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"Io, l’infame della caserma che ha denunciato quelle torture"

Publie le martedì 18 marzo 2008 par Open-Publishing
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Marco Poggi, infermiere penitenziario, era in servizio in quei tre giorni

Il racconto al pm e un libro sulla vicenda: "Quegli uomini dovevano essere sospesi"

Marco Poggi, infermiere penitenziario, entrò in servizio a Bolzaneto alle 20 di venerdì 20 luglio 2001 e ci rimase fino alle 15, 15.30 di domenica 22 luglio. "Ho visto picchiare con violenza e ripetutamente i detenuti presenti con schiaffi, pugni, calci, testate contro il muro". "Picchiava la polizia di stato ma soprattutto il "gruppo operativo mobile" e il "nucleo traduzioni" della polizia penitenziaria. Ho visto trascinare un detenuto in bagno, da tre o quattro agenti della "penitenziaria". Gli dicevano: "Devi pisciare, vero?". Una volta arrivati nell’androne del bagno, ho sentito che lo sottoponevano a un vero e proprio linciaggio...".

Marco Poggi dice che sa che cos’è la violenza. "Ci sono cresciuto dentro. Ho "rubato" la terza elementare ai corsi serali delle 150 ore e sono andato infermiere in carcere per buscarmi il mio pezzo di pane. Per anni ho lavorato al carcere della Dozza a Bologna. Un posto mica da ridere. Tossici, ladri di galline, mafiosi, trans, stupratori. La violenza la respiravi come aria, ma quel che ho visto a Bolzaneto in quei giorni non l’avrei mai ritenuto possibile, prima. Alcuni detenuti non capivano come fare le flessioni di routine previste dalla perquisizione di primo ingresso in carcere. Meno capivano e più venivano picchiati a pugni e calci dagli agenti della polizia penitenziaria. Gli ufficiali, i sottufficiali guardavano, ridevano e non intervenivano. Ho visto il medico, vestito con tuta mimetica, anfibi, maglietta blu con stampato sopra il distintivo degli agenti della polizia penitenziaria, togliere un piercing dal naso di una ragazza che era in quel momento sottoposta a visita medica e intanto le diceva: "Sei una brigatista?"".

Marco Poggi è "l’infame di Bolzaneto". Così lo chiamavano alcuni agenti della "penitenziaria" e lui, in risposta, per provocazione, per orgoglio, per sfida, proprio in quel modo - Io, l’infame di Bolzaneto - ha voluto titolare il libro che raccoglie la sua testimonianza. Poggi è stato il primo - tra chi era dall’altra parte - a sentire il dovere di rompere il cerchio del silenzio. "Delle violenze nelle strade di Genova - dice - c’erano le immagini, le foto, i filmati. Tutto è avvenuto alla luce del sole. A Bolzaneto, no. Le violenze, le torture si sono consumate dietro le mura di una caserma, in uno spazio chiuso e protetto, in un ambiente che prometteva impunità. Solo chi l’ha visto, poteva raccontarlo. Solo chi c’era poteva confermare che il racconto di quei ragazzi vittime delle violenze era autentico. Io ero tra quelli. Che dovevo fare, allora? Dopo che sono tornato a casa da Genova, per giorni me ne sono stato zitto, anche con i miei. Io sono un pavido, dico sempre. Ma in quei giorni avevo come un dolore al petto, un sapore di amaro nella bocca quando ascoltavo il bla bla bla dei ministri, le menzogne, la noncuranza e infine le accuse contro quei ragazzi. Non ho studiato - l’ho detto - ma la mia famiglia mi ha insegnato il senso della giustizia. Non ho la fortuna di credere in Dio, ho la fortuna di credere in questa cosa - nella giustizia - e allora mi sono ripetuto che non potevo fare anch’io scena muta come stavano facendo tutti gli altri che erano con me, accanto a me e avevano visto che quel che io avevo visto. Ne ho parlato con i miei e loro mi hanno detto che dovevo fare ciò che credevo giusto perché mi sarebbero stati sempre accanto. E l’ho fatta, la cosa giusta. Interrogato dal magistrato, ho detto quel che avevo visto e non ci ho messo coraggio, come mi dicono ora esagerando. Non sono matto. Ci ho messo, credo, soltanto l’ossequio per lo stato, il rispetto per il mio lavoro e per gli agenti della polizia carceraria - e sono la stragrande maggioranza - che non menano le mani".

