puntando sempre di più l’occhio sul futuro del Nicaragua.

Durante l’ultima visita del burocrate Dan Fisk, Sottosegretario di Stato per gli Affari dell’Emisfero Occidentale, è ormai risaputo che è stata fatta un’offerta ad Alemàn per una sua liberazione, ma solo dopo il 2006. In cambio avrebbe dovuto evitare qualsiasi trattativa con il Fsln e ritornare ad appoggiare il governo Bolaños. La risposta è stato un secco no.

Gli Stati Uniti sono enormemente preoccupati e sicuramente non risparmieranno nessun tentativo per destabilizzare la situazione in Nicaragua e nei prossimi giorni è previsto il ritorno di Fisk e dell’ex ambasciatore statunitense in Nicaragua, Oliver Garza. L’obiettivo sarà chiaramente di trattare con l’ex presidente Alemàn affinché abbandoni l’alleanza con il Fsln per riavvicinarsi al governo. saranno però pronti ad accogliere le richieste di Alemàn, prima di tutto la sua completa liberazione?

Questo 2005 inizia quindi con una tensione enorme, in cui Bolaños sembra voler continuare con la stessa linea strategica, con la stessa politica e con la stessa fantasia di poter risolvere i problemi drammatici del paese a colpi di Trattati, privatizzazioni (non ultima quella dell’acqua a cui i movimenti della società civile si stanno opponendo in modo significativo), Zone Franche e svendita del territorio al miglior offerente.

E’ quindi sempre più necessario un dialogo tra Potere Esecutivo e quello Legislativo ma, stando così le cose, sembra difficile che possa davvero iniziare o almeno fino a quando il presidente Bolaños e i suoi pessimi collaboratori e consiglieri non si renderanno conto che stanno sbattendo contro un muro di gomma e che a poco o nulla potrà servire l’appoggio internazionale che disperatamente stanno cercando.
Da tutto questa confusione, il partito che maggiormente ne sta traendo vantaggio è il Frente Sandinista.

Consapevole delle difficoltà di poter vincere un’elezione presidenziale - e qui si potrebbe aprire una intero capitolo a parte sul perché - il Fsln è chiaro che ormai tende a un rafforzamento sostanziale dei poteri della Asamblea Nacional dove è sicuro di poter ottenere un grosso numero di deputati che impediranno qualsiasi cambiamento alla Costituzione.

Con le riforme costituzionali e le nuove leggi approvate, il futuro presidente sarà in ogni caso una figura con meno poteri e con meno capacità di potere decidere le sorti del paese. Dal 2006 in avanti sarà molto più importante avere una buona rappresentazione parlamentare che vincere le elezioni presidenziali.

Il Frente Sandinista ha saputo sapientemente aspettare il momento giusto e lavorare per la rottura all’interno della destra nicaraguense, approfittando delle contraddizioni tra il settore legato all’arnoldismo e quello favorevole a Bolaños.
Ha saputo anche utilizzare la condanna di Alemàn come elemento di pressione sui due settori del liberalismo con un atteggiamento però molto spesso fin troppo pragmatico.

Se è certo che una figura corrotta come quella di Alemàn continua ad essere il vero padre padrone del Plc, è anche vero che il Fsln non ha smesso un solo momento di dialogare con lui e ciò gli ha attirato molte critiche da parte della società civile nicaraguense e anche di alcuni settori del sandinismo che si sono allontanati dal partito anche per questo tipo di politiche.

Una strategia di questo tipo, pur accettabile dal punto di vista politico (come fu duro da ingoiare negli anni 80 il dialogo con la Contra che portò alla fine della guerra in Nicaragua) lascia grossi strascichi che a lungo andare potrebbero compromettere la stessa immagine del partito rojinegro.

Questo tipo di cose, come si diceva in precedenza, stanno infiammando il governo nordamericano che vedono con orrore il fatto che il FSLN ha vinto le ultime elezioni ed ora presiederanno la Direttiva dell’Asamblea Nacional.

Quale beneficio per la gente?

