Home > Sulla tortura è bagarre tra i poli
Alla Camera spunta a sorpresa un emendamento che fa "saltare" gli accordi
presi in commissione Giustizia. Seduta sospesa, tutto da rifare
La Lega presenta una modifica: reato se c’è violenza reiterata La
maggioranza vota compatta, l’opposizione insorge
Roma Si può considerare tortura «una violenza alla persona soltanto se
reiterata». Con questo emendamento a una norma che introduce nel nostro
codice penale il reato di tortura, la Lega si trascina dietro la
maggioranza e scatena uno scontro a tutto campo con le opposizioni, che
abbandonano l’aula della Camera per protesta.
La modifica di matrice leghista alla proposta di legge firmata dal ds
Luciano Violante è infatti la scintilla di una polemica durissima, che
infiamma il clima politico e induce tutte le opposizioni a lanciare
pesantissime accuse alla maggioranza: «State con i torturatori», urla il
Verde Paolo Cento, rivolto ai banchi del centrodestra. «L’onorevole Cento
è ormai un caso clinico», replica il ministro della Giustizia, Roberto
Castelli.
Anche gli altri esponenti della maggioranza respingono le accuse la
mittente: «La sinistra strumentalizza ogni cosa. La loro è una reazione
elettorale». Ma non c’è solo Cento che si mobilita in aula contro il voto
sulla tortura. Pure la ds Anna Finocchiaro si alza, critica la correzione
imposta dalla Lega e grida verso i settori del centro destra: «Vergogna
sia perché non tenere fede agli accordi politici sia perché mancate di
rispetto alle migliaia di persone che ogni giorno vengono torturate».
In effetti, c’era un accordo nella maggioranza e anche con le opposizioni
per votare la norma sulla tortura, senza modifiche. Ma, dalle prime ore
del mattino, l’aria che tira in Transatlantico è quella che precede gli
agguati e i colpi di scena. Il filo rosso della sorpresa annunciata porta,
come al solito, alla Lega, che si prepara a scompaginare le intese.
In aula, arriva l’emendamento che attenua il reato di tortura, limitandolo
alle violenze e alle minacce reiterate e non isolate. E’ una vittoria del
Carroccio, che in materia di Giustizia si vede approvare in commissione al
Senato anche la norma che prevede la legittima difesa nei casi di
protezione della domicilio e, in generale, della proprietà. Una norma che
va nella direzione indicata dal Guardasigilli. Ma è il tema della tortura
che impegna maggioranza e opposizioni in una battaglia campale come non se
ne vedevano da tempo.
Subito dopo il sì compatto all’emendamento leghista (solo Bobo Craxi e un
deputato Udc votano contro mentre Fabrizio Cicchitto, di Fi, si astiene)
il centrosinistra insorge ed esprime giudizi pesantissimi. Il presidente
della commissione Giustizia, Gaetano Pecorella, Fi, ammette che le cose
non sono andate come era stato concordato: «Devo dare atto che la scelta
della commissione era nel senso opposto e cioè di non prendere atto
dell’emendamento della Lega. Ma, poi, è intervenuta una decisione
politica, secondo me tardiva, nella Casa delle Libertà della quale non si
poteva non prendere atto».
Pecorella chiede la sospensione della seduta e dispone il rinvio al
"comitato dei nove" del testo, che sarà di nuovo in aula la prossima
settimana. Ma intanto la frittata è fatta e la polemica divampa
violentemente, con una girandola di accuse reciproche. Spiega così il
senso della modifica una indignata Finocchiaro: «Vorrei raccontarvi un
fatto. In Salvador, una donna venne sottoposta per giorni a terribili
torture fisiche. Ma la cosa più grave fu una minaccia, che le fu rivolta
una sola volta: quella di vedere suo figlio torturato sotto i suoi occhi.
Perché ci sia tortura, la minaccia non ha bisogno di essere ripetuta più
volte. Vergognatevi».
Intanto, anche la sezione italiana di Amnesty International protesta:
«Quante volte bisognerà torturare, prima che si possa parlare di tortura?
L’Italia non vuole adeguarsi al diritto internazionale sui diritti umani e
in particolare alla Convenzione Onu contro la tortura». Il centrodestra
non considera la cosa così grave e parla di «strumentalizzazione».
I più risoluti sono i leghisti, che si scagliano contro il testo Violante:
«Le accuse della Finocchiaro sono ignobili e fuori luogo. Questa legge è
nata per contrastare l’attività delle forze dell’ordine», replica Luciano
Dussin, che fa un esplicito riferimento alle vicende del G8 di Genova,
tirate in ballo dal Verde Cento. Quest’ultimo accusa il ministro Castelli
di aver «coperto le torture del G8 di Genova» nella caserma di Balzaneto.
E il ministro lo tratta con pari asprezza: «Cento è un caso clinico. Mi
domando - aggiunge - se c’è la possibilità di applicare il trattamento
sanitari obbligatorio anche ai parlamentari». Il rischio è che lo scontro
sulla tortura si replichi la prossima settimana.
http://www.ilsecoloxix.it/Secolo_notizia01OK.asp?idnotizia=189991&idcategoria=585