Marco Poggi ha pagato il prezzo della sua testimonianza. "Beh! - dice - un po’ sì, devo dirlo. Dopo la testimonianza, in carcere mi hanno consigliato - vivamente, per dire così - di lasciare il lavoro. Dicevano che quel posto per me non era più sicuro. Qualcuno si è divertito con la mia auto, rovinandomela. Qualche altro mi ha spedito la mia foto con su scritto: "Te la faremo pagare". Il medico con la mimetica e gli anfibi mi ha denunciato per calunnia. Ma il giudice ha archiviato la mia posizione e con il lavoro mi sono arrangiato con contratti part-time in case di riposo per anziani. Oggi, anche se molti continuano a preoccuparsi della mia integrità più di quanto faccia solitamente la mia famiglia, sono tornato a lavorare in carcere, allo psichiatrico di Castelfranco Emilia. Mi faccio 160 chilometri al giorno, ma va bene così. Sono tutti gentili con me, l’infame di Bolzaneto".

Dice Marco Poggi che "se i reati non ci sono - se la tortura non è ancora un reato - non è che te li puoi inventare". Dice che lui "lo sapeva fin dall’inizio che poi le condanne sarebbero state miti e magari cancellate con la prescrizione". Dice Poggi che però "quel che conta non è la vendetta. La vendetta è sempre oscena. Il direttore del carcere di Bologna Chirolli - una gran brava persona che mi ha insegnato molte cose sul mio lavoro - ci ripeteva sempre che lo Stato ha il dovere di punire e mai il diritto di vendicarsi. Mi sembra che sia una frase da tenere sempre a mente. Voglio dire che importanza ha che quelli di Bolzaneto, i picchiatori, non andranno in carcere? Non è che uno voglia vederli per forza in gabbia. La loro detenzione potrebbe apparire oggi soltanto una vendetta, mi pare. Quel che conta è che siano puniti e che la loro punizione sia monito per altri che, come loro, hanno la tentazione di abusare dell’autorità che hanno in quel luogo nascosto e chiuso che è il carcere, la questura, la caserma. Per come la penso io, la debolezza di questa storia non è nel carcere che quelli non faranno, ma nella sanzione amministrativa che non hanno ancora avuto e che non avranno mai. Che ci vuole a sospenderli da servizio? Non dico per molto. Per una settimana. Per segnare con un buco nero la loro carriera professionale. È questa la mia amarezza: vedere i De Gennaro, i Canterini, i Toccafondi al loro posto, spesso più prestigioso del passato, come se a Genova non fosse accaduto nulla. Io credo che bisogna espellere dal corpo sano i virus della malattia e ricordarsi che qualsiasi corpo si può ammalare se non è assistito con attenzione. Quella piccola minoranza di poliziotti, carabinieri, agenti di polizia penitenziaria, medici che è si abbandonata alle torture di Bolzaneto è il virus che minaccia il corpo sano. Sono i loro comportamenti che hanno creato e possono creare, se impuniti, sfiducia nelle istituzioni, diffidenza per lo Stato. Possono trasformare gli uomini in divisa - tutti, i moltissimi buoni e i pochissimi cattivi - in nemici del cittadino. Non ci vuole molto a comprendere - lo capisco anch’io e non ho studiato - che soltanto se si fa giustizia si potrà restituire alle vittime di Genova, ai giovani che vanno in strada per manifestare le loro idee, fiducia nella democrazia e non rancore e frustrazione. I giudici fanno il loro lavoro, ma devono fare i conti con quel che c’è scritto nei codici, con quel che viene fuori dai processi. Non parlo soltanto dei processi, è chiaro. Parlo della responsabilità della politica. Che cosa ha fatto la politica per sanare le ferite di Genova? Gianfranco Fini, che era al governo in quei giorni, disse che, se fossero emerse delle responsabilità, sarebbero state severamente punite. Perché non ne parla più, ora che quelle responsabilità sono alla luce del sole? Perché Luciano Violante si oppose alla commissione parlamentare d’inchiesta? Dopo sette anni questa pagina nera rischia di chiudersi con una notizia di cronaca che dà conto di una sentenza di condanna, peraltro inefficace, senza che la politica abbia fatto alcuno sforzo per riconciliare lo Stato e le istituzioni con i suoi giovani. Ecco quel che penso, e temo".

