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Sequestro di persona e violenze sui no global, rinviati a giudizio i 31 della caserma Raniero
Publie le mercoledì 14 luglio 2004 par Open-Publishing7 commenti
A Napoli processo alla polizia
I poliziotti imputati Tra loro due vicequestori della squadra mobile: uno, Ciccimarra, è alla sbarra anche a Genova per i verbali della Diaz. E spunta un precedente per l’accusa di sequestro
ALESSANDRO MANTOVANI
Fu la prova generale del G8 di Genova, dalle cariche indiscriminate in piazza alle botte in caserma. E dopo tre anni sarà a Napoli il primo processo per le violenze delle forze dell’ordine contro i no global che contestavano i vertici internazionali nel 2001. Ieri pomeriggio la giudice Maria Picardi ha rinviato a giudizio trentuno poliziotti e fra loro i vicequestori aggiunti Fabio Ciccimarra e Carlo Solimene, per quasi tutti i cinquantuno capi d’imputazione relativi agli abusi della caserma Raniero Virgilio, compreso il sequestro di persona per undici imputati. Si comincia il 14 dicembre.
A vario titolo c’è anche violenza privata, abuso d’ufficio, lesioni personali, danneggiamenti, perquisizione arbitraria e falso, reati commessi in danno di 85 persone che vennero «rastrellate» negli ospedali dopo gli scontri di piazza. Ciccimarra, 35 anni, già capo del nucleo antirapine della squadra mobile di Napoli, è imputato anche a Genova perché fu tra gli estensori dei verbali della scuola Diaz, quelli delle bottiglie molotov. Solimene (41) si è visto sbugiardato perché raccontava di aver lasciato la Raniero a fine turno, alle 14, ma poi ha chiesto il pagamento di cinque ore di straordinario, confermando così le deposizioni degli attivisti che l’avevano visto lì dentro, con Ciccimarra, per quasi tutto il pomeriggio.
Come dirigenti rispondono anche per non aver impedito le violenze degli uomini (e di quattro donne) alle loro dipendenze. Erano tutti della squadra mobile, incaricata chissà perché al posto della Digos del trattamento dei «fermati», parola che va scritta tra virgolette perché nessuno - rilevano i pm Francesco Cascini e Marco Del Gaudio - si preoccupò di formalizzare fermi o arresti. Anzi chi venne fermato con qualche accusa (armi improprie o altro) alla Raniero non mise piede se non di passaggio, per essere invece consegnato alla Digos in questura. E intanto nella caserma andava in scena un repertorio di calci, pugni, sputi e insulti, in genere fascistoidi e sessisti, con minacce irripetibili e perquisizioni anali.
Ci sono poliziotti accusati di specifiche lesioni personali, ma anche di danneggiamenti per la sottrazione del materiale video e fotografico che documentava le cariche in piazza, in particolare a due ragazzi di Indymedia. Nessuno è stato incriminato solo perché presente in caserma (erano 105): gli imputati sono stati tutti individuati nelle foto e poi di persona, con le garanzie dell’incidente probatorio. E sono stati risparmiati dalle indagini i dirigenti della questura, come l’ex capo di gabinetto Alessandro Marangoni che diede l’ordine di andare a caccia di no global negli ospedali, a quanto pare fin dalla riunione della sera precedente.
Era il 17 marzo del 2001, a Napoli c’era il Global forum sull’e-governement. A Palazzo Chigi sedeva Giuliano Amato e il ministro dell’interno Enzo Bianco fece i complimenti alla polizia, nonostante le violente cariche e le denunce pubbliche di abusi in caserma, che certo non sfuggirono al Viminale. Quattro mesi dopo ci sarà Genova e Bolzaneto sarà il bis della Raniero: con qualche formalità in più, un’organizzazione quasi scientifica delle sevizie e la «co-gestione» con agenti penitenziari e carabinieri.
