Home > Tempi duri : come funziona il Tmc-2
di Stefano Iucci
http://www.rassegna.it/2003/lavoro/articoli/crisi-fiat/tmc.htm
Il lavoro e i movimenti per farlo sono praticamente gli stessi,
ma i tempi per spostare, tagliare, avvitare, sollevare la Fiat li
ha ridotti drasticamente: anche del 20 per cento. Prima, a Melfi
e Pratola Serra, poi a Cassino (con l’accordo separato del 15
marzo 2001), Mirafiori e, al ritorno dalle ferie, anche a Termini
Imerese e Pomigliano d’Arco. Questa la cronistoria del Tmc-2, il
sistema di misurazione dei tempi per l’esecuzione del lavoro
elaborato nei pensatoi Fiat a metà degli anni Ottanta,
sperimentato inizialmente nell’indotto (la Magneti Marelli),
contrabbandato insieme al sogno della fabbrica integrata di Melfi
e oggi proposto nel piano Boschetti come unica uscita possibile
dalla crisi. Tmc-2 nel linguaggio della cronotecnica vuol dire
"Tempi dei movimenti collegati-seconda versione", ma in quello
più crudo della fabbrica significa che se prima per montare un
pezzo avevi a disposizione 60 secondi oggi te ne devi far bastare
48 e che, alla fine dei conti, fai in cinque giorni quello che
prima ti riusciva in sei: "Praticamente è come aver introdotto il
sabato lavorativo", esemplifica efficacemente Claudio Stacchini,
della segreteria della Fiom piemontese. "Per ogni vettura che
transita in linea noi lavoriamo 1 minuto e 36 secondi - spiega
Pasquale Ditolve, 36 anni, delegato Fiom, operaio della Fiat Sata
di Melfi dal ’93 -. A Termini Imerese, prima dell’introduzione
della nuova metrica, le stesse operazioni si facevano in due
minuti". La differenza sembra poca, ma 24 secondi nella cadenza
infernale della linea sono tanti e moltiplicati per tutte le
operazioni della giornata fanno molta fatica in più. "Quando sono
arrivati da Termini a vedere come funzionava il Tmc-2 - prosegue
il delegato - gli operai siciliani si sono davvero preoccupati.
Da noi le cadenze sono così sostenute che spesso siamo costretti
a inseguire le vetture sulla linea; in un giorno, sul layout
facciamo chilometri e chilometri avanti e indietro".
Perche’ la nuova metrica?
A Melfi, le proteste della Fiom contro il Tmc-2 vanno avanti da
anni. A Cassino, l’accordo che ha introdotto la nuova metrica,
nel 2001, fu un accordo separato: la Fiom non firmò. La stessa
cosa è accaduta a Mirafiori, il 18 marzo del 2003; a Pomigliano
d’Arco e Termini Imerese, invece, l’azienda è andata avanti
unilateralmente e i sindacati minacciano proteste. Ma è utile,
all’azienda, creare un clima così conflittuale in un momento
delicato come questo (ad agosto la quota di mercato Fiat è scesa
ancora, al 6,5 per cento) e nel quale, per superare la crisi, ci
sarebbe grande bisogno anche del grande impegno di tutti i
lavoratori?
La tesi sostenuta dalla Fiom è nota: la Fiat procede verso la
liquidazione del settore auto e, per questo, tenta in tutti i
modi di ridurre i costi, estendendo a tutto il gruppo quel Tmc-2
che, guarda caso, è lo stesso sistema metrico usato dalla General
Motors, il colosso di Detroit che dovrebbe fagocitare il
Lingotto. "La stessa operazione - dice ancora Stacchini - di chi
decide di vendere casa ma prima la rassetta per renderla più
appetibile al compratore". Con il Tmc-2 Fiat può ottenere, a
scelta, due risultati: produrre con meno lavoratori lo stesso
quantitativo di macchine o più macchine con gli stessi
lavoratori. Ma è una strategia che, anche a vederla solo in
ottica padronale, non convince del tutto: l’incidenza del costo
del lavoro nel bilancio Fiat è bassa, intorno al 10 per cento
(era il 19,1 per cento nel ’95) e gli stipendi dei suoi
lavoratori sono tra i più miseri in Europa. Cesare Cosi,
dell’ufficio sindacale della Fiom Piemonte, ex operaio di
Mirafiori e tra i massimi esperti in metrica del lavoro ( vedi il
suo contributo), la spiega così: "Il Tmc-1 (adottato in Fiat
prima del Tmc-2, ndr) era un sistema condiviso tra le parti e
rendeva possibile una contrattazione di merito. Si discuteva di
organizzazione del lavoro, prodotto, layout; ognuno, ovviamente,
con i propri interessi ma partendo da una base oggettiva: la
condivisione della stessa metrica del lavoro. Con l’adozione
unilaterale, da parte dell’azienda, del Tmc-2 questo terreno
comune salta e la contrattazione ne riceve un danno fortissimo".
Cioè, non si contesta più una modalità applicativa della metrica,
ma la metrica stessa: la contrattazione rischia di diventare
"ideologica", nel senso più pieno del termine.