http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/g8-genova-2/infame-bolzaneto/infame-bolzaneto.html

Messaggi

  • Genova, il dossier dei pm: nella caserma
    tutti sapevano e tollerarono violenze disumane

    "Torture e impunità
    nell’inferno di Bolzaneto"

    di MASSIMO CALANDRI

    GENOVA - Nella memoria dei pubblici ministeri di Bolzaneto, il termine Duce compare 48 volte. Mussolini, 8 volte. E 28 Pinochet, 9 Hitler, una Francisco Franco. Nelle 791 pagine consegnate ieri durante il processo al carcere speciale del G8, si ripetono all’infinito quattro sostantivi: rispetto, legalità, difesa, pietà. Ma queste sono parole, scrivono i pm, "cancellate dalla semplice crudeltà dei fatti".

    Parole annullate da "comportamenti inumani, degradanti, crudeli", dalla "sistematica violazione dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali". Dalle violenze, dagli abusi psicologici, dalle minacce, dalle privazioni, dalle offese: tutte accompagnate da un costante richiamo fascista, con i detenuti costretti ad urlare "Viva il Duce!" e ad esibirsi in umilianti sfilate con il braccio teso in un grottesco saluto romano, mentre un telefonino rimanda sinistra la musica di Faccetta Nera. "Bastardi rossi!". "Voi, dei centri sociali!". "Ebrei di merda!". "Zecche comuniste!". "Bombaroli!". "Popolo di Seattle, fate schifo!".

    Luglio 2001, tortura
    Tre giorni e tre notti che "non potranno essere dimenticati", spiegano i pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati, ben sapendo che da sette anni c’è chi gioca col calendario e fa spallucce, contando sulla prescrizione. E però resta questo sofferto documento, di sette capitoli. Che risponde a due istanze fondamentali. La prima è di ordine tecnico-giuridico: fornire le prove inconfutabili di ciò che è accaduto, usando le parole delle vittime e chiarendo perché sono attendibili dalla prima all’ultima parola. La seconda è lasciare un documento storico. Esemplare. Una memoria, appunto, proprio perché nessuno dimentichi. Con l’augurio che il reato di tortura - "questo fu, a Bolzaneto" - venga un giorno disciplinato dal nostro codice penale.

    "Con Berlusconi facciamo quello che vogliamo"
    Un capitolo, il terzo, è dedicato alle deposizioni dei 209 fermati. Indicati uno per uno. Nome, cognome, scheda segnaletica, fotografia, impronte. È un lungo racconto dell’orrore, basta pescare a caso. Nicola N., Siena, 1981: "Nel corridoio già dall’arrivo deve camminare a testa bassa. Prima di farlo entrare in cella lo fanno inginocchiare davanti alla cella e gli danno due pugni in faccia ed un calcio. Deve stare in piedi con le mani legate dietro alla schiena, ad un certo punto in ginocchio. Ad ogni spostamento viene colpito con calci, pugni, schiaffi colpi a mano aperta nella schiena e ginocchiate nello stomaco. Gli agenti gli dicono di tenere la testa bassa perché è un essere inferiore e non degno di guardarli in faccia, che è una merda e che con Berlusconi possono fare quello che vogliono".

    "Ti piace il manganello?"
    Ester P., Pinerolo, 1980: "Durante il passaggio nel corridoio riceve calci e sberle al passaggio, e insulti. "Puttana, troia". In bagno l’agente-donna le schiaccia la testa verso il basso sino a quasi toccare la turca mentre dal corridoio gli agenti la insultano con parole: "Puttana, troia, ti piace il manganello?". Dalla cella vede un ragazzo nel corridoio colpito con manganellate ai testicoli. In infermeria deve spogliarsi completamente e la fanno uscire nel corridoio in mutande e reggiseno. Prima della traduzione degli agenti con divisa grigia la fanno mettere in fila con gli altri e fanno fare loro il saluto romano, cantare "Faccetta Nera" e dire "Viva il Duce"".

