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RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE ITALIANE DALL’IRAQ!

Publie le venerdì 9 aprile 2004 par Open-Publishing

Ormai in Iraq è in atto una vera e propria insurrezione generalizzata contro
le truppe occupanti USA, inglesi, italiane, spagnole, polacche,.

Da Baghdad a Falluja, da Nassiriya a Bassra, da Najaf a Karbala, da Kut a
Kirkuk, i morti tra i civili sono diverse centinaia, decine tra i militari;
gli USA hanno ripreso i bombardamenti, non risparmiando neppure le moschee.

A Nassirija le truppe italiane -i pacificatori come li chiama Gianfranco
Fini- hanno ucciso, in un’operazione di ordine pubblico comandata dagli USA,
15 persone, tra cui una donna e due bambini, raggiunti nella loro casa da
una cannonata.

Non ce n’era assolutamente bisogno, ma questa strage è l’enesima
dimostrazione di cosa Bush, Blair e Berlusconi intendono, quando parlano di
missione di pace, tesa a portare democrazia e sicurezza al popolo iraqeno.

Per chi ci credeva ancora, il mito degli italiani brava gente, dei "nostri"
soldati accolti come liberatori che portano soccorso alla popolazione
civile, va in mille pezzi.
Le truppe italiane, come tutte le altre, sono truppe d’occupazione; agiscono
in zona di guerra per difendere gli interessi in loco nello sfruttamento del
petrolio iraqeno da parte di aziende italiane come l’ENI.

Il governo Berlusconi -mentre esprime solidarietà ai bersaglieri italiani
lievemente feriti, ignorando in maniera sprezzantemente razzista i morti
iraqeni- ha cinicamente dichiarato che la missione continua.

Il triciclo del centrosinistra annaspa ed irresponsabilmente continua a
chiedere (forse memore della sua guera umanitaria in Jugoslavia condotta
sotto l’ombrello della NATO) l’intervento dell’ONU entro il 30 giugno,
mentre manca un’enormità di tempo a quella data e la situazione precipita di
ora in ora.

Ma quante morti dobbiamo ancora aspettare prima che si ponga fine alla
follia assassina e guerrafondaia di Bush e del suo servo sciocco Berlusconi?

Le truppe italiane vanno immediatamente ritirate, non devono restare in Iraq
neanche un altro minuto. Questa è la precisa volontà espressa ancora una
volta nell’enorme manifestaziione del 20 marzo a Roma dalla stragrande
maggioranza del popolo italiano.

Non possiamo essere complici di un’operazione militare coloniale che, dietro
una squallida retorica patriottarda, punta a ridisegnare in Iraq ed in tutto
il Medioriente nuovi assetti geopolitici in linea con la dottrina della
guerra permanente e preventiva di Bush, mentre espone la stessa Italia al
pericolo di attentati terroristici.

Gli Iraqeni hanno tutto il diritto di gestire da sé il proprio Paese.

Non era forse la maggioranza scita ad essere stata in passato orribilmente
perseguitata da Saddam Hussein? Non era soprattutto l’oppressione subita
dagli sciti che giustificava l’intervento dei liberatori angloamericani?

Ebbene si trattava di un pretesto, che, insieme alla panzana delle armi di
distruzione di massa, è servito da cavallo di Troia per giustificare la
guerra imperialista di Bush e c.

Ora che a tutti coloro che non fanno come gli struzzi appare sempre più
chiaro il carattere imperialista di questa guerra d’aggressione non resta un
minuto da perdere: l’unica cosa sensata da fare, per fermare questa spirale
di guerra e morte che rischia di insanguinare tutto il mondo, è ritirare
tutte le truppe di occupazione dal territorio iraqeno a cominciare da quelle
italiane.