Come tutto questo panorama potrà beneficiare o meno la gente è difficile da dirsi.
Nell’ultimo anno c’è sicuramente stato un risorgere dell’iniziativa di vari settori della popolazione che non accettano le politiche di questo governo sfacciatamente puntate a favorire l’investimento straniero, completamente ripiegate ai voleri degli organismi finanziari internazionali e che puntano all’abbandono dell’economia tradizionale locale. La gente ha fame e non ha più la possibilità di produrre nemmeno gli alimenti essenziali per l’abbandono in cui questo governo ha lasciato la piccola e media impresa, le cooperative e la gente, che ora è costretta ad emigrare in cerca di lavoro o buttarsi in qualche Zona franca dove costantemente si violano i loro diritti come persone e come lavoratori/trici.

Pur con una certa difficoltà nel coinvolgimento della gente, i movimenti legati a ong, sindacati, alleanze, associazioni, hanno intrapreso battaglie molto forti per gli aumenti salariali, il rispetto dei diritti lavorativi e sindacali, la non privatizzazione dei servizi basici, la lotta al carovita.

Movimenti molto spesso lontani dai partiti e che non credono più al Partito come avanguardia delle proprie lotte, cosa che però a volte è scivolata verso una logica "a priori" più per difendere la propria autonomia e indipendenza che per vere differenze ideologiche.

Le ultime elezioni amministrative hanno però dimostrato che il Frente Sandinista mantiene una buonissima accettazione all’interno del paese e che, nonostante le critiche dovute molto spesso ad una politica più che altro svolta in Parlamento e molto meno nei barrios, negli asentamientos, tra le montagne e in campagna, ha dimostrato che di fronte ai disastri provocati dalle destre il Fsln resta ancora un’opzione valida, magari non per vincere le presidenziali, ma sì per restare la forza più importante del paese.

La capacità di proiettare l’immagine del partito attraverso l’ottimo lavoro svolto dai propri sindaci è stato un elemento fondamentale per la vittoria elettorale nelle amministrative del 2004.

Alcune situazioni molto difficili come le condizioni dei lavoratori/trici della Zona Franca e l’intera problematica che riguarda questo settore, le condizioni di povertà in cui versa circa il 75 % della popolazione che vive con 2 dollari o meno al giorno, il dramma dell’analfabetismo, della mortalità materno-infantile, la crisi del "campo" e l’abbandono in cui sono stati lasciati i contadini, la crisi dell’economia
dell’esportazione, l’aumento costante dei prodotti basici e delle tariffe dei servizi essenziali, sono però le cose in cui non si vede l’apporto decisivo dei partiti.

Alcune delle nuove leggi approvate nel mese di dicembre scorso hanno l’obiettivo di intervenire su alcune di queste situazioni, ma sembrano davvero poca cosa di fronte al disastro in cui si dibatte il paese e la maggioranza della popolazione.
Ma per risollevare, almeno un po’, questa situazione c’è bisogno di ben altro e in questo momento è necessario che le tre forze in lotta (Esecutivo, Plc e Fsln) si ritrovino per affrontare la forma migliore per proseguire questi due anni che mancano alla fine del periodo presidenziale, ognuno proponendo ma essendo anche disposti a cedere qualcosa. Dietro l’angolo del 2005 si affacciano già decisioni che condizioneranno il futuro prossimo del paese.

Anno pre elettorale

Non sono ancora finiti gli echi delle ultime elezioni municipali che hanno visto la netta vittoria del Frente Sandinista, diventato per altro la prima forza del paese, che già si sentono i primi rumori delle prossime elezioni presidenziali previste in novembre del 2006.

All’interno dei partiti sono già iniziate le dispute per le candidature del 2006.
Il Frente Sandinista è scosso dall’immagine del sindaco di Managua uscente, Herty Lewites.

La sua figura molto pragmatica e legata al settore dell’imprenditoria sandinista ha saputo rispettare a pieno le promesse elettorali ed ha effettivamente svolto un mandato privo di conflitti e a favore di tutta la popolazione indipendentemente del colore politico.

Da questa ottima esperienza di sindaco ne esce molto rafforzato con un indice di gradimento molto più alto di quello che aveva all’inizio del suo mandato nel 2000.
La sua decisone di correre per la precandidatura alla Presidenza della Repubblica nelle elezioni primarie del Fsln ha messo in subbuglio l’ambiente sandinista e soprattutto la ormai quasi certa ennesima candidatura di Daniel Ortega per il 2006.

Herty Lewites potrebbe essere un candidato che spezzi ulteriormente la destra in quanto potrebbe attirare parte del voto incerto e che, alla fine, tende a spostarsi sempre verso un’opzione antisandinista.