    Il taglio del codino
    Adolfo S., spagnolo, Reicon de Olivedo, 1970: "Nel corridoio lo mettono in piedi contro il muro e mentre è in questa posizione descritta, gli agenti gli tagliano il codino. In bagno viene nuovamente percosso con la porta dello stanzino e dove gli agenti buttano nella tazza il codino tagliato e lo obbligano ad urinarvi sopra. Mentre è in corridoio viene riconosciuto da un agente che lo aveva identificato per strada che chiama un collega; lo portano poi in bagno, gli danno due forti colpi, lo chiudono nello stanzino e continuano a colpirlo; poi un agente, che a lui pare indossare la divisa dei carabinieri, gli mostra un distintivo e gli dice: "Avete ucciso un mio collega". Trascorre la notte al freddo, senza cibo e senza acqua e continua a ricevere colpi sino a che al mattino viene portato via".

    "Non rivedrai i tuoi figli"
    Valerie V., francese, Perpignan, 1966: "Fanno pressione per farle firmare un documento, le danno colpi a mano aperta sulla nuca, le mostrano le foto dei figli sul passaporto e le dicono che se non firma non li avrebbe più rivisti. Riceve anche insulti del tipo: "Comunisti, rossi". Sente urla dal corridoio e da altre celle, e supplicare. Sente che gli agenti fanno versi gutturali come di animali. Ricorda in cella chiazze di sangue e di vomito, e sente odore di urina. Non le danno da bere né da mangiare. Riesce a bere solo un po’ d’acqua da un lavandino, prima di essere picchiata. Ricorda una ragazza americana in cella con lei, Teresa. Viene ammanettata con lei. La rivede nel carcere di Alessandria, e questa volta ha lividi su tutto il corpo".

    L’impunità
    Non ci furono casi isolati, scatti improvvisi di rabbia. I pm spiegano che "l’istruttoria dibattimentale ha dimostrato una pluralità di comportamenti vessatori perduranti nell’arco di tutti i giorni di presenza degli arrestati". "Vi è stata una volontà diretta a vessare le persone ristrette nel sito, a lederle nei loro diritti fondamentali proprio per quello che rappresentavano: tutti appartenenti all’area no global e partecipanti alle manifestazioni ed ai cortei contro il vertice G8".

    "Non crediamo ad esplosioni improvvise di violenze. Il processo ha provato che i capi ed i vertici di quella caserma hanno permesso e consentito, con il loro comportamento e con la gravità delle loro consapevoli omissioni, che in quei tristi giorni si verificasse una grave compromissione dei diritti delle persone. Perché è questo ciò che il processo ha provato essere accaduto. Troppo grave è stato il concorso morale in tutte le sue forme, troppo grave la tolleranza, troppo grave ogni mancato dissenso da comportamenti violenti e scorretti, troppo grave anche solo il loro silenzio e la loro inerzia, troppo grave il rafforzamento del diffuso senso d’impunità che ne è conseguito".

    La giustizia frustrata
    La frustrazione dei magistrati è evidente. Citano Cesare Beccaria, Pietro Verri e Antonio Cassese, già presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene e dei trattamenti inumani o degradanti. "A Bolzaneto fu tortura", ripetono. E per dare forza alle loro argomentazioni, rimandano ad una serie di precedenti internazionali. Ricordano il caso Irlanda contro Regno Unito del gennaio di trent’anni fa, in cui si dà conto delle "torture" subìte dai simpatizzanti irlandesi da parte dell’esercito britannico.

    Ma a differenza di tutti gli altri paesi, sottolineano, l’Italia non si è mai adeguata alla Convenzione europea dei diritti dell’Uomo. L’ha sottoscritta nell’89, però il codice penale quel reato non lo ha mai disciplinato. Tortura. "Altrimenti, gli imputati avrebbero dovuto essere condannati a pene comprese tra i due e i cinque anni di reclusione". Invece di anni ne hanno potuti chiedere 76, suddivisi tra 46 persone. Che "avrebbero dovuto comportarsi come caschi blu dell’Onu". E invece trasformarono quella caserma in "un inferno".

