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Saddam può chiamare la CIA in sua difesa

Publie le lunedì 12 luglio 2004 par Open-Publishing
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di Sanjay Suri

Uno dei capi d’accusa del processo contro Saddam Hussein è l’uso di agenti chimici nel massacro di Halabja in cui morirono migliaia di curdi. Saddam assicura di essere venuto a conoscenza del massacro dai giornali. Nessuno gli ha creduto. Ora, però, c’è una testimonianza a suo favore che potrebbe cambiare il corso del processo: viene addirittura da un ufficiale della CIA.

Le prove fornite da un importante uomo della CIA possono confermare la testimonianza fornita da Saddam Hussein all’apertura del processo svoltosi giovedì a Baghdad, nella quale egli ha assicurato di essere venuto a conoscenza del massacro di Halabja soltanto dai giornali.

A quanto riferito, sono migliaia i curdi iracheni morti nel massacro chimico avvenuto nel marzo 1988 ad Halabja, nel nord dell’Iraq, e nella guerra durata otto anni tra Iraq e Iran. L’uso di armi chimiche nel massacro dei curdi è stato per lungo tempo attribuito ad Ali Hassan al-Majid, soprannominato in occidente ’Ali il chimico’ per il suo coinvolgimento nella faccenda. Saddam Hussein è fortemente sospettato di aver ordinato ad Ali di compiere il "massacro chimico".

Il massacro di Halabja è uno dei più forti capi d’accusa mossi contro Saddam dal tribunale di Baghdad. Quando l’accusa è stata formulata, Saddam ha replicato dicendo di aver letto del massacro su un giornale. Saddam ha smentito fin da subito le accuse in questione. Ma ora, con il processo in corso, può chiamare in causa un testimone in sua difesa e far cadere l’accusa, creando uno dei maggiori disastri diplomatici che gli Stati Uniti abbiano mai conosciuto.

Un rapporto preparato dai vertici ufficiali della CIA afferma che Saddam Hussein non è responsabile del massacro, indicandolo piuttosto come un gesto a opera degli Iraniani. Inoltre, l’indagine Scott sul ruolo del governo Britannico ha raccolto le prove secondo le quali, dopo il massacro, gli Stati Uniti avrebbero di fatto dotato Saddam Hussein di armi chimiche per combattere gli iraniani.
In pochi credono che realmente un uomo della CIA possa presenziare a un’udienza al tribunale di Baghdad in difesa di Saddam. Ma in questo caso il pezzo grosso della CIA ha reso pubbliche le prove di cui è in possesso e che sono state diffuse per più di un anno.

L’ufficiale della CIA Stephen C. Pelletiere era il senior analista in Iraq durante la guerra Iran-Iraq. Come docente all’ Army War College dal 1988 al 2000, ha detto di essere al corrente di gran parte del materiale segreto che circolava verso il Golfo Persico passando per Washington .
Inoltre, ha dichiarato di aver capeggiato, nel 1991, un’indagine militare nell’ambito della quale gli Iracheni avrebbero combattuto una guerra contro gli Stati Uniti, e la versione segreta della relazione avrebbe spiegato nel dettaglio il caso di Halabja.
Pelletiere ha reso nota l’informazione il 31 Gennaio scorso in un lungo editoriale sul New York Times dal titolo ’Un crimine di guerra o un atto di guerra?’ L’articolo, che metteva in discussione una delle principali accuse di questa guerra, riportava una citazione del presidente George W. Bush che diceva: "Il dittatore che ha radunato le più pericolose armi del mondo le ha anche utilizzate su interi villaggi, uccidendo migliaia di suoi stessi cittadini morti o lasciandoli ciechi o sfigurati".

Pelletiere ha dichiarato che la Defence Intelligence Agency statunitense svolse delle indagini e elaborò un rapporto segreto sul massacro chimico di Halabja, che circolò all’interno dell’intelligence community. "Quello studio affermava che era stato il gas iraniano ad aver ucciso i Curdi, non quello iracheno", ha scritto sul New York Times.
"L’agenzia ha scoperto che entrambe le fazioni in guerra avevano fatto uso di armi chimiche le une contro le altre durante la battaglia di Halabja", ha dichiarato Pelletiere. "Le condizioni dei cadaveri dei Curdi presentavano però caratteristiche tali da far supporre che il gas letale fosse un coagulante del sangue - cioè un gas a base di cianuro - che l’Iran era solito utilizzare. "Gli Iracheni, sospettati di aver utilizzato gas nervino durante la battaglia, non erano in possesso di gas coagulanti all’epoca".