Da parte del FSLN sono già stati molti gli attacchi alla sua figura, giocando sul fatto che nel 1995 Lewites si era distanziato dal partito, senza però lasciarlo ufficialmente come era successo con Sergio Ramirez e i membri del partito che poi formarono il Movimiento de Renovaciòn Sandinista (MRS), e si era presentato nel 1996 come candidato a sindaco per un movimento da lui fondato (Movimento Sol). Basandosi su questo dato, il Fsln ha già annunciato che Lewites non potrà presentarsi alle Elezioni Primarie per il Fsln in quanto lo statuto prevede che i candidati alle elezioni primarie per la presidenza della repubblica devono essere militanti con un’affiliazione ininterrotta.

Quella che però sembra essere una scusa, nasconde il timore che Lewites potrebbe davvero mettere in discussione la candidatura di Ortega ed anche il fatto che la "cupola" del partito lo considera un uomo molto aperto al compromesso e alle alleanze e quindi poco affidabile, che potrebbe, una volta presidente, creare gli stessi problemi che Bolaños ha creato al Plc.

Probabilmente per il Frente Sandinista è molto più comodo avere un Presidente della Repubblica di un partito avversario, obbligato a trattare sempre con il Fsln per la folta presenza di deputati sandinisti in parlamento che sono frutto del voto sicuro che porta una candidatura di Daniel Ortega, che avere un Presidente del proprio partito con il quale si entrerebbe in contrasto come già accaduto durante l’amministrazione comunale di Managua. Questa ipotesi diventa ancora più reale dopo le riforme costituzionali in atto e le nuove leggi che, come detto, trasformano la Repubblica nicaraguense in un ibrido tra il presidenzialismo e la repubblica parlamentare.

All’interno del Plc è invece tutto ancora in fase embrionale. E’ certo che, almeno di grossi cambiamenti, il candidato sarà un fedelissimo di Alemàn che sicuramente non vorrà ripetere l’esperienza vissuta con "il traditore" Bolaños.

Sono già vari i nomi che si fanno, ma tutto verrà sicuramente deciso in base all’evolversi della situazione e all’avvicinarsi della campagna elettorale quando, ovviamente, finirà l’alleanza attuale con il FSLN e si comincerà di nuovo con le campagne violente antisandiniste. I nomi più quotati sono l’attuale Vicepresidente della Asamblea Nacional, Wilfredo Navarro, il vicepresidente della Repubblica, Josè Rizo, ma non ci sarebbe da stupirsi se lo stesso Alemàn ripresentasse la sua candidatura se dovesse essere assolto in appello.

Su questo punto sarà anche da vedere quale sarà l’intervento degli Stati Uniti.
Per una eventuale terza forza sono poche le possibilità. La APRE è stato un fiasco totale e attualmente si sta formando un movimento - Movimiento para Nicaragua - a cui partecipano varie personalità che si dicono indipendenti, ma che chiaramente sono legate a Bolaños e all’impresa privata. Troppo poco per pensare di mettere in difficoltà due partiti forte e organizzati come Plc e Fsln, anche se i mezzi d’informazione, in mano quasi totalmente all’oligarchia nazionale, gli stanno dando molto spazio e pubblicità.

In queste condizioni il Nicaragua si è affacciato a questo nuovo anno che si annuncia molto difficile e per il momento, molto più confuso del precedente.

Per chi volesse più informazioni può ora connettersi al nuovo sito di Radio La Primerisima ed ascoltare la radio dal vivo

Ore 7.30 (14.30 italiane) lunedì, mercoledì e venerdì "Causa y Efecto" con Julio Lòpez Campos (Programma di approfondimento su tematiche nazionali e internazionali)

Ore 8.30 (15.30 italiane) da lunedì a venerdì "Sabemos lo que decimos" con Omar Garcìa (programma d’informazione variata)

Ore 15.00 (22 italiane) da lunedì a venerdì "De Primera" con Azucena Castillo (Programma sugli ultimi avvenimenti)

Ore 22.00 (5 italiane) da lunedì a venerdì "Sin Frontera" con William Grisby (Programma di analisi politica e sociale)

www.radiolaprimerisima.com


Primo passo verso il dialogo

Un primo piccolo passo verso la ricomposizione della situazione politica nicaraguense è stato compiuto durante la giornata del 12 gennaio.

