Home > Tasse, rissa nel centrodestra dopo le uscite di Berlusconi

Tasse, rissa nel centrodestra dopo le uscite di Berlusconi

Publie le giovedì 1 aprile 2004 par Open-Publishing

Ma Tremonti non sa dove prendere i soldi, dopo aver dato fondo a condoni e scudi fiscali

Bene ha fatto, Silvio Berlusconi, a non chiamare "casa delle verità" l’insieme eterogeneo rissoso e contraddittorio che partecipa alla coalizione di centrodestra, con quella sarabanda di balle che lui e il suo traduttore economico Giulio Tremonti continuano a somministrare ai sempre più interdetti elettori italiani, a ondate successive, con la trita litania di "meno tasse per tutti".

Che quei "tutti" siano in sostanza "lorsignori" poco importa. E che Berlusconi non sia riuscito a mantenere una che sia una delle sue reboanti promesse elettorali, neppure con il tentativo di sovvertire le istituzioni, è un dato di fatto sotto gli occhi di tutti.

E, al mugugno che sale dal Paese e dalle categorie più bistrattate, di volta in volta, il fido Tremonti cerca di rispondere spostando il tiro su obiettivi civetta: soprattutto la Banca d’Italia la quale, oltre a smentire puntualmente i numeri di via Venti Settembre, e oltre a opporgli il contropotere inamovibile del governatore Antonio Fazio, ha il grave difetto di avere nei suoi sotterranei una riserva monetaria in valuta pregiata (che serve a fornire all’Italia una copertura equivalente alla moneta circolante) a cui il famelico Tremonti guarda come alla sentina di tutti i mali, con pretesa di dissoluzione. Questa volta per cercare di diminuire quelle maledette tasse che il governo non sa proprio come fare a ridurre.

Così ieri è scoppiata l’ennesima bagarre all’interno della coalizione, dopo la nuova "sparata" di Berlusconi che giura e spergiura che lui ridurrà le tasse, costi quel che costi, entro la fine della legislatura. "Ed egli, si sa - disse Antonio di Bruto nello shakespeariano Giulio Cesare -, è uomo d’onore".

Dunque il povero Tremonti non ha potuto che mettersi in caccia di una possibile fonte di entrate straordinarie, avendo già messo mano a tutte le misure una tantum, dai condoni agli scudi fiscali, e non avendo imbroccato un solo dato sul gettito atteso.

Ieri c’è stato il sollevamento di Alleanza nazionale, il cui leader Gianfranco Fini, che è anche il vicepresidente del Consiglio, se da un lato ha detto di concordare con Berlusconi sulla necessità di ridurre le tase, dall’altro ha affermato che però bisogna cominciare dalla riduzione delle aliquote intermedie, e non dalla riduzione di quella massima, sui redditi di oltre 100.000 euro, che scenderebbero dal 45 al 33%, con uno "sconto" di 12.000 euro l’anno ogni centomila euro di reddito.

Si scarica le spalle anche il ministro dell’Ambiente Altero Matteoli che, su come reperire le risorse per ridurre le tasse, ha detto: «E’ un problema di Tremonti. Lui farà una serie di proposte, poi il Consiglio di gabinetto deciderà e il Consiglio dei ministri darà l’approvazione finale». Insomma, se Tremonti nessuno osa silurarlo, di sicuro è sotto ridimensionamento - in attesa che arrivino le deleghe economiche a Fini - anche da parte degli esponenti di un altro alleato di cui Berlusconi ha assoluto bisogno per rimanere in sella. Il ministro leghista Roberto Maroni, ha ribadito a sua volta, forse fiutando odore di crisi, che «il taglio alle imposte è giusto e fa parte del programma elettorale, ma a due condizioni: che non ci sia un aumento della spesa pubblica e che si parta dai redditi più bassi». E Rocco Buttiglione, uomo dell’Udc e ministro delle Politiche comunitarie, temendo contraccolpi sul Patto di stabilità, si chiede: «Ma ci sono i soldi per tagliare le tasse?»

«La proposta di Berlusconi agevola come sempre le classi più agiate» ha detto il capogruppo di Rifondazione comunista alla Camera Franco Giordano, mentre per il responsabile economico del Prc Paolo Ferrero: «Ridurre le tasse è antipopolare, da un lato perché dà i soldi ai ricchi e li continua a levare ai poveri, dall’altro perché sfocerà in un’altra riduzione della spesa sociale».

Per il presidente dei Verdi «la rissa nella Casa delle Libertà crea solo caos fiscale. Mentre il governo dà i numeri, assistiamo al dissesto dell’economia del Paese. Dopo i condoni e gli aiuti agli evasori - ha detto Alfonso Pecoraro Scanio - la telenovela governativa mette in scena il caos fiscale. così continuano i regali a ricchi ed evasori, i tagli ai servizi sociali e agli enti locali».

Sarebbe interessante, ha detto infine il presidente dello Sdi Enrico Boselli, «che Berlusconi ci spiegasse dove prenderà i soldi per queste riduzioni. Berlusconi promette la luna nel pozzo a cui non credono più nemmeno i suoi alleati». Amen.

Liberazione