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Report sul caso Di Pietro: perché proprio ora?
par Mirko P.
Publie le venerdì 2 novembre 2012 par Mirko P. - Open-Publishing3 commenti
Ritengo Report una trasmissione che fa ottime inchieste.
Spesso però, a parere personale, cerca di fornire soluzioni di destra. E’ il caso della recente trasmissione sulla Cassa Depositi e Prestiti. Ricordo una trasmissione sui Beni Culturali che secondo Report sarebbero da appiattire sul turismo e sulla mercificazione, anche privatistica (la cultura dovrebbe essere di tutti e senza scopo di lucro). Ricordo quando l’allora direttore de Il Manifesto, antecedente a Rangieri, fu preso in giro dalla Gabanelli in persona; disse grosso modo che non era normale che il direttore di un quotidiano prenda lo stesso stipendio dell’ultimo arrivato (1.500 euro), mica siamo in URSS!
Guardando la trasmissione in maniera critica però resta indubbio l’ottimo servizio di inchiesta che fornisce.
L’ultima puntata è stata incentrata sulle ruberie dei partiti (spero in una trasmissione sul fiscal compact un giorno) e uno degli obiettivi è stato niente di meno che Antonio Di Pietro, leader del IDV.
Che l’IDV sia un partito personale e che al suo interno ci siano dei guasti di gestione e di scelta della classe dirigente è non solo indubbio ma risaputo da sempre. Pur non sentendomi vicino alle posizioni di Di Pietro devo però chiedermi: perchè proprio ora?
Proprio ora che l’Idv è l’unico partito che sta facendo una opposizione parlamentare al governo Monti. Proprio ora che all’interno dell’Idv c’è una "guerra" tra la maggioranza capeggiata da Donadi, che spinge per un accordo con il PD e l’ala minoritaria (tra cui vi è lo stesso Di Pietro) che invece vorrebbe un’alleanza con altri partiti e movimenti di sinistra autonomi dal PD.
Inoltre Report è sempre risultata essere una trasmissione ben informata eppure buona parte delle sue critiche sono state già ampiamente dibattute e sconfessate quando, ad utilizzarle, furono i tirapiedi di Berlusconi.
Posto in conclusione un articolo di Travaglio che, come spesso accade, non condivido in toto ma che comunque offre alcuni chiarimenti sulle accuse rivolte all’ex magistrato. Continuo comunque a chiedermi il perché proprio ora?
Due o tre cose su Di Pietro
di Marco Travaglio
Come ciclicamente gli accade, da quando è un personaggio pubblico, cioè esattamente da vent’anni, Antonio Di Pietro viene dato per morto. Politicamente, s’intende. Gli capitò nel ’94, quando dovette dimettersi da pm per i ricatti della banda B. Poi nel ‘95, quando subì sei processi a Brescia per una trentina di capi d’imputazione (sempre prosciolto). Poi nel ‘96 quando si dimise da ministro per le calunnie sull’affaire Pacini Battaglia-D’Adamo. Poi nel 2001, quando la neonata Idv fu estromessa dal centrosinistra e per qualche decimale restò fuori dal Parlamento. Poi ancora quando il figlio Cristiano finì nei guai nell’inchiesta Romeo a Napoli; quando i suoi De Gregorio, Scilipoti e Razzi passarono a miglior partito; quando alcuni ex dipietristi rancorosi lo denunciarono per presunti abusi sui rimborsi elettorali e sull’acquisto di immobili; quando una campagna di stampa insinuò chissà quale retroscena su un invito a cena con alti ufficiali dell’Arma alla presenza di Contrada; quando le presunte rivelazioni dell’ex ambasciatore americano, ovviamente morto, misero in dubbio la correttezza di Mani Pulite. Ogni volta che finiva nella polvere, Di Pietro trovava il modo di rialzarsi.
