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25 aprile 2004 Liberazione
"ALTERNATIVI" UNITI PER UN’ALTRA EUROPA
SINISTRA EUROPEA CONTRO L’OFFENSIVA
DEL CAPITALE GLOBALIZZATO
Intervista a Lucio Manisco di Alessandro Cisilin
Alessandro Cisilin: Sei stato tra i primi, a gennaio, dopo il convegno di Berlino, ad
aderire al progetto di una sinistra europea. Le ragioni di questa scelta?
Lucio Manisco: Non è stata una scelta improvvisa, ma maturata attraverso gli anni, prima
ancora della conferenza di Atene promossa da Bertinotti nel marzo 2003. Ricordo benissimo che lo
stesso segretario del Prc ne parlò e me ne parlò, anche se allora in termini più generici, nelle
grandi giornate a La Défense di Parigi del 1996. E’ diventata poi un’esigenza che si è fatta strada
entro e fuori i partiti comunisti europei quando i guasti sociali della globalizzazione hanno dato
vita al movimento "altermondialiste" (uso il termine francese perché sembra che sarà francese la
sigla della nuova formazione: PGE, Parti de la Gauche Européenne). E della questione dei rapporti dei
partiti comunisti con il movimento si discusse nei fori sociali di Firenze (2002) e de
l’Ile-de-France (2003). Mi sembra inutile ricordare che la resistenza al neoliberismo, al capitalismo
selvaggio e mondializzato ha incominciato a mobilitare altre organizzazioni come la Conferenza europea
dei sindacati.
ACi: C’è chi nell’estrema sinistra teme che questa nuova forma organizzativa di
coordinamento dei diversi partiti, gruppi o individui possa diluire in un contesto troppo lato la cosiddetta
forma-partito, la loro incisività sul piano nazionale, la lotta di classe e così via dicendo.
LM: Non è un timore del tutto campato in aria, scaturisce anche da un certo rigore
ideologico e rivoluzionario, ma è purtroppo avulso dalla realtà. E la realtà è quella del "che fare" di
fronte ad un’offensiva così massiccia, capillare e distruttiva del capitale globalizzato. Certo, non
si tratta di gettare alle ortiche la costruzione del "partito di massa", ma continuare ad evocarla
ad ogni piè sospinto può dar luogo al sospetto che si tratti in ultima analisi di un’alternativa
all’azione. Per essere ancora più irriverenti, il richiamo inevitabile può essere quello al film
dei Monty Pithon "Vita di Bryan", dove una dozzina di diversi movimenti per la liberazione della
Palestina ai tempi di Cristo passano il tempo a litigare furiosamente mentre i legionari romani
marciano cadenzati attraverso e intorno alle loro concitate riunioni.
ACi: Cosa vedi allora in questo costituendo Parti de la Gauche Européenne?
LM: Vedo quello che è scritto nello schema di manifesto compilato tre mesi fa a Berlino:
"Costruire un progetto per un’altra Europa e dare un altro contenuto all’Unione Europea: indipendenza
nei confronti dell’egemonia statunitense, apertura al Sud, alternativa al capitalismo per un
modello sociale e politico di azione contro la militarizzazione crescente e la guerra, a favore della
protezione dell’ambiente e del rispetto dei diritti dell’uomo, compresi quelli sociali ed
economici." Ti sembra poco?
ACi: Non esiste già qualcosa di simile nel Parlamento Europeo, e cioè il Gue/Ngl, gruppo
della sinistra unitaria europea e sinistra verde nordica?
LM: Il Gue/Ngl è un gruppo di coordinamento parlamentare tra i deputati della sinistra
alternativa e di altri partiti non marxisti: si tratta di un raggruppamento importante ma anche
eterogeneo. Comprende peraltro partiti che hanno aderito o hanno indicato di voler aderire al PGE, come
quello comunista francese, il Prc italiano, Izquierda Unida spagnola, PDS tedesco, Synaspismos
greco e partito comunista austriaco. Su alcuni temi abbiamo combattuto battaglie unitarie entro e
fuori l’assemblea di Strasburgo, l’ultima sulla risoluzione che condanna il controllo di Berlusconi
sui mass media ed i suoi conflitti di interesse, approvata giovedì all’ultima plenaria.
ACi: Qual è stato il contributo del Gue/Ngl a questa battaglia?
LM: Un contributo di grande rilievo, non ultimo quello finanziario dato all’opuscolo in tre
lingue: "Ue: Attacco alla libertà. Anomalia italiana e controllo mediatico di Berlusconi", scritto
da me, da Di Lello e qualora te ne sia dimenticato anche da un certo Cisilin. Per essere stato
definito da un’europarlamentare di AN un "immondo libercolo", credo abbia avuto un buon impatto
soprattutto tra i deputati francesi ed inglesi che non avevano preso atto dei documenti sull’impero
Berlusconi e sulle sue aggressioni ai pochi giornalisti di opposizione nel nostro paese. Tutti i
deputati del Gue co-firmarono l’originaria proposta di risoluzione presentata l’8 luglio dello scorso
anno da me e da Di Lello. Dei DS firmò solo Vattimo e i miei tentativi di coinvolgere altri amici
del partito di Fassino fallirono miseramente. L’importante è che abbiano cambiato idea nelle
ultime settimane e si siano dati da fare per raccogliere altri voti. Brava nell’ultimo lasso di tempo
Pasqualina Napoletano e per l’Italia dei Valori bravo Antonio Di Pietro. Meno bravi i DS nel
bocciare in un’altra risoluzione l’emendamento di Luigi Vinci contro i finanziamenti europei al ponte di
Messina: se quell’emendamento presentava vizi di forma - come hanno asserito - ne potevano
presentare uno alternativo. Così invece hanno contribuito, anche se involontariamente, ad un disastro
ambientale e ad appalti multimiliardari che andranno alla mafia.
ACi: Leggiamo sulla stampa italiana che Francesco Rutelli ha rivendicato un suo ruolo
decisivo nel "tessere la tela" che ha convogliato i voti degli eurodeputati sulla risoluzione a favore
della libertà di stampa in Italia. A me non risulta che abbia avuto alcun ruolo in questa
vicenda...
LM: La vittoria ha cento padri e la sconfitta è orfana. Dai verbali del Parlamento risulta
che Rutelli ha effettivamente votato sia in commissione che nella plenaria a favore della
risoluzione e che il 30 marzo ha presentato anche due emendamenti prontamente accolti. Mi sembra peraltro
normale che come rappresentante della leale opposizione di Sua Maestà gli sia stato concesso spazio
dopo Tajani sui mass media berlusconiani.
Alessandro Cisilin