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DISCUTIAMO DI CONTENUTI, CANCELLIAMO LE IPOCRISIE

Publie le giovedì 5 giugno 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

DISCUTIAMO DI CONTENUTI, CANCELLIAMO LE IPOCRISIE

di Marco Nesci, Capogruppo PRC Liguria e Resp. Naz. Prc Stato-Regioni

La lettera aperta di Niki Vendola a Ferrero e Grassi pubblicata da Liberazione, conteneva alcune affermazioni gravi e per certi aspetti minacciose (”…rischio di arrivare al punto di non ritorno…”) ma in particolare era accusatoria imputando alla responsabilità degli altri il clima da caccia alle streghe e le affermazioni caricaturali e offensive.
Sia Ferrero che Grassi hanno risposto in modo pacato ma fermo, con argomenti seri e corrispondenti allo stato delle cose esistenti, a cui proprio per stemperare gli animi, sarebbe opportuno rispondere con atti concreti oltre ogni ragionevole dubbio.

Senza tali atti, quelli richiesti da Grassi e Ferrero, non si sgombera il dibattito dalla ambiguità profonda circa il superamento del PRC, che proprio il contenuto della mozione Vendola mette nero su bianco.
In quella mozione, nella parte 4, quella del processo costituente, si affermano cose il cui esito è la fine del PRC. E’ vero che il pezzo inizia dicendo che il PRC non è un bene disponibile e che non è stato e non è tema di discussione il suo scioglimento. Adesso facciamo finta che le affermazioni sul comunismo come “tendenza culturale”, fatte durante la campagna elettorale, o quelle più recenti circa la riduzione del comunismo a “domanda”, siano il frutto di una allucinazione collettiva. Resta il fatto che le affermazioni sull’esistenza del PRC per il futuro siano in stridente contraddizione con il resto del capitolo. Innanzitutto si afferma che la federazione sarebbe disastrosa perché sostanzialmente schiava della sovranità dei gruppi dirigenti dei singoli soggetti politici. Quindi, in qualche modo, il mantenimento di una autonomia politica e organizzativa dei singoli partiti e movimenti, produrrebbe “una farraginosità decisionale che metterebbe in dubbio l’efficacia politica e quella democratica.” Ma se la federazione tra soggetti autonomi politicamente e organizzativamente non è possibile come si sostiene in quel documento, quando poche righe più avanti si afferma che, pur passando per la critica alla forma partito novecentesca, ci vuole un NUOVO SOGGETTO POLITICO attraverso una costituente , a cosa si allude, se non che alla fine del processo l’esito sia il superamento delle organizzazioni politiche attuali e quindi dello stesso PRC ?

Questo è il nodo. E questa è stata la ragione della rottura nel gruppo dirigente nazionale. La costituente si fa appunto per superare le organizzazioni esistenti e fare un nuovo soggetto politico. In questo caso la costituente è quella della sinistra nell’altro caso è quella comunista, in tutte e due i percorsi l’esito è la fine del PRC. Nella costituente di sinistra oltre a quell’esito c’è un quadro di progetto che spinge ad una compatibilità con il sistema esistente, pezzi di quella costituente (l’unico ad oggi: il partito di Fava) vogliono un soggetto politico nuovo che sia contiguo al centro sinistra, affine al PD per costruire, non più l’alternativa di società, ma una alternanza in cui il criterio della governabilità è assunto a paramentro inamovibile, in una logica sostitutiva nella guida di governo alla PDL .

Scusate tanto cari compagni della mozione Vendola, ma questo non ha nulla di innovativo ne tanto meno è patrimonio culturale della Rifondazione Comunista. Al contrario è un arretramento, una ricollocazione culturale in ambito governista, una svolta perdente e rinunciataria . Sul piano nazionale abbiamo già commesso l’errore di pensare che avremmo potuto condizionare il centrosinistra, renderlo permeabile alle istanze di movimento e di cambiamento. Abbiamo commesso un errore di analisi, che ha prodotto una disillusione forte tra i nostri soggetti sociali. Abbiamo pagato carissimo questo errore. Ripartire oggi, significa in primo luogo ricostruire l’opposizione sociale e di massa al governo Berlusconi fuori da ogni tentennamento e da ogni collateralismo politico di cui il PD è sempre più protagonista.

L’unità della sinistra parte da qui, dall’opposizione sociale, a volte troveremo il PD al nostro fianco molto più spesso sarà collocato da un’altra parte e persino contro. Per questo c’è bisogno per l’oggi e per il domani di Rifondazione Comunista, della sua cultura, della sua autonomia, della sua organizzazione. Non penso, ovviamente, che non sia possibile un confronto e se ci sono le condizioni persino accordi di governo, specialmente nelle periferie, ma ciò che non si può fare sono accordi “a prescindere”, condizioni forzate dettate dalla ragion di Stato. Penso che dovremmo attrezzarci per una lunga opposizione, e che nazionalmente ad oggi, l’opposizione sarebbe anche ad un governo di centrosinistra.