    (19 marzo 2008) www.repubblica.it

    • Giustizia a Torino; quante Infamie, si commisero nel suo abusato nome, da parte di ignobili Cialtroni con Usurpata toga.

      Zione ricorda che in nome della “Giustizia Piemontese”, a TORINO, Pinerolo e paraggi, si commisero Titaniche INFAMIE, nel suo abusato nome, da parte di ignobili Cialtroni dall’Usurpata toga, tuttora Impuniti e sempre Spavaldamente ai timoni. Circa l’allucinante caso dell’ergastolano Salvatore Gallo http://www.misteriditalia.it/altri-misteri/gallo/ (ancora peggiore disgrazia da parte del GIUDICIUME capitò a S.re Del Sole a Napoli) va detto che quando si acclarò la magagna, si decise di farlo uscire col solo modo possibile allora, inoltrando la domanda di Grazia al Presidente della Repubblica che l’avrebbe subito accolta; invece i COMPAGNI insorsero in nome della calpestata Giustizia facendo una lunga battaglia in Parlamento, perché dicevano che siccome la condanna era stata comminata dallo Stato, era lo stesso che avrebbe dovuto provvedere con un’apposita Legge che avrebbe permesso a qualche Tribunale di liberarlo con tutti gli Onori, e così fu; solo che nel frattempo il povero Cristo dovette passare altri sei mesi a dannarsi in quell’INFERNO sull’isola.

      A proposito della strana notizia che circola da qualche tempo fra i bravi Villici di Cumiana e Somma Vesuviana (e che forse darà pure luogo ad un loro gemellaggio, giacché saranno le prime Città cit (piccole) in Italia e forse al Mondo ad averla, una così originale Istituzione Pubblica di cui non si era mai sentito parlare) circa la possibile apertura di una Pinacoteca Fallica, visto il successo che suscitano i curiosi MUSEI di falli umani (niente a che vedere coi campi di Calcio) già in funzione da tempo http://blog.libero.it/torineggiando/ va detto che pure a San Pietroburgo, l’ex capitale degli Zar di Russia, c’è ed è molto ammirato in un museo erotico, il Ciclopico Membro del diabolico monaco Rasputin che lì viene ammirato come un "Oggetto unico e prezioso"; ma si auspica e si prevede che quando sarà il momento, che deciderà Nostro Signore con la sua benevolenza, allora imbalsamato e austeramente posto dentro un’autentica Salvator Rosa in oro zecchino, sarà devotamente venerato anche il gagliardo Piciu di Ferro (molto simile ad asinina clava … come risulta da abusive intercettazioni) del pugnace Papy Berlusconi, capace di alcune decine di battaglie al giorno, questo a dire di certi pruriginosi e sporcaccioni Spioni che si sollazzano a guardare nelle case della Gente dal buco della serratura; Maledetti loro e quei Corna-copia dei Giudicioni che li mandano e che sprecano così spavaldamente il sangue del Popolo Italiano, per le loro infinite scemenze e Scelleratezze.

      Certamente, cha a Silvio, alla sua dipartita, in considerazione dei suoi alti meriti da illuminato Statista, gli si troverà un degna sistemazione in un maestoso Cimitero di Uomini Illustri con adeguate sorveglianza e torce perenni; che sicuramente avrà grande affluenza da parte dei Posteri; ma già fra i primi visitatori si può scommettere che ci sarà senz’altro qualche viscido intrallazzatore Politico dall’Anima nera, ben apparigliato con qualche lurido FELLONE Giudiziario (chissà se ci sarà ancora il SUINO, quel celebre IGNORANTE dall’eccelse, riverite e ricche Carriere, già P.M. in ottima compagnia nella Fogna di Torino; ma ora ancora e sempre, Calunniatore e Mariuolo della Dignità e della Vita di probi Cittadini, resta sempre un temuto Capozona anche in questo triste miscuglio dell’Antimafia, composto dall’accozzaglia di qualche infido magistrato e falsi Pentiti (di cui i primi sono i generosi Benefattori dei secondi, a spese della Società) e di altri Magistrati che per quanto capaci e coscienziosi, purtroppo sembra che non riescano a distinguere chi realmente manovra, in certi strani e macchinosi accadimenti.


