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ULTIMA BEFFA PER VANUNU

Publie le giovedì 22 aprile 2004 par Open-Publishing

La scarcerazione del pacifista israeliano è prevista per il 21 aprile. Ma gli sarà negato il passaporto e molto altro. Occorre una mobilitazione internazionale

Il 21 aprile prossimo Mordechai Vanunu lascerà il carcere israeliano di Shekma, ad Askhelon: ha scontato tutti e diciotto gli anni a cui era stato condannato come spia per aver rivelato all’opinione pubblica israeliana e mondiale quel che i governanti dei paesi potenti già sapevano: il possesso di testate atomiche da parte di Israele. "Adesso la libertà!" scriveva agli amici negli ultimi mesi. Ma ecco l’ultima beffa, come riferisce oggi il quotidiano Haaretz: il servizio di sicurezza israeliano Shin Bet gli ha negato il passaporto, di cui egli ha fatto richiesta perché intenderebbe lasciare subito il paese e trasferirsi presso i genitori adottivi, gli Eoloff, due anziani pacifisti americani. Non solo: potrà scegliere una città di residenza ma non potrà allontanarvisi, gli sarà proibito avvicinarsi a più di 100 metri da ogni ambasciata straniera o a più di 300 metri dai confini con i territori occupati (da tempo Vanunu è un attivo sostenitore, per quel che può, della causa palestinese); né avere contatti con stranieri, né direttamente né per telefono o per posta elettronica. Il tutto per almeno sei mesi, durante i quali il suo comportamento sarà monitorato; dopo, chissà. Ma se trasgredirà, ci sarà un nuovo processo a suo carico. Le restrizioni sono basate sulle clausole 108-109 della legge di emergenza passata nel 1945 sotto il mandato britannico….Il detenuto ha pochi giorni per fare appello; l’Associazione israeliana per i diritti civili è pronta a appoggiarlo.

Israeliano di origine marocchina, oggi quarantanovenne, Mordechai ha pagato carissimo, senza sconti, il suo impegno per un mondo senza armi nucleari da quando, nel 1986, pochi giorni dopo la sua intervista-rivelazione al giornale inglese Sunday Times come ex tecnico della centrale nucleare di Dimona nel deserto del Negev, fu rapito all’aeroporto di Fiumicino dai servizi segreti israeliani. Un’operazione assolutamente illegale sulla quale il giudice Sica aprì un’inchiesta per poi subito chiuderla con motivazioni assenti, e nell’indifferenza di tutti i governi che si sono da allora susseguiti a Roma.

Per diciotto anni, i tribunali israeliani hanno respinto qualunque appello, e anche la richiesta di liberazione condizionale una volta scontati i due terzi della pena: il motivo ufficialmente addotto era che Vanunu poteva ancora danneggiare la sicurezza di Israele con le sue rivelazioni; in realtà in tempi recenti il caso nucleare israeliano è diventato di pubblico dominio; mentre il condannato ha conoscenze che risalgono a 18 anni prima. Da Askhelon, la prigione che l’ha visto sopportare undici anni di isolamento totale e due (i primi) con illuminazione perenne, oltre ad altre torture psicologiche, il pluripremiato Mordechai conta i giorni da tanto tempo.

La fine del carcere per Vanunu arriva in un momento denso di eventi sul fronte del disarmo nucleare. Mentre la Libia rinuncia al programma nucleare, il capo dell’Agenzia atomica internazionale El Baradei ha detto chiaro che Israele e i propri vicini debbono eliminare questo tipo di armi dalla regione (ma quanto ai cittadini dello stato ebraico, solo uno su quattro è in favore di tale disarmo). Eppure, come riporta il bollettino I Am your Spy, il ministro delle Costruzioni Effi Eitam, politico di estrema destra, dice di non dimore la notte pensando a quel che un terremoto potrebbe fare al reattore nucleare di Dimona, situato lungo la faglia siro-africana); e il fisico Uzi Even, che a Dimona ha lavorato anni fa, ha di recente ripetuto l’appello a chiudere il vecchio reattore.

La Campagna internazionale che da anni si batte invano per la liberazione di Vanunu, mentre si prepara a festeggiarlo all’uscita dal carcere con un delegazione internazionale, al tempo stesso scrive a tutti i sostenitori: "Dal 22 aprile dobbiamo essere pronti a una campagna di disobbedienza civile nonviolenta in tutto il mondo, di fronte alle ambasciate israeliane, se la liberazione di Mordechai non sarà incondizionata". Si può intanto firmare la petizione on line (disponibile sul sito www.vanunu.freeserve.co.uk) alle autorità israeliane.

Il parlamentare britannico Jeremy Corbyn è il primo firmatario di una mozione parlamentare che potrebbe essere imitata in altri parlamenti (compreso quello italiano..) e che recita così: "Questo Parlamento saluta il prossimo rilascio del dottor Mordechai Vanunu (ha fra l’altro ottenuto una laurea honoris causa in Fisica, ndr), una voce di pace; chiede al Ministro degli Esteri di contattare le autorità israeliane perché confermino la natura incondizionata della sua scarcerazione; chiede a Israele di aiutare la pace in Medio Oriente seguendo l’esempio del Presidente libico e rinunciando a dipendere da armi nucleari, iniziando con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica un processo di ispezioni sulle sue armi e installazioni nucleari".

Secondo il ministro della giustizia israeliano Mordechai Mazuz, il rilascio di Mordechai Vanunu creerà un "pericolo significativo per la sicurezza nazionale". In realtà Vanunu ha sempre scritto che continuerà per tutta la vita il suo impegno pacifista, ma che non ha informazioni aggiuntive in materia. Secondo Meir Vanunu, fratello di Mordechai e tornato dall’Australia per seguire questi mesi cruciali, il ministero della Difesa si oppone al rilascio perché teme il danno all’immagine del paese (come se ne avesse ancora una) che deriverebbe da rivelazioni sul trattamento carcerario e sugli interrogatori…

Il più accanito persecutore di Vanunu sembra essere Yehiel Horev, che ha incrociato il malcapitato sia come vice capo della Sicurezza al Ministero della Difesa prima, e poi come membro di una commissione investigativa sul caso Vanunu. Egli è responsabile delle durissime condizioni di detenzione ad Akshelon, sia delle limitazioni al numero di visitatori (solo l’avvocato, i fratelli e due coniugi americani, gli Eoloff, perché l’hanno adottato). Oggi Horev non è riuscito a persuadere i politici a mettere Vanunu in detenzione amministrativa (arresto senza processo) dopo la fine del periodo di condanna, ma pare ossessionato dalla possibilità che un Vanunu libero e in giro per il mondo possa accrescere il dibattito pubblico sul ruolo nucleare di Israele.