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Repressione sindacale nella Parmalat Nicaragua
Publie le domenica 19 settembre 2004 par Open-Publishing
di Giorgio Trucchi Managua
E’ senza fine la querelle della Parmalat Nicaragua. Dopo gli ultimi avvenimenti
che hanno visto il commissariamento dell’impresa italiana in Nicaragua a seguito
di un debito di oltre 5 milioni di dollari che si contendono il gruppo finanziario
Lafise e l’ex banchiere Haroldo Montealegre, il Commissario Straordinario nominato
dal governo italiano Enrico Bondi, é riuscito a far imporre la nomina a Commissario
della Parmalat Nicaragua di Vincenzo Borgogna che a partire da settembre ha ripreso in mano le sorti traballanti della multinazionale italiana. Sorge ora un nuovo
problema che é quello della libertà sindacale all’interno dell’impresa, che tra
l’altro é garantito dalla Costituzione del Nicaragua e dal Codice del Lavoro.
Come racconta Marcial Cabrera, dirigente del settore alimentare della Centrale Sindacale "CST - José Benito Escobar" e rappresentante della Uniòn Internacional de Trabajadores de la Alimentaciòn y la Agricultura (UITA) per l’America Centrale, "all’interno della Parmalat non c’é mai stato spazio per conformare un consiglio di fabbrica. Il primo tentativo l’abbiamo fatto nel 1999 poco dopo che la Parmalat assorbisse l’impresa nazionale La Perfecta. La nostra intenzione era di proteggere i lavoratori dato che sappiamo benissimo come lavorano le multinazionali e come vengono limitati i loro diritti umani, lavorativi e i benefici sociali. Riuscimmo a riunire circa 50 lavoratori, ma il gerente generale in quel tempo, il signor Aldo Camorani, si accorse di quanto stava accadendo e ci furono vari licenziamenti, cosa che generò molta paura tra i lavoratori e quindi non si riuscì a creare la struttura sindacale interna all’impresa.
Continuammo a fare riunioni clandestine con un gruppo di lavoratori, ma senza la possibilità di andare oltre per il timore di perdere il posto di lavoro.
Con la crisi a livello mondiale del Gruppo Parmalat anche l’impresa in Nicaragua cominciò ad avere problemi e si trovò sull’orlo del baratro per i debiti contratti da Camorani con alcune banche e per l’invio di 5 milioni di dollari in Italia su richiesta dello stesso Callisto Tanzi.
Durante questo periodo la Parmalat Nicaragua licenziò circa 300 lavoratori dei 900 presenti e cominciò ad avere problemi nelle sue attività che fino a quel momento erano molto redditizie (raccoglieva circa il 80% della produzione di latte nazionale, godendo in pratica di un monopolio nel settore).
Da quel momento per i lavoratori é cominciata ad esistere una seria instabilità lavorativa che si é poi aggravata negli ultimi mesi con il conflitto tra i due banchieri, Haroldo Montealegre e Roberto Zamora del Gruppo Lafise/Bancentro, che si contendono il credito di oltre 5 milioni di dollari che vantano sulla Parmalat Nicaragua. A partire da settembre la gestione della Parmalat é tornata in mano a personale italiano, ma l’impresa rimane ancora commissariata e con problemi di produzione e di capacità di pagamento nei confronti dei produttori di materia prima. Negli ultimi giorni girano già voci secondo le quali la Parmalat sarebbe in vendita e i compratori sarebbe i produttori di latte con il fondamentale appoggio economico della Nestlé, altro gigante che ha più volte dimostrato il suo comportamento anti sindacale".
"Di fronte alla grande instabilità che si era creata", continua Cabrera, "il 4 settembre di quest’anno circa 80 lavoratori hanno deciso di riunirsi in assemblea e di formare un consiglio di fabbrica chiamato "Armando Llanes".
La reazione dell’impresa non si é però fatta attendere e in modo inspiegabile, visto che la riunione era stata clandestina, il giorno 6 e 7 di settembre la responsabile delle Risorse Umane della Parmalat ha licenziato in tronco il Segretario Generale Luis Manuel Mejìa Gòmez, il Segretario di Organizzazione Carlos Sanarrucia e uno dei firmanti della nuova organizzazione sindacale, Horacio Ramòn Payàn. Il nuovo Commissario Straordinario Vincenzo Borgogna ha approvato il licenziamento giustificandolo con il fatto che in questo momento di crisi non ci si può organizzare sindacalmente.
Come Centrale sindacale il giorno 8 settembre abbiamo immediatamente presentato tutti i documenti al Ministero del Lavoro per il riconoscimento del consiglio di fabbrica che, comunque, la legge proteggeva già dal momento in cui l’assemblea aveva votato la sua conformazione. All’interno del ministero abbiamo subito trovato molta resistenza e hanno presentato una serie di cavilli legali per ritardare i tempi della legalizzazione. Questo dimostra come anche lo stesso governo del Nicaragua abbia un’attitudine anti sindacale, cosa che sta provocando ulteriori timori e paure tra i lavoratori.
I primi passi che stiamo muovendo sono nell’ottica di far legalizzare la struttura sindacale e chiedere l’immediato reintegro nel posto di lavoro delle persone ingiustamente licenziate.
E’ nostra intenzione riunirci con il sig. Vincenzo Borgogna e con l’Ambasciatore italiano in Nicaragua per poter parlare della situazione e per raggiungere un accordo.
In questo momento non é nostra intenzione presentare una proposta di Contratto Collettivo per i lavoratori Parmalat, ma di creare la struttura sindacale interna e di garantire la stabilità lavorativa per i lavoratori.
A livello nazionale abbiamo già diffuso le informazioni su quanto sta accadendo e a livello internazionale é stata lanciata una campagna con l’appoggio della UITA (vedere per maggior informazioni, articoli e per mandare la lettera di protesta alla Parmalat Nicaragua il sito www.rel-uita.org ) affinché si mandino lettere di protesta alla Parmalat.
E’ inoltre importante che dall’Italia si formi un movimento di protesta che faccia pressioni sulla Parmalat affinché si rispettino i diritti sindacali delle persone qui in Nicaragua.
E’ vergognoso che imprese di paesi in cui si parla tanto di democrazia vengano in questi paesi, come il Nicaragua, con pratiche antidemocratiche. Qui il diritto alla democrazia l’hanno solo i gruppi di potere mentre i lavoratori, quando la vogliono esercitare, vengono licenziati per un diritto, quello sindacale, che é garantito dalla Costituzione".
Nei prossimi giorni la CST-JBE emetterà un comunicato di denuncia che servirà come documento per lanciare una campagna di appoggio in Italia ai lavoratori della Parmalat Nicaragua che vengono licenziati, intimiditi ed ai quali viene impedito il libero esercizio dei propri diritti.