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Ormai si può morire a 9 mesi con un proiettile in testa

par comiromanord

Publie le venerdì 6 gennaio 2012 par comiromanord - Open-Publishing

Una cronista televisiva ha domandato ad alcuni connazionali cinesi che abitano a Torpignattara se conoscessero le vittime della rapina. La risposta è stata disarmante e respingente: “io no capire io no parlare bene italiano.. no no..”

Una bambina uccisa con un colpo in testa durante una rapina è un segnale pesante di minaccia per tutti coloro che hanno intenzione di fare resistenza o di opporsi al racket delle estorsioni. Non si tratta di quartieri “patologici” o di frange isolate di balordi. E’ l’intero tessuto sociale urbano che si sta frantumando, sfaldando e si sta trasformando in un nuovo “medioevo” del terzo millennio.

La criminalità organizzata e il suo sottobosco delinquenziale avanzano e prosperano nelle città per tre motivi: uno riguarda il disagio sociale, la povertà dilagante che spinge sempre più persone alla scelta disperata di farsi reclutare da certi giri periferici di “manovalanza” e di “lavori sporchi”. Giri collegati, attraverso invisibili e impenetrabili livelli gerarchici, alle grandi organizzazioni camorristiche e mafiose e alla loro industria della droga, del riciclaggio di danaro sporco, del racket commerciale e immobiliare.

Un secondo fattore che fa attecchire la microcriminalità è il terreno fertile dell’illegalità diffusa, della tendenza capillare ad ogni livello, sia istituzionale che individuale a non rispettare le regole, al “lassismo” e al “faidate”. Non si tenta nemmeno di fare “cordone sanitario” contro abusivismi che profanano il verde pubblico, non si boicottano esercizi commerciali in odore di mafia e di riciclaggio, si tende a declinare ogni attribuzione di responsabilità civica e a rifiutare il ruolo di cittadinanza attiva. Un ruolo che è fondamentale per ogni democrazia che si rispetti.

Una terza e forse più importante motivazione consiste nella progressiva atomizzazione delle comunità e dei quartieri favorita da una politica inadeguata, incapace e fraudolenta, da amministratori che, non solo non riescono o non vogliono tutelare la legalità, ma non si fanno catalizzatori di reti comunitarie solidali tra i cittadini. Al contrario, la politica locale continua a puntare, con i propri atti e deliberazioni, sul clientelismo, sulla propaganda e sul controllo di ogni iniziativa di aggregazione civica che viene solitamente vista come potenziale ostacolo all’esercizio discrezionale del proprio potere.

Per descrivere meglio l’evoluzione delle nostre comunità urbane vogliamo prendere in prestito le seguenti parole di ….LEGGI TUTTO su:
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