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Un disegno di legge del new Labour riconosce alle coppie gay gli stessi diritti di quelle etero

Publie le domenica 4 aprile 2004 par Open-Publishing

LONDRA

L’hanno definita una riforma rivoluzionaria. I ministri del new Labour non
nascondono la loro soddisfazione nel raccontare la nuova legislazione in
materia di omosessualità.

La riforma prevede infatti il tanto sospirato riconoscimento ufficiale delle
unioni omosessuali (le hanno chiamate «partnership civili»). Che significa
anche il trasferimento alle coppie dello stesso sesso di tutti i diritti
attualmente appannaggio delle sole coppie eterosessuali. Se la legge passerà
(e non dovrebbe esserci troppa opposizione visto che anche i conservatori
hanno lanciato un «nuovo corso» in materia di omosessualità) gay e lesbiche
potranno ufficialmente sposarsi: dovranno firmare una sorta di certificato
di matrimonio di fronte a due testimoni. In alcuni casi si potrà celebrare
anche una cerimonia formale. La riforma prevede anche il passaggio della
pensione al coniuge in caso di morte di uno dei due partner. Una svolta,
questa sì rivoluzionaria, perchè finora le coppie omosessuali non avevano
alcun diritto.

Ora invece il coniuge non dovrà nemmeno pagare la tassa di
successione sulla casa, in caso di decesso del partner. A meno che il valore
della casa non superi la soglia delle 263mila sterline. Che per il mercato
immobiliare britannico (specie quello londinese e del sud est) vuol dire una
buona fetta di case. Le partnership civili, anche se non sono state
ufficialmente battezzate come «matrimoni» sono comunque «state pensate come
qualcosa di molto simile al contratto matrimoniale» ha detto la vice
ministra alle pari opportunità, Jacqui Smith che ha sottolineato anche che
«con la firma di questi contratti i coniugi si impegnano ad assumere la
responsabilità non solo del partner ma anche di eventuali figli». Come le
coppie eterosessuali anche quelle omosessuali potranno dissolvere la loro
unione in maniera ufficiale, con una sorta di divorzio.

La presentazione del nuovo disegno di legge segue l’importante incontro
organizzato dal partito conservatore con le associazioni gay e lesbiche del
paese. Dopo essere stato eletto segretario del partito, infatti, Michael
Howard non aveva nascosto la sua intenzione di dare una svolta netta alle
politiche tories. In particolare Howard ha detto di voler rompere con le
posizioni bigotte e anacronistiche del passato. Inevitabile che la questione
dell’omosessualità (che i Tories volevano addirittura ridichiarare illegale)
fosse una delle prime ad essere affrontate. Con insolita determinazione,
Howard ha prima affermato di essere in linea di principio favorevole alle
unioni omosessuali e quindi ha invitato tutte le associazioni gay e lesbiche
del partito a quello che è stato subito definito il «summit gay» dei Tories.

Nei giorni scorsi il quotidiano The Guardian ha pubblicato una interessante
«mappa» delle coppie gay. Non una schedatura, bensì un’analisi degli
spostamenti degli omosessuali in questi ultimi anni, luoghi preferiti, città
odiate. Così per esempio Brighton (cittadina balneare del sud) è senza
dubbio la capitale delle coppie gay. Alcuni quartieri di Londra (Camden
Town, Islington e Lambeth) continuano ad essere mete preferenziali, ma anche
Manchester ha un posto rilevante nel mondo omosessuale. Le città
universitarie (Cambridge e Oxford, ma anche Exeter e Lancaster) hanno un
elevato numero di omosessuali, così come cittadine balneari come Blackpool
(al nord) e Bornemouth, Eastborne e Hastings (al sud). Rimangono tuttavia
dei luoghi dove è ancora normale essere «l’unico gay del villaggio»: le
città industriali del nord e gran parte della Middle England.

Il Manifesto