La vicenda napoletana emerse un anno dopo, a fine aprile del 2002, quando il gip Isabella Iaselli ordinò l’arresto (ai domiciliari) per gli otto indagati raggiunti dagli indizi più gravi. Decine di poliziotti reagirono con un’inquietante catena umana attorno alla questura di via Medina. Qualche settimana dopo il tribunale del riesame annullò gli arresti, respingendo l’ipotesi di sequestro di persona così come era stata formulata dalla gip, che la riferiva tanto al «rastrellamento» quanto alla permanenza coatta in caserma. Giudizio confermato in cassazione che non si estende, però, ai capi d’imputazione confermati dai pm nella memoria depositata all’udienza preliminare: il «prelievo» negli ospedali è indicato tra gli abusi d’ufficio, mentre il sequestro di persona si riferisce soltanto alle ore successive.
Ai diciannove manifestanti «trattenuti» in caserma, scrivono i pm nel capo d’accusa, «per un rilevante lasso di tempo (a partire dalle 12,30 fino alle 16,30) con modalità non compatibili con lo svolgimento di una qualsiasi attività istituzionale e svincolate dall’esercizio di un potere costruttivo anche erroneamente ritenuto esistente, costringendoli a rimanere per lungo tempo inginocchiati con la faccia al muro e le mani dietro la testa, minacciandoli ripetutamente di violenze fisiche, colpendoli e ingiuriandoli reiteratamente ed effettuando perquisizioni umilianti, di frequente accompagnate da violenti pestaggi, impedendo loro di comunicare con l’esterno e di ottenere l’assistenza di parenti e difensori», nonché alle «ulteriori, illegittime e ingiustificate restrizioni della loro libertà personale». C’è un precedente recente, sempre a Napoli: il tribunale del riesame ha appena confermato l’arresto, per abuso d’ufficio e sequestro di persona, di tre vigili urbani di Casavatore, comune vesuviano, accusati di aver preso e trattenuto nei loro uffici, senza formalità, l’autista di un pullmino per ragazzi disabili.
A Genova, anche se per Diaz i reati sono apparsi senz’altro più gravi almeno da un certo momento, non è stata mai questione di arresti. E per Bolzaneto non si è mai pensato al sequestro di persona perché i provvedimenti d’arresto erano formalmente validi: ai 39 che rischiano il rinvio a giudizio è stato infatti contestato l’abuso di autorità su arrestati, pena massima trenta mesi, pallido surrogato di quel reato di tortura che il parlamento non ha ancora introdotto e che sarebbe tornato utile anche all’indagine napoletana. La verità è che le due procure hanno reagito in modo diverso a vicende simili. Di fatto non c’è mai stata collaborazione benché i pm fossero impegnati sullo stesso campo minato delle indagini sulla polizia, con le tensioni e le pressioni del caso.
Ieri in aula a Napoli c’era anche il procuratore aggiunto Paolo Mancuso ad attendere la decisione della giudice Picardi, «una decisione importante - ha commentato - perché consente di fare un pubblico dibattimento e di sostenere le ragioni dell’accusa». Soddisfatto anche l’avvocato fiorentino Federico Micali, difensore degli attivisti di Indymedia che sono parti civili: «Era quello che doveva accadere». Dal 14 dicembre anche Napoli, come Genova e Cosenza, meriterà i riflettori e qualche nome grosso dell’avvocatura sui banchi delle parti civili. Anche perché dall’altra parte Sergio Rastrelli, legale di numerosi poliziotti, annuncia: «Chiameremo a deporre l’intera scala gerarchica, fino al ministero degli interni, per verificare se l’operazione di polizia fosse o meno legittima».
Il Manifesto
Messaggi
1. > Sequestro di persona e violenze sui no global, rinviati a giudizio i 31 della caserma Raniero, 15 luglio 2004, 01:03
Si cerca sempre di "difendere" coloro che creano disagi e non coloro che prevengono e reprimono tali disagi.
