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Rivoluzione: prossima fermata.

par Antonio Recanatini

Publie le domenica 10 febbraio 2013 par Antonio Recanatini - Open-Publishing

Questa campagna elettorale, suggellata da patti siglati sottobanco e, nello stesso, medesimo istante, negati all’opinione pubblica, di giuramenti e promesse elaborate, disquisizioni banali, burattini manovrati a distanza, uomini senza senso e fuori di testa; finalmente, sta per concludersi.
Abbiamo coronato il sogno della cultura non-sense, subordinata a fattori che rilevano una sovrabbondanza di concetti e interessi lontani anni luce dai bisogni popolari, un coinvolgimento assoluto delle lobby finanziarie, concetti snaturati da ideali impregnati e consumati dal capitalismo.
Non sono cambiati i volti, i mutamenti genetici non hanno avuto presa su personaggi colorati dalla penombra del piccolo schermo, un gioco d’azzardo modellato ad arte, un paradosso essenziale costruito sulle macerie di un passato glorioso, tra parentesi: La Resistenza.
È di moda la stravaganza di una sapienza preordinata, atta a dipingere renzi come Gramsci, eppure non basterebbe la fantasia per questo, ci vorrebbero almeno due bottiglie di rum e qualche cicchetto nei bar lussuosi del centro.
La stagione dell’incapacità e dell’inettitudine ha divorato le passioni, un metodo antico per ridurre gli italiani ad una sorta di volatili posati su trespoli rinsecchiti, tanto da far sembrare ovvia la preferenza per le tette della minetti.
La terra spalmata sulle rughe stirate del nano è l’alchimia che conquista e prima che il gioco e la falsificazione diventino evidenti, l’ipnosi raggiunge avversari e camerati; a qualcuno verrebbe da dire Povera Italia.
Purtroppo siamo ancora troppo distanti dalla consapevolezza.
Fino a quando le rivolte saranno isolate prevarrà la repressione, fino a quando saremo ostaggi dei mass media la coscienza rimarrà un contorno sbiadito, la rabbia un valore assopito. Fino a quando l’odore degli uomini sarà coperto da profumi, la fragranza dell’indignato verrà confusa con il termine terrorismo.
L’italiano è succube della dolce vita, non dai tempi di Fellini, ma dal tempo dei romani, riadattiamo i costumi e ci modelliamo per la circostanza, al punto da definire partito di sinistra il Pd e senza far torto a nessuno, il Pdl partito di destra, monti come tecnico-politico, tra parentesi masso d’alto grado.
Gli imbonitori stanno smontando le tende, i giornalisti chiudono i plagiati microfoni, la tempesta annunciata è rinviata, domani è un altro giorno, l’Italia torna a votare senza illusioni e speranze, questa è la tragedia!