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Un francobollo per Pinelli

Publie le martedì 25 gennaio 2005 par Open-Publishing

Dazibao


di Piero Sansonetti

Una trentina d’anni fa Camilla Cederna scrisse un libro molto bello, di inchiesta,
sulla morte di Pinelli. Un paio di mesi fa - in occasione del trentacinquesimo
anniversario di quella morte - il settimanale "Diario" ha ristampato il libro
e ha ottenuto un discreto successo editoriale. Il quotidiano "Libero" ha aperto
una campagna contro "Diario", perché - sostiene - pubblicando quel libro ha diffamato
il commisario Calabresi. Il Ministro Gasparri ha dato ragione, come spesso gli
capita, a "Libero", e ha anche annunciato l’emissione di un nuovo francobollo
in onore di Calabresi.

Spieghiamo meglio questa storia un po’ intricata e che non tutti conoscono. Chi è la Cederna, chi è Pinelli, chi è Calabresi. Camilla Cederna è una giornalista e scrittrice italiana, famosissima negli anni ’60 e ’70, che aveva tra le sue specialità quella di fare giornalismo di inchiesta. Andava sul posto, parlava con centinaia di persone, cercava indizi, riscontri, controllava le carte, i luoghi, le caratteristiche delle persone.

Pino Pinelli era un ferroviere, di opinioni politiche anarchiche, attivista, e in una tragica giornata del dicembre 1969, poco più che quarantenne, venne arrestato dalla polizia, accusato di essere l’autore di una strage orrenda (la strage della banca dell’Agricoltura a piazza Fontana, 12 dicembre 1969, 16 morti), portato in questura, interrogato, forse un po’ torturato, e poi... E poi volò da una finestra e morì. Il commissario Calabresi era un poliziotto che si occupò delle indagini sulla strage di piazza Fontana e che ebbe a che fare con Pinelli. "Lotta Continua" e altri gruppi extraparlamentari lo accusarono di aver partecipato attivamente alla defenestrazione di Pinelli, ma in un processo per diffamazione (contro Adriano Sofri) i giudici accertarono che Calabresi non era nella stanza quando Pinelli volò dalla finestra.

Tre anni più tardi il commissario Calabresi, mentre usciva dalla sua abitazione a Milano, fu affrontato da un killer che gli sparò con una pistola, lo uccise e fuggì. Sedici anni dopo questo dellitto un ex militante di "Lotta Continua", Leonardo Marino, si autoaccusò, dicendo che lui era l’autista del killer, che il killer era Bompressi e il mandante Adriano Sofri. Per questo motivo, Sofri (che al tempo era il capo di Lotta Continua) ora sta in carcere, anche se si è sempre proclamato innocente e contro di lui, in processo, non si è trovata nessuna conferma alle accuse di Marino.

La questura di Milano in quei drammaticissimi giorni del ’69 sostenne che Pinelli si era suicidato. E si era suicidato per il rimorso. Cioè per la vergogna di avere compiuto l’attentato. Quasi tutti i giornali diedero retta alla questura di Milano. Quasi tutti i giornali parlarono di Pietro Valpreda (amico di Pinelli, arrestato con lui e sopravvissuto agli interrogatori) come di un mostro. Scrissero la parola mostro a caratteri cubitali sulle prime pagine. Le indagini successive accertarono che Valpreda era innocente, che Pinelli era innocente, che Pinelli non si era suicidato. E furono trovate montagne di prove sul fatto che era stato prima stordito, forse con un colpo di karatè (o forse ucciso con quel colpo) e poi gettato dalla finestra, esanime, per fingere il suicidio.

Ora nessuno ha niente da dire sul francobollo per il commisarrio Calabresi. Noi sappiamo che Calabresi era un giovane commissario, dicono che fosse molto bravo, aveva moglie e tre bambini piccoli. Ha perso la vita da servitore dello Stato, ucciso ingiustamente e barbaramente da dissennati e fanatici terroristi: è questa è la motivazione per dedicargli un francobollo. Vorremmo però - lo diciamo senza polemica - che si dimostrasse la stessa sensibilità e riconoscenza per l’anarchico Pino Pinelli. Era un servitore dello Stato anche lui, faceva il ferroviere, lavorava sodo, faceva politica onestamente e con passione, senza ricompense e senza doppi fini, ed è stato ucciso ingiustamente dalla polizia. Non vi sembrerebbe giusto se lo Stato lo risarcisse, seppure con immenso ritardo e con un gesto simbolico infinitamente Piccolo, dedicando anche a lui un francobollo?

http://www.liberazione.it/giornale/050125/pezzo1.asp

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