A mio parere di tutti coloro che si trovavano presenti a quelle manifestazioni, solo una piccolissima percentuale aveva intenzioni pacifiche. E chi è vero pacifista non ci sarebbe mai andato. Sarebbe stato a casa e non a protestare (eufemismo) così tanto per sfogarsi con le istituzioni.
Chi semina vento raccoglie tempesta si dice...e poi non lamentiamoci dei presunti abusi nei confronti di coloro che si sono comportati molto peggio delle bestie.
Bisognerebbe essere a favore delle istituzioni, e contro, invece, chi accampa solo pretesti e scuse per sfogarsi e sfasciare interi quartieri.
1. > Sequestro di persona e violenze sui no global, rinviati a giudizio i 31 della caserma Raniero, 15 luglio 2004, 09:07
MA VAFFANCULO, FASCISTA DI MERDA !!!
L’ ABBIAMO VISTO IL RISPETTO DELLE ISTITUZIONI DEL GOVERNO IN CARICA, MOBILITATO UNITARIAMENTE SOLO PER RISOLVERE I PROBLEMI PERSONALI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO !
RIBELLARSI E’ GIUSTO, RIBELLARSI E’ ORA !!!
2. > Sequestro di persona e violenze sui no global, rinviati a giudizio i 31 della caserma Raniero, 26 luglio 2004, 14:42
Se rappresentanti delle istituzioni sono delle persone che umiliano, minacciano, malmenano altre persone ledendo in questo modo la loro dignità di persone, allora è giusto protestare contro le istituzioni.
Non sto difendendo in tutto e per tutto quei manifestanti che furono trattenuti dalla polizia, ma qualunque cosa la persona che hai di fronte abbia fatto, è tuo obbligo rispettarne la dignità. E’ agendo così che si dimostra di essere persone forti, perché è troppo facile accanirsi contro chi non può difendersi.
Si tratta di DIGNITA’ della persona, di qualsiasi persona, dal giovane andato a manifestare pacificamente al ragazzo che ha trovato nella manifestazione anti-global un pretesto per sfogare la propria violenza.
2. > Sequestro di persona e violenze sui no global, rinviati a giudizio i 31 della caserma Raniero, 15 luglio 2004, 11:13
UNA TESTIMONIANZA SU QUEL GIORNO A NAPOLI
Coordinamento operatori sanitari 118 - Campania
In piazza Municipio un’ambulanza di emergenza 118, impegnata nei soccorsi in occasione della manifestazione contro il Global Forum del 17/3, è stata obbligata a fermarsi da agenti della Finanza pur avendo all’interno dell’abitacolo sanitario alcuni manifestanti che avevano, ad un primo esame obiettivo, ferite lacero-contuse al cuoio capelluto. Al diniego dell’operatore sanitario di fermarsi all’alt intimato dagli agenti il veicolo sanitario veniva letteralmente preso a manganellate dagli stessi finanzieri. Il veicolo in oggetto è un’ambulanza della delegazione di Frattamaggiore della CRI.
La macchina della ASL NA 1 con targa AL041XS, con feriti a bordo prelevati in via Marina e che presentavano al primo esame obiettivo degli operatori ferite lacero-contuse al cuoio capelluto, arrivata all’ospedale Vecchio Pellegrini, veniva fermata da agenti della PS reparto celere. Alla vettura veniva impedito l’accesso ai locali di pronto soccorso, ed i ragazzi feriti sono stati fatti sostare, nonostante perdessero molto sangue, nei locali dei custodi. Gli operatori facevano presente al medesimo agente che era necessario che i feriti venissero sottoposti prima a medicazione e poi a visita medica per verificarne lo stato di salute: ma con insistenza è stato comunque ordinato loro di farli sostare lì.
