Home > SALLUSTI CONDANNATO? E QUINDI?

SALLUSTI CONDANNATO? E QUINDI?

par Antonio Recanatini

Publie le mercoledì 24 ottobre 2012 par Antonio Recanatini - Open-Publishing

Sono giorni in cui si copre di sconcerto l’ordine dei giornalisti, indaffarati sul caso di uomo inutile come Sallusti, ne gode la sua fama di falso intellettuale prestato alla carta stampata, unico modo per definire il Giornale dove egli stesso è direttore, certo in un paese di stolti i mediocri sovrastano. Alla fine, dopo 5 anni, Sallusti è ...
stato condannato a 14 mesi, pena, logicamente, sospesa, non era tra i diffidati, pensate un po’!
Pensate che mentre la Cassazione studiava il caso, si accendevano i riflettori del dissenso, scambiando la falsità come libertà di stampa; questo perché nei periodi in cui soggiornano il perbenismo e l’ignoranza, la morale diventa un contorno a cui poter rinunciare. -. Per prima cosa la falsità della notizia contenuta nell’articolo del 18 febbraio 2007 dal titolo "Costretta ad abortire da genitori e giudici". In una nota firmata dal consigliere Raffaele Botta, la Suprema Corte ritiene che «è opportuno precisare» aspetti del caso Sallusti «non esattamente evidenziati dalla stampa nei giorni scorsi». Per prima cosa la falsità della notizia contenuta nell’articolo del 18 febbraio 2007 dal titolo "Costretta ad abortire da genitori e giudici". Botta spiega che la notizia era «falsa (la giovane non era stata affatto costretta ad abortire, risalendo ciò ad una sua autonoma decisione, e l’intervento del giudice si era reso necessario solo perché, presente il consenso della mamma, mancava il consenso del padre della ragazza, la quale non aveva buoni rapporti con il genitore e non aveva inteso comunicare a quest’ultimo la decisione presa)».- Poche parole per definire la realtà, la pura e semplice verità, un gioco, anzi un giocattolo per il quale sognatori, scrittori ed altri giornalisti di tutt’altro stampo hanno dato la vita.
La verità diventa un giocattolo, un sogno ambito anche quando mentire sarebbe impossibile, Sallusti è stato condannato per aver raccontano una favola differente dalla realtà, un vero e proprio colpo alla libertà di stampa, un lusso, che i giornalisti di questo tempo confondono con la falsità.
Insabbiare è un arte, una credenza popolare, un rito pagano che sopravvive nell’idiozia di un popolo alla ricerca estrema di giustizia, confusa con le vendette personali. La condanna a 14 mesi di reclusione
Quando un direttore cambia le carte in tavola o trucca il mazzo è sempre un mentitore o un falso, perché non dover processare e condannare un simile atto? Perché in questo paese il permissivismo passa attraverso l’insabbiamento delle prove e, voltate la facce alla verità, si ritorna sempre quelli di prima, tanto ci si abitua ad ascoltare la menzogna, del resto siamo topi che aspirano a diventare immuni a certi veleni.
Qui non è in gioco la libertà di stampa, ma la libertà di mentire attraverso giornali e tv; certo la bugia di sallusti non è da comparare a quella di Minzolini che decanta un Berlusconi assolto, invece di prescritto.
Ma quel che è drammatico vedere in volto, per carità mette sempre un po’ di soggezione vedere le sue foto o constatare le sue presenze in tv, quasi stizzito e offeso di questo mediocre; siamo condannati ad interessarci agli idioti.
Di sicuro fa più notizia se si racconta che una gallina ammazza un cane o un pecora sbrana un lupo, come si dice -tutti avima campa’-, ma quando si tratta di pagare con la giustizia, le varie lobby o albi di categoria voltano le spalle, puntano i piedi.
Non facciamoci ingannare dalle parola censura o bavaglio, esse hanno ben altro valore e quando vengono innalzate per difendere buona parte dei giornalisti e giornali made in Italy, tutto, ma proprio tutto, diventa una farsa.
Succede tutto nel periodo in cui, senza dirlo a nessuno, il ministero degli Interni italiano ha ottenuto dai vertici di Facebook, le chiavi per entrare nei profili degli utenti anche senza mandato della magistratura. Una violazione della privacy che farà molto discutere.
Come vedete si cercano reati tra blog e profili, i reati alla luce del giorno possono passare in secondo piano, l’informazione non è più un diritto da tempo, ma far passare la stupidità di un direttore come scelta editoriale mi sembra eccessivo, anche quando si parla di certi giornali.
Si evince sempre, come fosse un morbo congenito, una predisposizione al cercare confusione, ad imprimere furore, scalpore e sconcerto con delle semplici parole che raccontano storielle da mettere dopo il tg.
Scrivere sulle grandi manovra della bce, federal reserve, siria, le ultime bombe israeliane sulla Palestina, la iniqua ripartizione della ricchezza nell’intero pianeta, studiare e analizzare modi per non sprecare acqua, cibo e risorse, interessarsi notte giorno alla disoccupazione, raccogliere il malcontento del cittadino non fa scalpore.
Basta garantire l’impunità con l’ignoranza, un giorno ci faranno credere che quel che vediamo non è disperazione ma emigrazione clandestina.