      Un Ignorantissimo e ributtante PM, suggerì all’orecchio, come lasciapassare una semplice frase di genuino gergo dell’Antica CAMORRA, ad uno Scellerato Maresciallo suo Lacchè, che fu riferita poi da questo figlio di intrepida Baldracca al Miserabile responsabile preposto all’accettazione: “Mi manda Picone” (una volta dicevano … zi Peppe, che era Garibaldi, per passare il Dazio senza formalità …) riesce così, per una Folle e INFAME Associazione a Delinquere allargata, di Chiarissimo STAMPO CAMORRISTICO, a far entrare delle persone incensurate e di Elevata Moralità, nel orrendo Carcere delle “Nuove” di Torino; senza nessun DOCUMENTO di Arresto, Cattura o accompagnamento che dir si voglia; ciò facendo, si defecò con Albagia anche su un’ Ordinanza del Tribunale di qualche ora prima, che respingeva in aula la farneticante richiesta di questo Verme (il “Pubblico Accusatore” che a fini POLITICI, coi suoi Compari di Setta, con Calunnie e farraginose costruzioni Demenziali volevano distruggere Mario Longobardi, Meridionale e benvoluto Assessore Socialista di Orbassano), il che equivale a SEQUESTRO di PERSONA, in combutta con un altro VERME che giustifica, contro la logica l’Etica e la Morale tale Scellerato “ordine verbale”.

      Ad una precisa DENUNZIA di briganteschi fatti (in questo caso, giocoforza Verbale, di un’abnorme Cacata sui Codici della Legge, commessa da quel Miserabile PM, il Funzionario della reception di quel triste albergo, dice di essere a posto nel ricevere, perché le cose per lui sono in regola, giacchè i “Dannati” gli sono stati consegnati seppure a voce, dai “Carabinieri” in questo caso avrebbe dovuto dire “Infedeli Carabinieri Marrani” (e autori di Falso Verbale successivo), per cui per qualsiasi richiesta per avvisare a CASA, di parlare al Direttore, all’Avvocato o al Previ (o Prevet) o al Padreterno, si sarebbe dovuto fare far fare una domanda scritta, all’indomani dallo Scrivano (altro Detenuto) ed attendere almeno una settimana: praticamente anche in caso di consegna di un Morto, per quel Farabutto, ultimo anello di una catena di merda, sarebbe stato tutto “Regolare” ed è così che dei qualsiasi incensurati Testimoni e SIGNORI, anche in un banale e Boccaccesco caso, seppur montato oltre misura di pseudo pappagallismo, possono scomparire misteriosamente dopo una squallida e Vile Aggressione nell’Aula della Corte di Eccellenti BUFFONI, appena chiusa la porta di uscita dalla stessa Fogna, pullulante di orribili Ratti e Pantegrane ed è così che a casa, le ignare Famiglie, nulla sapendo, vivono DISTRUTTE dall’angoscia di una Misteriosa Scomparsa, di cui e per caso se ne scopre il motivo dopo qualche giorno.