A Melfi, memoria storica del Tmc-2
E alla Sata di Melfi, in dieci anni di Tmc-2, questa
conflittualità non è davvero mancata. "La nuova metrica - ricorda
Giuseppe Cillis, segretario generale della Fiom lucana - partì il
primo gennaio del ’94. Noi rivendicavamo quello che i lavoratori
degli altri stabilimenti stanno chiedendo ora, e spero con
risultati migliori dei nostri: la verifica puntigliosa
dell’applicazione di un sistema che rendeva più intenso il
lavoro. Anche all’epoca, come sta facendo in questi giorni a
Mirafiori, la Fiat sosteneva che il Tmc-2 poteva migliorare il
modo di lavorare. Ma perché questo avvenisse era necessario
intervenire sulle "situazioni" ergonomiche, sulle posizioni dei
lavoratori lungo la linea, sugli strumenti di lavoro". Se, per
esempio, un avvitatore produce un numero di vibrazioni più basse
magari si può sopportare un lavoro anche più intenso. "Ma questi
cambiamenti, che dovevano accompagnare la nuova metrica, non sono
mai stati adottati - attacca Cillis -. Per noi il modello
organizzativo va ripensato complessivamente. La maggiore
flessibilità di cui può aver bisogno l’azienda va coniugata con
la tutela e la salute dei lavoratori". A dieci anni di distanza
Ditolve prova a tirare le somme: "Con la crescita esponenziale
dei carichi di lavoro, su un totale di circa 4.900 addetti
abbiamo ormai più di mille lavoratori "limitati" (coloro, cioè,
che non possono fare le operazioni più pesanti, ndr), con ernie
del disco, tendiniti, sindromi del tunnel carpale. E questo
numero, con l’aumento dell’età media degli addetti, salirà sempre
di più se non s’interviene. La gente è stanca: ogni anno,
mediamente, 200 persone lasciano l’azienda". E non è che la
diminuzione della produzione alleggerisca il ritmo, anzi. A Melfi
in settimana hanno abbassato la produzione di 30 vetture, "ma
insieme hanno tolto 25 persone dalla linea - commenta il delegato
– e i tempi di lavoro, in questo modo, sono sempre più saturati".
E a Mirafiori nessuna prospettiva
Nel panorama Fiat spicca poi la situazione di Mirafiori. Si
tratta dell’unico sito produttivo dove all’introduzione del Tmc-2
non è seguita nessuna indicazione di sviluppo. Lo dicono i dati:
l’impianto funziona ormai al 45 per cento; i tre turni si fanno
solo sulla Punto, mentre per Multipla, Lybra e Thesis si lavora
solo su un turno giornaliero e la Panda è migrata in Polonia; la
Punto, poi, sarà progressivamente sostituita dal monovolume Idea,
ma si passerà da 800 a 300 vetture al giorno. Entro fine anno,
gli addetti superstiti saranno 14.000: erano 29.000 solo tre anni
fa. Nonostante questo, Fim Uilm e Fismic hanno firmato il 18
marzo l’accordo che ha dato via libera al Tmc-2 e,
contestualmente, a quasi duemila mobilità. A giugno sono iniziati
gli scioperi contro la nuova metrica. "Hanno protestato -
racconta Rocco Moscato, delegato Fiom da quindici anni - anche
tanti lavoratori iscritti a sigle firmatarie dell’accordo". Ma
come si vive il passaggio al Tmc-2 da una tempistica di lavoro
più tradizionale? "Male - ammette Moscato -, anche perché l’età
media qui a Mirafiori è alta, 45 anni. Molti non ce la fanno a
star dietro alla linea e così tante vetture rimangono sul
piazzale incomplete. E questo a dispetto di quella qualità di cui
la Fiat continua a parlare tanto".
Prima dell’estate, Guariniello ha avviato un’inchiesta, a seguito
di un esposto della Fiom, per verificare gli effetti della nuova
organizzazione del lavoro sulla sicurezza e salute degli addetti;
effetti che per i sindacati sono nocivi soprattutto in relazione
alle patologie da sforzo ripetuto. L’azienda, accusa la Fiom, non
ha aggiornato il documento di valutazione dei rischi, previsto
dal dlgs 626/94 e, soprattutto, rifiuta ogni approccio
partecipativo al problema sicurezza: "I rappresentanti dei
lavoratori nella Commissione fabbrica integrata - accusa Moscato
– hanno segnalato criticità su una ventina di postazioni. Ma la
Fiat ha detto che andava tutto bene e, anzi, su alcune di esse ha
addirittura aumentato i carichi".
Ora, come è noto, il Tmc-2 "tocca" a Termini Imerese e Pomigliano
D’Arco. Ancora è presto per dare giudizi; tuttavia, proprio per
evitare i conflitti, nello stabilimento napoletano l’azienda ha
iniziato a applicare il sistema metrico solo sulla linea
dell’Alfa 147 e in maniera soft: "Ma - spiega Andrea Amendola,
responsabile Fiat della Fiom napoletana, - abbiamo già annunciato
mobilitazioni se e quando le cadenze saranno intensificate". E,
mercato permettendo, c’è da scommetterci che lo saranno.