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Solidarietà attiva per Nicola Pellecchia

par InformationGuerrilla

Publie le martedì 5 febbraio 2013 par InformationGuerrilla - Open-Publishing
2 commenti

Una richiesta a tutto il movimento. Nicola sta molto male e le cure sono molto costose. Passa parola!

5 / 2 / 2013

Cari compagni ed amici, Nicola Pellecchia, da oltre 18 mesi sta combattendo contro un male difficilissimo da curare, ha scelto di farlo qui a Milano e, da oltre un anno, siamo riusciti, come meglio possibile, ad arginare l’inarrestabilità della sua patologia (un tumore al pancreas).

Ora siamo di nuovo ad una svolta, probabilmente decisiva, abbiamo bisogno del vostro contributo per continuare ad assisterlo. Fino ad ora abbiamo contato sulle nostre risorse, ma anche noi siamo in una situazione piuttosto difficile e Nicola ha ora la necessità di affrontare emergenze piuttosto costose.

Nicola è un compagno di Napoli, finito in carcere quasi 40 anni fa per partecipazione ai Nuclei Armati Proletari, poi confluito in carcere nelle Brigate Rosse. Scarcerato per fine pena negli anni ’90, poi divenuto infaticabile rappresentante sindacale dei pescatori di Procida, si trova in questo momento a Milano per le terapie.

Il suo nome è stato fatto, ai funerali di Prospero Gallinari, pochi giorni fa, come uno dei tanti che per motivi di salute o per rifiuto del permesso da parte dei giudici (per esempio, Mario Moretti), non aveva potuto partecipare alla cerimonia pur volendolo fortemente.

Per inviare un contributo economico in favore di Nicola, queste sono le coordinate bancarie di Ada Negroni, compagna milanese anche lei a lungo prigioniera politica, che sta coordinando gli aiuti:

c/c bancario n° 1413 intestato a Ada Negroni

Banco di Brescia Filiale 23 di Milano

ABI: 01624

CAB: 3500

IBAN: IT 59 S 03500 01624 000000001413

BIC: BCABIT21

http://www.contropiano.org/it/news-politica/item/14323-solidarietà-attiva-per-nicola-pellecchia

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Messaggi

  • NON MOLLARE NICOLA, NON MOLLARE

    Stanislao Strazzi

    • Venne in redazione vent’anni fa. Da poco era uscito dal carcere, dopo aver scontato, senza essersi mai dissociato dalla sua scelta passata, tutta la pena. Sereno, sguardo da vita intensa, Nicola Pellecchia aveva accettato di raccontarmi la sua esperienza di fondatore napoletano dei Nap prima, passato in carcere con le Br poi.

      Anni di piombo, terrorismo, impegno politico. In quel periodo, scrivevo una serie di pagine per Il Mattino sui personaggi napoletani di quegli anni, visti da più angolazioni: ex terroristi, vittime, inquirenti. Nicola mi parlò di una storia, la sua, che non rinnegava se stessa e che lo aveva portato in carcere nel 1975, con una condanna a 21 anni e mezzo. Era stato anche rinchiuso all’Asinara, poi trasferito nei giorni convulsi della trattativa Stato-camorra per il rapimento di Ciro Cirillo. Speravano potesse fare da tramite tra brigatisti fuori e in carcere. Non fece nulla.

      Alla fine di una lunga chiacchierata, mi disse: "Ho parlato con piacere con te, ma non mi va che la mia storia faccia parte di quelle che stai scrivendo". Andava bene così: comunque mi affidò ricordi, chiavi di lettura. Impegno politico, amici, privato. Annamaria Mantini, tra i giovani morti in quell’esperienza Nap, era stata la sua compagna.

      Figlio di un avvocato civilista del quartiere Posillipo, in quei giorni Nicola Pellecchia aveva cominciato a lavorare nello studio del genitore. Poi, la folgorazione di Procida. Mare, sole, pesca. Un’altra scelta di vita: si trasferì sull’isola, con la mamma e la compagna. Ebbe un figlio. E si schierò a difesa dei diritti dei 200 pescatori procidani, mettendoli insieme. Non era mai successo. Una vittoria. Meditava di scrivere un memoriale, tanti come lui lo hanno fatto. Dopo l’esperienza di quegli anni, alcuni sono diventati scrittori famosi.

      Nicola sta male, molto male. Ha di quei tremendi mali contro cui o lotti, o cadi nella disperazione. Un primo intervento chirurgico a Napoli, poi da mesi il trasferimento a Milano per affrontare cure costose. Ai discussi funerali del brigatista Prospero Gallinari era assente e il suo nome è stato pronunciato tra quelli giustificati nel suo non esserci.

      In questi giorni, su Nicola Pellecchia è partito un tam tam, soprattutto informatico, di solidarietà. Collettivi, reduci di quegli anni, militanti della sinistra, frequentatori di piazza Medaglie negli anni Settanta: cene a tema, dibattito con Valerio Lucarelli (autore di un bel libro sulla storia dei Nap), concerti come quello di Daniele Sepe. Tutto serve a raccogliere fondi, sotto il coordinamento di Ada Negroni, altra reduce milanese di quegli anni di piombo.

      In rete, gira una bella foto del volto di Nicola, baffoni e capelli lunghi ormai grigi, naso deciso. C’è fierezza in quell’immagine, di chi ha scelto, pagato, mai rinnegato. Con coerenza e, si sa, chi sconta la sua condanna va sempre rispettato. Comunque la si pensi. Nicola Pellecchia ora lotta per la vita. Quella che, nel bene e nel male, ha sacrificato alle sue convinzioni. Rispetto, ma non silenzio ora, se si può aiutare in concreto il "vecchio militante dei Nap". Ora è solo un uomo coerente, che ha bisogno di mani tese.

      12 Gennaio 2013

      Gigi Di Fiore

      http://www.ilmattino.it/blog/gigi_di_fiore/gli_anni_di_piombo_i_nap_a_napoli_e_la_difficile_lotta_per_la_vita_di_nicola_pellecchia/0-46-1820.shtml#IDX