      Governo, prendi nota che questa incommensurabile, incontrovertibile (e solamente Italica) VERGOGNA, di far SCOMPARIRE per giorni delle persone nelle Caserme e nelle Galere, in balia dei grandi Cervi dal maestoso Trofeo di pluriramificate e lunghe Corna, quei sadici e ambiziosi Macellai agli ordini di Pusillanimi e Infingardi “Magistrati” Traditori, con un semplice e facile Comando a voce da perfetto Mafioso, da parte di questi grandissimi Scornacchiati che non hanno niente da perdere perché sono sotto il manto protettivo e onnipotente (ma solo in questo Paese e ancora per poco, a Dio piacendo) di una temeraria Gang di Fuorilegge, dove si ingrassano impunemente tutti insieme quelli della loro “Famiglia”, DEVE essere debellata e certe Nefandezze pregresse vanno accertate e CASTIGATE nella giusta misura; questo Devi fare, se vuoi darci un futuro di tranquillità e vuoi lavorare per alleviare questa difficile situazione di inflazione e di Miseria che sta sommergendo l’Umanità, e se vuoi lasciare un grato ricordo nei Tuoi Cittadini afflitti e Macellati, a buona parte dei quali è stata tolta la serenità e la fiducia nell’Avvenire, dal feroce e famelico branco dei moderni BOJA.
      Vade retro, feroce e vile Terrorismo di Stato, dei Gaglioffi Inquisitori tribunalizi, che molto infestarono la Società Civile coi loro Feroci Sgherri e assassinarono i Tribunali del Piemonte colla loro somma Ignoranza, a cominciare dalla Buffonata (e successive Tragedie) del processo montato a danno di Mario Longobardi di Orbassano, Socialista e Meridionale (su consiglio, istigazione o comando di sciocche e inappagate Femministe ?) e compiendo diaboliche Barbarie su tanti Innocenti. Si osa far notare con angoscia e con rispetto a chi di Dovere, che purtroppo e da lungo tempo, la moderna CARESTIA si è trasferita dai campi e dal mare nelle case dei nuovi POVERI, che sono sopratutto le sfortunate, laboriose e Morigerate Famiglie; ciò è successo per vari motivi, il maggiore dei quali va ricercato nel perenne DISSANGUAMENTO che subisce il martoriato Popolo Italiano, da parte di emeriti Cialtroni e Corna-Copia della magistratura Politica, che oltre a suscitare malessere e Sdegno per i suoi Mafiosi comportamenti, deturpa l’animo e rovina la vita a tanti poveri figli di Mamma di questa disgraziata Gioventù dei nuovi tempi Bui.

      Sfortunati GIOVANI e Sventurate le loro Famiglie, quelli a cui capita di avere a che fare con questi Briganti del triste Giudiciume e dei loro abbietti Compari, quei feroci Sgherri dal vile istinto criminale ed altri Associati Manutengoli, da sempre affezionati al gratuito Santantonio (alias o Paliaton, le Sevizie; con successivo certificato di Buona salute del “Paziente” visitato); questo lo fanno non perché essi sono del Cattivoni, ma solo per divertirsi un poco e tanto mantenersi in forma; ma il GOVERNO non lo capisce che continuando con questo infame andazzo, si ripiantano pure i velenosi semi dell’Odio, che germinando spontaneamente, possono nuovamente dare vita ad un nefasto “Terrorismo di reazione” peggio di quello passato, perché adesso e per tanti ovvi motivi non ci saranno più molte persone a rischiare su vari fronti in nome della Pace Sociale, per parlare ai “Compagni che sbagliano” e togliendo così anche le castagne dal fuoco a questa manica di Fetenti.

      Questi pezzi di Scellerati, dopo aver innescato la miccia e provocato una folle Ecatombe Sociale, alla fine hanno carpito pure l’altrui merito, arrogandosi il titolo di Vincitori, in una Tragedia in cui sono stati innanzitutto i Lavoratori delle Officine, delle Fabbriche e del Sindacato (onesto) oltre a tanta brava Gente comune, che col loro senso di responsabilità hanno evitato che la Rivolta di intellettuali e “Gruppettari” vari trascendesse ulteriormente, si trasformasse in una insurrezione e novella Rivoluzione di Popolo, avrebbe affogato l’Italia in un mare di sangue; perché allora si pensava che la situazione non fosse così gravemente Liberticida come si affermava con forza, da parte di chi aveva toccato con mano questa Cancrena e non veniva ascoltato, perché in buona fede (ed erroneamente …) si riteneva il Tribunale un luogo di Garanzia della Libertà, giammai immaginando che era stato trasformato in una Mortale CLOACA, per tante infelici Persone che Fiduciose vi caddero dentro, e lì invece furono TRADITE, Macellate e Sommerse.