Il Presidente della Repubblica, Enrique Bolaños e il Segretario generale del Frente Sandinista, Daniel Ortega, si sono riuniti con la mediazione del Cardinale Miguel Obando y Bravo e il rappresentante della ONU in Nicaragua.

Dalla riunione è scaturito un primo accordo che verrà sottoposto oggi stesso al Partido Liberal Constitucionalista (PLC) per la sua approvazione e che traccia una prima bozza di quello che dovrà essere il dialogo nazionale.

Il documento, letto dal Segretario d’Informazione della Presidencia, Lindolfo Monjarrez, tocca i punti più salienti in discussione da mesi.

 I partiti maggioritari nel paese esprimeranno chiaramente che il Presidente Bolaños terminerà in forma piena il suo mandato presidenziale.

 le riforme costituzionali che stanno per essere approvate includeranno una discussione transitoria di rango costituzionale che determini che la loro approvazione sarà frutto di una decisione consensuata tra il Potere esecutivo e quello Legislativo. L’approvazione sarà successiva al consenso raggiunto tra i due poteri attraverso riunioni tra i rappresentanti della Asamblea Nacional e del Governo.

 Il dialogo nazionale includerà la discussione delle riforme costituzionali necessarie per la determinazione e perfezionamento di un sistema di governo che equilibri il peso dei Poteri Esecutivo e Legislativo, includendo la possibilità di implementare sistemi semi parlamentari o semi presidenziali.

 Il dialogo nazionale includerà l’effettiva creazione di occupazione, sicurezza alimentare, medicine a ospedali e Centros de Salud, garanzia che l’educazione e la sanità siano gratuite, garanzie per i diritti dei lavoratori con rispetto ai Trattati di libero commercio (TLC), creazione di un Fondo Statale per promuovere la produzione nazionale, un Banco de Fomento per la concessione di credito a interessi bassi e la creazione di un programma che diriga le risorse dell’iniziativa HIPC alla lotta contro la povertà (i fondi derivati dal condono del Debito Estero).

 Il dialogo nazionale includerà il tema del Bilancio Generale della Repubblica all’interno del quadro della stabilità macroeconomica.

 Il dialogo nazionale includerà temi istituzionali come: la professionalizzazione della Corte Suprema de Justicia, del Consejo Supremo Electoral e della Contralorìa General de la Republica attraverso un sistema d’incompatibilità dei loro membri e la selezione del personale. La riforma elettorale per avvicinare l’elettore all’eletto. Istituzionalizzazione della democrazia interna ai partiti. Legislazione sul finanziamento pubblico ai partiti e disposizione di spazi gratuiti sui mezzi di comunicazione.

 I delegati dei tre principali attori politici del paese, Fsln-Plc e Governo, decideranno quali temi di rango legale si includeranno nell’agenda del dialogo.
 L’insieme di tutti gli impiegati pubblici nominati dalla Asamblea Nacional nel rimanente periodo dell’attuale governo rispetterà il consenso dei tre principali attori politici del paese.

Inizia in questo modo una svolta che potrebbe essere decisiva non appena il Partido Liberal darà il proprio consenso.

All’interno dell’accordo vengono, bene o male, toccati i vari temi che premevano maggiormente alle tre parti in gioco. Ciò non vuole certo dire che verrà approvato tutto o che tutto è stato risolto, ma almeno è un inizio che dovrebbe portare un po’ di calma nel paese.

Il Frente Sandinista si è nuovamente messo alla testa di questa svolta, anticipando le mosse del governo stesso, ma soprattutto degli Stati Uniti che erano già pronti ad un incontro con l’ex presidente Arnoldo Alemàn per cercare la riunificazione della destra nicaraguense in funzione antisandinista.

Durante i brevi discorsi che sono seguiti alla lettura del documento, Daniel Ortega ha ricordato un passo di Rubèn Darìo in cui diceva "l’acciaio della guerra o l’ulivo della pace. In questa storica circostanza stiamo dicendo NO alla guerra e SI alla pace e vogliamo dire alla gente che siamo totalmente impegnati nella riconciliazione, con la pace che assicurerà tranquillità e la sicurezza a tutti i nicaraguensi"

Il presidente Bolaños ha detto che "questo è l’inizio del dialogo e spero che anche il Plc si unisca a questo appello. Non ci sono nè vincitori nè vinti in questo accordo, perché chi ci guadagna è solo la popolazione, e vince la possibilità di poter sconfiggere la povertà che il nostro vero nemico".