Ora siamo all’ennesimo replay, con le indagini sui suoi uomini di punta nelle regioni Lazio, Emilia, Liguria, mentre il centrosinistra lo taglia fuori un’altra volta, Grillo fa man bassa nel suo elettorato più movimentista e Report ricicla le accuse degli “ex” sui rimborsi e sulle case. Si rimetterà in piedi anche stavolta, o il vento anti-partiti che soffia impetuoso nel Paese spazzerà via anche il suo?
Cominciamo da Report, programma benemerito da tutti apprezzato: domenica sera Di Pietro è apparso in difficoltà, davanti ai microfoni dell’inviata di Milena Gabanelli. Ma in difficoltà perché? Per scarsa abilità dialettica o perché avesse qualcosa da nascondere, magari di inedito e inconfessabile? A leggere (per noi, rileggere) le carte che l’altroieri ha messo a disposizione sul suo sito, si direbbe di no: decine di sentenze, penali e civili, hanno accertato che non un euro di finanziamento pubblico è mai entrato nelle tasche di Di Pietro o della sua famiglia. E nemmeno nelle case, che non sono le 56 che qualche testimone farlocco o vendicativo, già smentito dai giudici, ha voluto accreditare: oggi sono 7 o 8 fra la famiglia Di Pietro, la famiglia della moglie e i due figli. Quanto alla donazione Borletti, risale al 1995, quando Di Pietro era ancora magistrato in aspettativa e imputato a Brescia: fu un lascito personale a un personaggio che la nobildonna voleva sostenere nella speranza di un suo impegno in politica, non certo un finanziamento a un partito che ancora non esisteva (sarebbe nato tre anni dopo e si sarebbe presentato alle elezioni sei anni dopo, nel 2001, e l’ex pm lo registrò regolarmente alla Camera tra i suoi introiti).
Il resto è noto e arcinoto: all’inizio l’Italia dei Valori era un piccolo movimento “personale”, tutto incentrato sulla figura del suo leader, che lo gestiva con un’associazione omonima insieme a persone di sua strettissima fiducia. In un secondo momento cambiò lo statuto per dargli una gestione più collegiale. Decine di giudici hanno già accertato che fu tutto regolare, fatta salva qualche caduta di stile familistica e qualche commistione fra l’entourage del leader e il movimento. Di Pietro potrebbe anche fermarsi qui: se, in vent’anni di processi, spiate dei servizi segreti al soldo di chi sappiamo, campagne calunniose orchestrate da chi sappiamo che l’hanno vivisezionato e passato mille volte ai raggi X, riciccia fuori sempre la solita minestra, già giudicata infondata e diffamatoria da fior di sentenze, vuol dire che di errori ne ha commessi, ma tutti emendabili, perché il saldo finale rimane positivo.
Senza l’Idv non avremmo votato i referendum su nucleare e impunità; i girotondi e i movimenti di società civile non avrebbero avuto sponde nel Palazzo; in Parlamento sarebbe mancata qualunque opposizione all’indulto, agl’inciuci bicamerali e post-bicamerali, alle leggi vergogna di B. e anche a qualcuna di Monti; e certe Procure, come quella di Palermo impegnata nel processo sulla trattativa, sarebbero rimaste sole, o ancor più sole. Senza contare che Di Pietro non ha mai lottizzato la Rai e le Authority.
É vero, ha selezionato molto male una parte della sua classe dirigente (l’abbiamo sempre denunciato). Ma quando è finito sotto inchiesta si è sempre dimesso e, quando nei guai giudiziari è finito qualcuno dei suoi, l’ha cacciato. Ora la sorte dell’Idv, fra l’estinzione e il rilancio, è soltanto nelle sue mani. E non dipende dal numero di case di proprietà, ma da quel che farà di qui alle elezioni.