      Certi Felloni Statali, tutti di importanti pluricarriera e beneficiari di privilegiate quanto assurde prebende, sono i falsi e Impuri esseri, che anche alla puzza del cadavere del loro peggior nemico, sono i primi ad accorrere, sempre pronti ad inondare la sala con false lacrime, in un copioso pianto da Maddalena pentita, ed a magnificare l’illustre Defunto con sublimi parole (di chiara provenienza furtiva, se si rammentano i loro ordinari sproloqui); questo di solito fanno, dopo aver propinato Veleni e inferto Pugnalate alle spalle. Chiarissimo CAVALIERE, Lei che ben conosce Briganti e Malfattori e considerando che l’esimio Governo del professor Monti, malgrado la buona volontà finora dimostrata non riesce ancora a districarsi al meglio, nelle Piaghe del Paese e a decollare, si riprenda il suo legittimo posto di Capo del Governo ELETTO e continui Lei a tagliare i rami secchi, a cominciare ovviamente da quelli dell’infingarda magistratura Deviata, che più emanano il tanfo di Putrefazione; Presidente per amor del Cielo, non commetta quest’Empietà, non ci abbandoni nelle grondanti mani di Cialtroni e FELLONI; lo faccia almeno per Carità Cristiana; non lasci il suo sgomento gregge; ignori lo stupido Popolaccio Bue, che parla solo perché tiene un buco in bocca.

      Lasci perdere i Cialtronacci del GIORNALUME; tanto quelli al pari dei loro abbietti colleghi, quei sacrileghi Gaglioffi del GIUDICIUME, sono destinati quanto prima ad essere subissati dall’oceanica ondata di Sdegno che suscitano in tutte le persone Morigerate e Laboriose che sono la stragrande maggioranza del POPOLO Italiano (a cominciare dai Giornalisti seri e dai Magistrati onesti) e che non ce la fanno più a digerire le tante Asinate che ci rifilano scribacchini e Pennivendoli; persone senza Dignità che valgono giusto nu Rinal e merd (un Pitale di cacca); ma tenga pure presente che se è vero che i poveri Cristi sono molto preoccupati per il vile SACCHEGGIO a mano bassa dell’Erario dello STATO che viene fatto di continuo per scellerate Spese di Giustizia, essi lo sono ancor di più per il domani dell’indifesa e innocente INFANZIA, a causa della traballante Pace Sociale della Nazione, che è seriamente minacciata delle Carognate di noti Legulei della Mafia Giudiziaria.

      Questi turpi fomentatori d’Odio, che presero l’abbrivio col pretesto dell’emergenza a causa del Terrorismo, poi con una finta Campagna Moralizzatrice dell’inveterata Politica truffaldina (che ha sempre continuato a viaggiare col vento in poppa …), scatenarono il loro interessato livore politico sui Socialisti che erano al Potere in varie Istituzioni e per farli fuori con qualsiasi mezzo, finirono col creare un clima di autentico Terrore in chi doveva operare per Lavorare, distrussero capaci Imprenditori, Aziende sane e con scellerati comportamenti, indussero alla Morte importanti persone, con grave danno per la nostra Economia e facili arricchimenti per i loro degni Compari e col retaggio di allora, questo triste Canagliume, continua tuttora ad IMPESTARE spavaldamente,Tribunali e Istituzioni.

      Giacchè questi efferati Azzeccagarbugli dilapidano Scelleratamente le CASSE dello STATO, pur continuando, ingordi Suini, ad ingrassarsi avidamente nel loro esclusivo e Privilegiato TRUOGOLO, si invita l’ex compagno Napolitano, Presidente anche del CSM ad aprire gli occhi sulle turpitudini della famigerata Banda dei FELLONI togati e di intervenire colla fiamma ossidrica, per cercare di cauterizzare questa bubbonica e Purulenta PIAGA, prima che si rinnovino inconsulti atti da parte di chi per grave Offesa ricevuta, ritiene che al Tradimento del Popolo da parte di una Pubblica Istituzione appropriata dai BARBARI, l’unica alternativa possibile, doverosa e Sacra, sia quella di rispondere colle Picche (le ALABARDE …), anche di fronte ad un sicuro Capestro.

      Letto e approvato da Zione dell’ A. V. G. (Associazione Vittime della “Giustizia”) che augura a tutti i Bambini del Mondo un felice futuro senza Giudici sudicioni, e per i Nonni in sofferenza e tutti i poveri Cristi crocifissi da Scellerata mano, almeno un poco di sereno avvenire; si saluta pure la normale Gente; Vermi, Miserabili e CAROGNONI esclusi. Così gridò un paziente e pensieroso Tapino; in nome della Libertà, da questa valorosa BARRICATA dove si difende con coraggio la Dignità, l’Onore e la PACE di questa Oltraggiata Nazione. ruotologiu@libero.it