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Un accordo come inizio...

Publie le lunedì 22 marzo 2004 par Open-Publishing

Un primo passo é stato fatto. Durante la giornata di venerdì 19 marzo il Ministro di agricoltura Augusto Navarro si é presentato nell’accampamento dei bananeros portando la notizia che il presidente Enrique Bolaños era disposto a riceverli nella sua residenza del Raizòn, vicino a Masaya.

L’incontro si é svolto sabato 20 marzo ed é durato quasi 5 ore. Presenti gran parte del Gabinetto di Governo con i Ministri della sanità, finanza, interni, agricoltura, il Procuratore generale della repubblica, il Procuratore per la difesa dei diritti umani, i rappresentanti dei bananeros.

La discussione è stata lunga e faticosa e si è dovuto anche limare l’asprezza e i toni ormai molto alti degli ultimi giorni contro il disinteresse e l’insensibilità del presidente.

Quello che si é raggiunto é stato denominato "Acuerdo del Raizòn" e che in pratica si basa su cinque punti, come racconta Jaime Gonzalez, uno dei rappresentanti della Asotraexdan all’incontro con il presidente Bolaños

"Il primo punto é quello dell’unità. Nel futuro i vari gruppi e organizzazioni i cui si dividevano i bananeros si presenteranno unite per iniziare incontri di negoziazione con le compagnie multinazionali. Il punto dell’unità resta uno dei punti fondamentali, ma anche uno dei più difficili. In rappresentanza degli altri tre gruppi si è presentato Benjamin Chavez, giornalista stipendiato dal nostro ex avvocato Walter Gutierrez, con il quale abbiamo avuto grossi scontri nel passato, ma abbiamo dovuto ingoiare questa presenza in vista di raggiungere degli accordi ampi e chiari con il governo e per presentarci uniti di fronte alle multinazionali.

Con il secondo punto il governo si impegna a fungere da facilitatore affinché le multinazionali vengano in Nicaragua per iniziare le negoziazioni per raggiungere un accordo sugli indennizzi che ci spettano per i danni che ci hanno provocato. I vari ministri formeranno una commissione che si riunirà con le multinazionali per decidere in che data inizieranno le negoziazioni.

Il terzo punto ha a che vedere con la nomina del Procuratore per la Difesa dei Diritti Umani come rappresentante per il Nicaragua al Forum Internazionale sui Diritti Umani a Ginevra. A questo Forum parteciperà lui e due nostri rappresentanti e in quella occasione denunceremo al mondo i danni provocati dal Nemagòn ad opera delle multinazionali.

Il quarto punto riguarda la Legge 364. Il presidente Bolaños si é impegnato affinché la legge non venga toccata in nessuna delle sue parti, almeno fino a che ogni bananero non riceva il suo giusto indennizzo. Su questo punto non ci siamo spinti oltre e dipenderà dalle negoziazioni che si svolgeranno con le multinazionali. Se la loro posizione sarà quella di volerla abolire, le negoziazioni si bloccheranno immediatamente. All’interno di una negoziazione aperta ci potrebbero però essere cose su cui dover cedere e quindi si potrebbe ragionare su un eventuale cambio alla legge, ma solo dopo il pagamento degli indennizzi e la copertura alle seconde e terze generazioni che già stanno subendo i danni del pesticida e che potrebbero subirli nel futuro.

Nel quinto punto il presidente ha garantito che tramite l’ambasciata nicaraguense negli Stati Uniti si contatteranno avvocati esperti in materia per la nostra difesa contro le vergognose denunce che ci hanno fatto le multinazionali. Come si sa i nostri attuali avvocati non ci possono difendere negli Stati Uniti perché fanno già parte del caso che noi abbiamo aperto contro le multinazionali stesse in Nicaragua.
Infine il presidente si é impegnato a fornirci i mezzi per tornare a Chinandega una volta firmato l’accordo".

Dall’accordo resta fuori la richiesta che i bananeros avevano fatto di una pensione vitalizia per la gente malata, i 100 milioni di cordobas richiesti per copertura medica e in pratica, una pubblica dichiarazione di Bolaños contro la denuncia posta dalle multinazionali contro i bananeros, che si é solo intravista nella disponibilità a mettere a disposizione avvocati per la loro difesa e nel compito di fungere da facilitatore per le negoziazioni con le multinazionali. Dal punto di vista medico ha solo detto che attiverà il Ministero di salute, con il quale i bananeros hanno già firmato un accordo, per poter coprire nei limiti del possibile le emergenze medico-sanitarie. Inoltre il Centro Nicaraguense de Derechos Humanos (CENIDH) ha già preso contatti con una serie di organizzazioni statunitensi che lavorano nel campo sanitario e il governo cercherebbe d’intercedere presso l’Ambasciata degli Stati Uniti affinché conceda i visti d’entrata per una serie di persone che andrebbero a stabilire rapporti con queste organizzazioni, con l’obiettivo di aiuti sanitari per la gente malata.
Il resto, come sempre, resta nell’aria per mancanza di fondi.

Secondo Victorino Espinales, presidente della Asotraexdan, "questo accordo non ha raggiunto tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissi, ma è un buon passo in avanti e vogliamo dare fiducia al presidente che si é impegnato personalmente davanti all’intero paese. Abbiamo avuto l’appoggio richiesto da parte del governo, ma continuiamo comunque nella lotta osservando attentamente l’evolversi della situazione e pronti a muoverci se gli accordi non verranno rispettati. Tra 15 giorni ci riuniremo ancora con questa commissione che si é formata e con gli avvocati nicaraguensi e stranieri per preparare il piano d’azione per le negoziazioni".

Lunedì 22 marzo alle 9 del mattino è prevista la firma degli accordi. Se questa firma ci sarà, i 5 mila bananeros saliranno sui quasi 100 autobus messi a disposizione del governo e faranno ritorno alle loro case che non vedono da 52 giorni. Senza la firma nessuno si muoverà dall’accampamento.
Potrebbe quindi finire tra poche ore quest’ennesima lotta dei bananeros afectados por el Nemagòn, che però sarà solo una delle tante battaglie che ancora li aspetta.
Bolaños e il suo governo hanno più volte dimostrato in questi due anni di giocare con gli accordi e le firme, basti pensare a quanto firmato con i braccianti agricoli del nord nell’accordo de Las Tunas, con i maestri che stanno ancora aspettando da tre mesi il misero aumento salariale di 240 cordobas al mese (circa 15 dollari) o con i vari gruppi che periodicamente arrivano a Managua chiedendo terra su cui lavorare.

Gli accordi del Raizòn sono sicuramente miseri rispetto alle aspettative iniziali, ma hanno raggiunto l’obiettivo di far esporre direttamente il presidente, di obbligarlo ad impegnarsi ad accompagnare i bananeros nelle trattative con le multinazionali, di aver parlato all’opinione pubblica ampliando in modo drastico la loro presenza nel cuore della gente, di aver dimostrato l’importanza di una lotta comune, ordinata, non violenta, ma decisa fino alle ultime conseguenze. In questi 52 giorni sono morte dieci persone che si aggiungono alla lunga lista che li accompagna.
Da parte di tutti i bananeros un ennesimo grazie a tutte le persone che in questi quasi due mesi si sono attivati per diffondere le notizie, per raccogliere fondi, per far conoscere la loro storia e la loro lotta. Il cammino é ancora lungo.