Siccome è ormai scontato che si voterà col Porcellum, dunque ancora una volta i segretari di partito nomineranno i propri parlamentari, apra subito i gazebo per le primarie non sulla leadership, ma sui candidati. E nomini un comitato di garanti con De Magistris, Li Gotti, Palomba, Pardi e altri esponenti dell’Idv o indipendenti al di sopra di ogni sospetto. Qualche errore sarà sempre possibile, ma almeno potrà dire di aver fatto tutto il possibile per sbarrare la strada a nuovi Scilipoti, Razzi e Maruccio.
Nel prossimo Parlamento, verosimilmente ingovernabile e dunque felicemente costretto all’inciucione sul Monti-bis, ci sarà un gran bisogno di oppositori seri, soprattutto sul tema della legalità. Se saranno soltanto i ragazzi di Grillo o anche gli uomini dell’Idv, dipende solo da lui.
Il Fatto Quotidiano, 31 Ottobre 2012
Messaggi
1. Report sul caso Di Pietro: perché proprio ora?, 3 novembre 2012, 12:27, di antonio
il perchè la Gabanelli o la direzione RAI abbiano mandato in onda ora l’attacco a DiPietro, non lo sappiamo. Sappiamo però, che lo stesso Di Pietro è da tempo che tenta di unirsi a Grillo.
1. Report sul caso Di Pietro: perché proprio ora?, 3 novembre 2012, 13:30, di K.
Francamente, sarei tentato di difendere Di Pietro.
Le "accuse" di Report sono esagerate ed imprecise, le presunte 57 proprietà sono in realtà meno di un quarto di questo numero ... ed il lascito della nobildonna è chiaramente del tutto personale a Di Pietro come persona, quando fu letto il testamento l’IdV ancora non esisteva, fu fondata 3 anni dopo ....
Insomma, l’impressione di una strumentale "killerata", stavolta non dei berluscones - difficile arruolare la Gabanelli tra questi - ma da parte del Pd è indubbiamente fortissima ...
Certo, innegabilmente, dalla storia, anche molto ridimensionata nei fatti ed anche certamente priva di alcun rilievo penale, esce fuori una logica "familista", tipica di un certo provincialismo meridionale, che sento del tutto estranea culturalmente ... ma non ci voleva certo la Gabanelli per sapere che Di Pietro non è "un compagno", tuttaltro, e che si trova storicamente schierato in un certo modo solo perchè dall’altra parte c’è stato per 20 anni il Berluska, per il quale l’ex pm ha peraltro ammesso di aver votato alla primissima uscita nell’aprile 1994 ...
Ma oggi tutto questo appare decisamente secondario rispetto all’evidente attacco strumentale e mirato all’unica opposizione parlamentare oggi, pur con mille limiti oggettivi, esistente ....
E rimane comunque il dato che Grillo ha ottime ragioni quando dice che Di Pietro sarebbe oggi un ottimo Presidente della Repubblica ....
Anche se indubbiamente, dopo Napolitano, essere meno peggio è decisamente molto facile ...
2. Report sul caso Di Pietro: perché proprio ora?, 4 novembre 2012, 09:37, di Mirko P
L’idea che Di Pietro si voglia unire a Grillo è stata pompata dai media per rappresentare Di Pietro (nelle loro intenzioni sia chiaro) come un antipolitico casinista.
Inoltre se questo attacco è stato ordito dal PD credo che debbano trovarsi un altro stratega. Le accuse a Di Pietro fanno perdere ulteriore credibilità a tutto il sistema partitico e quindi anche al PD.
Io credo che ci sia la volontà di creare il caos, caos che potrebbe essere risolto solo da un cambio repentino del sistema (a misura dei poteri forti). Sarà doloroso ma l’Europa e lo spread saranno contenti.
Io credo che è giunta l’ora di proporre una reale alternativa. Se il problema è la casta e non il sistema, tutto si risolve cambiando casta e modalità democratiche. Siccome questo cambiamento lo stanno dirigendo i poteri forti, io un poco lo temo