3. > Sequestro di persona e violenze sui no global, rinviati a giudizio i 31 della caserma Raniero, 15 luglio 2004, 11:46
altra testimonianza di quel giorno da cani
G. N
Sono un ragazzo venuto a Napoli sabato 17 marzo con il treno speciale del sud per partecipare alla manifestazione contro il Global Forum. A piazza Municipio, quando è iniziato il fronteggiamento tra manifestanti e forze dell’ordine a cui sono poi seguiti i violenti scontri, io mi trovavo nella parte della piazza di fronte al Maschio Angioino, lontano dagli scontri che ancora coinvolgevano solo la testa del corteo, quando sono strato colpito alla testa da un oggetto. Stordito, mi sono ritrovato fuori dalla folla e soccorso da un ambulanza che mi ha portato al pronto soccorso presidiato dalla polizia. Non ho ricevuto nessuna cura per la ferita riportata alla testa, e dopo mezz’ora sono stato condotto con una volante, assieme ad un altro ragazzo napoletano, in una caserma della polizia di stato.
Arrivato in caserma prima di entrare c’erano degli agenti in divisa e in borghese che mi hanno insultato e sputato di sopra. Poi assieme ad altri ragazzi e ragazze ci hanno fatto inginocchiare con le mani dietro la schiena dentro uno stanzone della caserma, e qui siamo stati colpiti con calci e pugni alle spalle. Gli agenti ci impedivano di guardarli, minacciandoci e colpendoci ancora. Poi siamo stati condotti uno ad uno in uno stanzino (il bagno) dove io sono stato spogliato e perquisito. Durante la perquisizione gli agenti (nel numero di cinque) mi hanno picchiato selvaggiamente: calci, pugni, ginocchiate, gomitate e sputi mi hanno colpito in ogni parte del corpo ed in particolare al volto, alle gambe, ai testicoli e allo stomaco con una gomitata che mi ha lasciato senza respiro. Non contenti hanno pure urinato sul mio giubbotto. Inoltre hanno danneggiato alcuni mie oggetti personali, rotto il mio telefono cellulare e strappato i miei soldi. Di questa "perquisizione" non è stato fatto nessun verbale. Il verbale di perquisizione è stato fatto solo cinque ore dopo il pestaggio, ed era relativo ad una nuovo controllo molto sommario e puramente formale. Sono stato rilasciato intorno alle 19:00 pieno di lividi e tanta rabbia. Voglio aggiungere che lo stanzone dove mi hanno condotto con tutti gli altri fermati (un centinaio), dove si è verificato il primo pestaggio, era provvisto di diverse telecamere (ne ho viste almeno quattro). Io mi chiedo se esistono filmati che documentano quello che io e tanti altri ragazzi e ragazze abbiamo subito, e se saranno mai resi pubblici.
4. > Sequestro di persona e violenze sui no global, rinviati a giudizio i 31 della caserma Raniero, 15 luglio 2004, 12:04
MA QUANTO SONO BRAVE LE NOSTRE FORZE DELL’ ORDINE !!!
Un sasso per infierire su Carlo
by dal manifesto Thursday July 15, 2004 at 11:59 AM mail:
Il padre di Giuliani chiede un’indagine per vilipendio di cadavere: «Le foto dimostrano tutto». Una pietra compare accanto alla testa del ragazzo già a terra, dopo l’arrivo dei carabinieri. Si torna a Genova dopo tre anni. Processo Diaz: citato il Viminale per i danni ai 93 pestati e arrestati con prove false.
