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"La disperata scommessa di Berlusconi", è il titolo dell’articolo in cui
l’Economist analizza la situazione italiana. "Con le spalle al muro,
colpendo e parandosi disperatamente, l’eroe si aggrappa al lampadario di
cristallo. Gli assalitori rimangono a guardare mentre lui dondola, ormai
inafferrabile, sopra le loro teste e scappa via. Silvio Berlusconi spera di
essere riuscito in un’impresa del genere, con la sua promessa di abbassare
le tasse e ravvivare così il triste destino economico dell’Italia. Ma i
suoi nemici, e qualcuno dei suoi alleati, si domandano se il lampadario a
cui si è aggrappato non finirà per crollare al suolo".
Il settimanale britannico racconta di come, qualche settimana fa, una
manifestazione di protesta contro la riforma delle pensioni si è
trasformata in una generale espressione di malessere degli italiani, "che
si chiedono che fine abbia fatto il miracolo economico promesso dal premier".
È ormai chiaro "che la situazione economica della penisola è diventato un
tema più importante delle riforme, che probabilmente sarà al centro delle
prossime elezioni europee e regionali".
Per rispondere alla persistente stagnazione italiana, oltre alla promessa
di tagli fiscali, il premier ha prospettato l’eliminazione di un giorno di
ferie: "Una misura", prosegue il settimanale, "che sicuramente aumenterebbe
la produttività, anche se l’Italia non è certo in cima alla lista degli
scanzafatiche internazionali, con le sue 12 festività rispetto alle 14
della Spagna o le 15 del Giappone. Il problema è che difficilmente si può
pensare che l’eliminazione delle ferie sia una riforma economica seria". I
tagli fiscali sono certamente un approccio più credibile, "ma l’Italia può
veramente permettersi qualunque tipo di sgravio fiscale?".
Silvio Berlusconi non è l’unico politico italiano di cui si occupa
l’Economist: "’Prodi dice a Rutelli: il portavoce sarà Fassino’. È accaduto
la settimana scorsa a Bruxelles, ma poteva accadere un giorno qualunque
degli ultimi mesi. Il significato di questo episodio è che, quando si
tratta di conflitto d’interessi, il premier non è l’unico politico italiano
che ne ha uno".
In quanto presidente della Commissione europea, Romano Prodi rappresenta
l’Unione nel suo insieme e deve tenersi al di sopra delle questioni
politiche del suo paese: "Di recente due suoi colleghi, lo spagnolo Pedro
Solbes e la greca Anna Diamantopoulou, si sono dimessi per rientrare nella
politica dei loro paesi. Questa settimana Michel Barnier è tornato a Parigi
da Bruxelles per diventare ministro degli esteri. Ma Prodi continua ad
aggrapparsi alla sua carica, e al prestigio che esse conferisce,
continuando a dirigere l’opposizione italiana, anche se non ufficialmente".