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Tutta la Spagna in piazza per chiedere «fuori le truppe dall’Iraq»

Publie le lunedì 22 marzo 2004 par Open-Publishing

«Madrid capitale morale d’Europa». C’era tutto l’orgoglio di Spagna nell’immenso corteo che ieri è tornato ad occupare il centro della città ferita dall’attentato dell’11 marzo e insorta contro la strategia della menzogna di Aznar, costata al partito popolare la più pesante sconfitta che la sua storia ricordi. Dalla piazza de Cibeles alla Puerta del Sol un unico fiume di gente, striscioni e bandiere. Uno slogan su tutti: «I nostri morti, la vostra guerra».

Manifestazioni ovunque in Spagna, convocate dallo stesso cartello di 34 associazioni che avevano organizzato la mobilitazione del 15 febbraio dell’anno passato. La più grande a Barcellona, con la partecipazione di tutti i partiti politici, compresi gli autonomisti catalani di CiU, ma non dei popolari, imbalsamati dall’elettrochoc elettorale dentro il no ostinato alla fine dell’occupazione in Iraq e contro il ritiro delle truppe spagnole promesso dal nuovo premier Zapatero.

A Madrid il grande corteo pacifista è stato aperto da un’enorme riproduzione della "Guernica" di Picasso con la scritta «Madrid per la pace». I socialisti vi hanno aderito, ma si sono presentati sparsi e a puro titolo personale. Corteo pacifico ma assai duro nei suoi contenuti politici. Gonfio delle facce e degli slogan della sinistra radicale, per nulla tenera nemmeno con il votatissimo neopremier al quale oggi la Spagna chiede «ci ricordiamo le promesse: fuori subito le truppe dall’Iraq».

Manifestazione commossa, percorsa da mille cartelli «non siamo tutti, ne mancano duecento». Tra i tanti in piazza («più di un milione» gridano in molti) un folto gruppo di italiani residenti in città e incolonnati dietro lo striscione «i girotondi a Madrid». E’ Camillo Martino, da uno dei rivoli del corteo, a raccontare: «In testa ci sono le comunità dei paesi islamici che in questi giorni hanno testimoniato in mille modi la loro solidarietà al popolo spagnolo rifiutando l’assimilazione con "quelli che mettono le bombe"».

Un silenzio irreale è calato sulla Puerta del Sol quando il premio Nobel per la letteratura Saramago ha preso la parola: «Madrid capitale morale d’Europa». Ovazione incontenibile quando Luis Llath (voce storica della resistenza catalana alla dittatura franchista) ha intonato la Estaca, la canzone di condanna della «corda del franchismo».

Stracolme anche le strade di Barcellona. percorse dalle mille sigle di un movimento che grida al partito popolare di Aznar «non ve ne siete andati, vi abbiamo cacciato». Attivissima la rete "Boicottaggio preventivo" (realtà soprattutto catalana di contestazione alle banche spagnole, all’impero Caixa e alla grande catena Cortes Ingles accusate di fare affari con la ricostruzione irachena). Sul tappeto di cartelloni che copre il lungomare, a sera uno resterà illuminato dalla luce delle fiaccole: «Mai più. Nessun esercito, nessuna guerra».

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