La denuncia è di Giuliano Giuliani, il papà di Carlo, che a tre anni dall’omicidio chiede l’apertura di un fascicolo per vilipendio di cadavere. «Qualcuno in piazza Alimonda colpì mio figlio in fronte, quando era già a terra - ha detto ieri Giuliani - Mi auguro - ha aggiunto - che mio figlio sia stato colpito alla testa quando era già morto. Comunque rimane sempre il reato di vilipendio di cadavere». Sul tempo che impiegò per morire non c’è certezza: l’eseguita prima della cremazione e in assenza di medici legali nominati dalla famiglia, così frettolosa da dimenticare perfino un frammento di proiettile che verrà ritrovato più avanti nel passamontagna di Carlo, parla di pochi secondi. Le immagini, analizzate da diversi consulenti della famiglia, dicono che il cuore batte forte ancora per qualche minuto. Quindi il ragazzo poteva essere ancora vivo. La prova del fatto che qualcuno infierì su Carlo, che il 20 luglio del 2001 aveva 23 anni, sarebbe in due fotografie, già note e agli atti dell’indagine sull’omicidio (chiusa con l’archiviazione delle accuse al carabiniere Mario Placanica). Sono riprodotte nella videocassetta Archivi Azione - Il dibattimento negato sui fatti di piazza Alimonda, da oggi in edicola con il manifesto, Carta, Liberazione e Unità. «Nella prima foto - ha spiegato Giuliani - si vede la testa di Carlo con niente attorno. Nella seconda compare invece accanto una pietra insanguinata con un carabiniere inginocchiato vicino». Effettivamente, nella prima fase, quando carabinieri e poliziotti stanno «riconquistando» la piazza, si vede solo un accendino bianco vicino alla testa. Nella seconda foto c’è il carabiniere e acando all’accendino è comparsa la pietra. L’autopsia eseguita sul corpo di Carlo parla di una ferita a forma di stella sulla fronte del ragazzo, una ferita molto profonda e altrettanto difficile da spiegare. Gli attivisti di Indymedia lavorano da tempo su queste fotografie nel tentativo di mettere in relazione quella pietra che appare all’improvviso accanto alla testa di Carlo con la celebre immagine in cui il vicequestore aggiunto Adriano Lauro insegue un manifestante gridandogli «l’hai ucciso tu con il tuo sasso». La prima versione diffusa in questura, durata ben poco, avvalorava proprio la tesi del no global ucciso da una sassata. Com’è, secondo i periti nominati dal pm Silvio Franz, c’è di mezzo anche un altra pietra, lanciata dai manifestanti verso la jeep dei carabinieri: sarebbe stata quella pietra a deviare il proiettile verso Carlo.
A Genova, sia pure senza cortei, una serie di iniziative da oggi al 28 luglio ricorderanno il G8 di tre anni fa, due giorni di scontri con un morto, centinaia di feriti e circa duecento arresti, prima della feroce irruzione di polizia alla scuola Diaz e delle sevizie sugli arrestati nella caserma di Bolzaneto. E’ in corso il processo ai 25 no global accusati, tra l’altro, di devastazione e saccheggio. L’udienza preliminare per i 29 funzionari e agenti accusati del pestaggio e soprattutto delle prove false (le molotov, la coltellata...) usate per arrestare 93 persone alla Diaz, è invece rinviata al 23 settembre. Sono infatti necessarie nuove notifiche dopo che gli avvocati di parte civile hanno ottenuto la citazione del ministero dell’interno per il risarcimento dei danni subiti dai 93. Respinta, invece, la richiesta di citazione della presidenza del consiglio, sempre come responsabile civile. Tra gli imputati per la Diaz ci sono il capo dell’antiterrorismo della polizia, Francesco Gratteri e l’ex comandante della celere romana Vincenzo Canterini, al quale i vertici della polizia hanno di recente promesso la nomina a questore.
1. > Sequestro di persona e violenze sui no global, rinviati a giudizio i 31 della caserma Raniero, 17 luglio 2004, 11:00
ma, se veramente è stato tirato un sasso, mi sembra molto verosimile che il sasso provenisse dagli stessi manifestanti... difficlmente infatti mi vedo un poliziotto che con tutto l’arsenale che ha a disposizione si china per raccogliere un sasso e tirarlo, poi si sa, la sassaiola è strumento della folla.
quindi che vuole dire il papa di carlo giuliani, che il figlio è stato ucciso dai manifestanti?