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Tengo famiglia

Publie le giovedì 15 aprile 2004 par Open-Publishing

I quattro uomini siedono tra pareti dismesse, lo sguardo perso, riluttante all’occhio della
piccola telecamera, la gola arsa dalla paura, sussurrano impacciati i loro nomi.
Hanno facce normali, di quelle che incroci al caffè delle otto, al posto dei passaporti potrebbero
stringere nelle mani la gazzetta dello sport e magari discutere dell’ultima di campionato. Invece
oggi sono i protagonisti, giocatori loro malgrado, simbolo di un’Italia sempre più invischiata in
scenari di guerra.

Tengono famiglia e non vogliono essere chiamati mercenari, per carità!, bravi ragazzi, assicurano
i loro compaesani, e giù foto dei bei tempi andati sulle prime pagine dei giornali. Famigliole
sorridenti attorno ad un tavolo imbandito a festa "Buona Pasqua, mamma. Non ti preoccupare, rientrerò
nei prossimi giorni...".

Visi banali come la guerra che dicono di non combattere. Guardie private,
buttafuori in discoteche, quando il lavoro scarseggia, si occupano di sicurezza a mille dollari al
giorno, che male c’è? Proteggono, chi non si sa, la riservatezza è d’obbligo in questo mestiere,
portano i valori della civiltà occidentale a coloro che non comprendono i benefici di una simile
missione, quegli ingrati! Amanti del rischio, dell’adrenalina alle stelle impugnano un AK47 con
cipiglio severo, nostalgici degli ordini secchi urlati nei cortili delle caserme di tutto il mondo,
giacciono affranti nei loro poveri corpi.

Corpi che parlano più delle parole: annunciano il verbo del nuovo millennio dove ogni separazione
è cancellata, le categorie concettuali travolte dalle trasformazioni. Narrano di una sfera civile
che si è fatta militare, del conflitto armato non più come eccezione, di un disordine che diventa
ordine.

Vite in produzione, prigioniere nell’oblio della ragione, smarrite nell’ordinarietà del quotidiano
dove un lavoro, pardon una professione, vale un altro. "Ho l’auto da cambiare... Sono
disoccupato..." e via dicendo. Una vita ridotta a merce.
Corpi belli, muscolosi, scattanti. Lucidati alla canfora. Pettorali gonfi e palestre alla moda.

Culi sodi, fieri, altezzosi.

Tutto si perde sulla strada per Amman nel lezzo mortale di Falluja.

Altri corpi. La nostra storia.