Home > Un nuovo Vietnam
Dopo gli scontri e le manifestazioni di Najaf, di Bagdad, di Bassora, di
Nassiriya, che hanno provocato più di quaranta morti e 150 feriti fra
gli iracheni e dieci morti e una trentina di feriti fra gli occidentali,
dopo che i nostri carabinieri sono stati costretti a sparare su una
folla in rivolta e a uccidere tredici civili, voglio vedere chi avrà il
coraggio di sostenere che quella delle truppe americane e alleate in
Irak è una «liberazione» e non un’occupazione e di negare che in quel
Paese è in atto una guerra fra occupanti e resistenza popolare.
A ribellarsi in massa sono stati, questa volta, gli sciiti, cioè quella
parte della popolazione irachena che, insieme ai curdi, più aveva subìto
le violenze di Saddam. Ma evidentemente, pur se liberati dalla presenza
del dittatore, gli sciiti sentono gli americani come occupanti. Anche
perché tutti capiscono che questa storia della democrazia è una farsa.
Se si dovessero fare davvero elezioni regolari e libere in Irak gli
sciiti, che sono il 65% della popolazione, le vincerebbero a redini
basse e instaurerebbero una Repubblica teocratica, simile a quella
iraniana, perché questo è il sentimento prevalente nella popolazione. Ma
gli americani non lo possono tollerare.
Il nuovo governo di Bagdad, che dovrebbe «restituire l’Irak agli
iracheni», sarà quindi un governo fantoccio in mano agli americani.
Questo gli iracheni, sciiti o sunniti che siano, lo sanno benissimo. Col
nuovo governo quindi la guerriglia non si fermerebbe, anzi si
rafforzerebbe unendo, com’è già in parte ora, sciiti e sunniti nella
lotta, in attesa di regolare i conti fra loro dopo aver cacciato
l’invasore. E oggi nemmeno l’intervento dell’Onu, invocato dalle
sinistre, risolverebbe nulla. Perché anche l’Onu è totalmente
screditata. E a screditarla hanno provveduto proprio gli occidentali,
prima aggredendo, senza l’autorizzazione delle Nazioni Unite e senza
alcuna plausibile giustificazione, la Jugoslavia, poi aggredendo, sempre
senza l’autorizzazione delle Nazioni Unite e sulla base di informazioni
volutamente false, l’Irak.
La sola cosa da fare a questo punto, è che le truppe di occupazione si
tolgano di mezzo al più presto. Ciò provocherà, con tutta probabilità,
una guerra civile fra sciiti e sunniti, ma alla fine si avrà perlomeno
una situazione stabile che rispecchi la realtà delle forze in campo e
ciò che vuole la maggioranza della popolazione di quel Paese. Ostinarsi
cocciutamente ad occupare l’Irak significa invece, come ha detto anche
il senatore Ted Kennedy, infognarsi in un nuovo Vietnam.
E alla fine, come in Vietnam, ci sarebbe comunque il ritiro e il
conseguente scontro, inevitabile dopo la cacciata di Saddam Hussein e la
distruzione del vecchio, seppur feroce, equilibrio, fra sciiti e
sunniti. E allora tanto vale anticipare i tempi in modo che il tributo
di sangue non sia, com’è ora, sterile, del tutto inutile, senza futuro,
senza senso e senza risultato.
Massimo Fini
La Gazzetta del Sud