Pelletiere ha scritto che questi fatti "sono stati a lungo di dominio pubblico ma, in modo del tutto straordinario, come spesso ricordato nell’ambito del caso Halabja, raramente menzionati."
Pelletiere ha anche scritto che Saddam Hussein ha molto da rispondere in tema di violazione dei diritti umani. "Ma accusarlo di aver gasato i suoi stessi concittadini ad Halabja compiendo un vero e proprio genocidio non è corretto, perché a mano a mano che si ottengono nuove informazioni si scopre che tutti i casi in cui sono stati utilizzati gas letali c’era di mezzo una battaglia. E queste sono tragedie di guerra. Possono esistere delle giustificazioni per l’invasione dell’Iraq, ma Halabja non è una di queste."

Pelletiere ha mantenuto la propria posizione. Tutto ciò che Saddam deve fare ora è citare l’articolo del New York Times anche nel caso in cui il Tribunale non chiami in causa Pelletiere. I problemi esposti nell’articolo potrebbero essere sufficienti per sollevare seri quesiti circa le accuse mosse a Saddam - e di conseguenza circa le giustificazioni date lo scorso anno per l’invasione dell’ Iraq.

Lo sterminio di Halabja è stato citato non soltanto da Bush ma anche dal Primo Ministro Britannico Tony Blair per giustificare il suo appoggio agli Stati Uniti nell’invasione dell’ Iraq. Un dossier del governo Britannico reso pubblico per giustificare la guerra in Iraq dice che "Saddam ha fatto uso di armi chimiche non solo contro un nemico dello Stato, ma anche contro la sua stessa gente."
Il rapporto di un’indagine del 1996 compiuta da Lord Justice Scott ha reso noto come l’affare delle armi in Iraq abbia inciso negativamente su quanto avvenuto dopo Halabja. In seguito all’utilizzo di gas chimici nel 1988, sia gli Stati Uniti che la Gran Bretagna hanno iniziato a rifornire Saddam Hussein con quantitativi ancora maggiori di armi chimiche.

L’indagine Scott ha preso il via nel 1992 in seguito al crollo del processo sul caso Matrix Churchill, un’azienda britannica che avrebbe consegnato materiale militare all’Iraq.
Tre dei principali dirigenti della Matrix Churchill hanno affermato che il governo era al corrente di cosa stava facendo l’azienda e che il direttore Paul Henderson aveva regolarmente fornito informazioni sull’Iraq alle agenzie dell’intelligence britannica.
L’indagine ha rivelato i dettagli della decisione segreta del governo britannico di continuare a rifornire Saddam di materiali militari anche dopo il massacro di Halabja.
Il segretario degli Esteri Geoffrey ha scritto che la fine della guerra Iraq-Iran avrebbe significato "maggiori opportunità per l’industria britannica" nelle esportazioni militari, ma era intenzionato a mantenere celata la questione.

"Potrebbe sembrare davvero cinico se subito dopo aver mostrato un sentimento di offesa relativamente al trattamento riservato ai Curdi adottassimo un approccio più flessibile alla vendita delle armi," è stato ufficialmente dichiarato nel corso dell’indagine Scott. Lord Scott ha condannato la decisione del governo di cambiare la propria politica, mantenendo allo stesso tempo all’oscuro i deputati e il pubblico.

Subito dopo l’attacco, gli Stati Uniti hanno approvato l’esportazione in Iraq di colture virali e un contratto da un miliardo di dollari per la progettazione e la costruzione di un impianto petrolchimico che gli iracheni hanno programmato di utilizzare per la produzione di gas nervino.
Fino a questo momento Saddam Hussein si è sempre presentato senza un avvocato difensore. Un’azienda giordana si occuperà di fargli da portavoce. Ma la sua vera difesa potrebbe venirgli da Washington e da Londra.

Fonte: http://globalresearch.ca/articles/SUR407A.html

Tradotto da Laura Franchini per Nuovi Mondi Media

http://www.nuovimondimedia.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=727&mode=thread&order=0&thold=0

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