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Con Rifondazione per rilanciare e democratizzare il Partito

Publie le mercoledì 11 giugno 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

Con Rifondazione per rilanciare e democratizzare il Partito

di Federico Oliveri, Neo-iscritto Federazione PRC di Pisa

su redazione del 11/06/2008

Per anni ho seguito e sostenuto convintamene le battaglie di Rifondazione senza mai decidermi a prenderne la tessera. Forse per timore di chiudermi in un’appartenenza troppo rigida o per innata allergia verso ogni burocratismo di partito. Poi è venuta la disfatta di aprile ed è cominciato l’aspro confronto congressuale. Ho liquidato i miei dubbi e mi sono iscritto al partito, per partecipare direttamente alla rifondazione di rifondazione e alla costruzione dell’unità a sinistra.

Spero che il partito che uscirà dal VII Congresso sappia gestire in modo unitario questa fase difficile ma piena di promesse, recuperando le aspettative di rinnovamento frustrate dall’esperienza di governo e mettendo in campo, dall’opposizione, alternative concrete all’idea di società e alla cultura delle destre: produttivismo e consumismo spinto, frantumazione del mondo del lavoro, razzismo istituzionale, dissimulata omofobia, moralismo camuffato da legalità, giustizialismo a doppia velocità, autoritarismo spettacolare, criminalizzazione delle lotte democratiche, militarismo dal volto umanitario.

Abbiamo tutti molte domande per la testa. Ci interroghiamo sugli errori fatti e sulla lezione da trarne. Questo è salutare, se fatto seriamente e non solo per decidere il nuovo leader del partito. Per questa ragione mi sono fatto, e faccio a tutti quelli con cui mi capita di discutere del nostro futuro, una semplice domanda: a che cosa ci serve, oggi e per il futuro, un partito della rifondazione comunista? Come deve essere fatto un partito comunista utile a trasformare la realtà italiana ed europea in direzione di una società più civile, equa e – si perdoni l’espressione – felice?

È utile, credo, un partito che non ritenga di possedere il monopolio della verità né l’unica via giusta per realizzarla, ma che si impegni innanzitutto a ricostruire le categorie fondamentali per leggere criticamente la realtà e che superi, dopo averli riconosciuti, i propri deficit di conoscenza specialmente sul terreno del lavoro, delle questioni ambientali e di orientamento sessuale.

È utile un patito che riconosca che la politica si fa – anche – fuori dai partiti, si vive in esperienze di socialità, circuiti economici alternativi, comunità partecipate e solidali aggregate non tanto dalle ideologie ma dalle lotte per i beni comuni e dall’impegno nell’autogoverno del territorio; un partito che con queste esperienze si metta in sintonia, senza pretendere a priori di rappresentarle.

È utile, proprio a fronte di una società civile tanto in bilico tra pluralismo e frammentazione, sperimentazione sociale e irrilevanza politica, un partito che non lasci cadere le domande del comunismo ossia “cosa, come, perché produrre” in modo non capitalistico, ma si impegni a reinventare una coscienza di classe o una coscienza dell’oppressione, di qualsiasi natura essa sia.

È utile un partito che, mentre sui impegna in concrete vertenze territoriali per i diritti, abbia un’organizzazione radicalmente democratica e aperta a tutti, a partire dai non tesserati, basata sul consenso, sulla libera iniziativa dei militanti e sull’impiego rigoroso dei metodi di democrazia partecipativa, sorvegliando sempre che la propria struttura non s’incarti nel verticismo o nel carrierismo.

È utile, infine, un partito che sappia comunicare chiaramente quello che intende fare e sappia fare coerentemente quello che dice, cimentandosi su campagne politiche specifiche ma di grande impatto materiale e simbolico, come una nuova scala mobile, l’abolizione dei contratti di lavoro atipici, il ricorso sistematico a forme di bilancio partecipativo, l’istituzione di vere unioni civili, la costruzione di distretti di economia solidale ecologicamente sostenibili, la sanatoria dei lavoratori migranti presenti senza titolo di soggiorno, …

Oggi, la mozione che più di tutte si avvicina a questa idea di partito comunista, utile ai militanti e ai cittadini prima che agli eletti, è quella di una Rifondazione comunista in movimento. La “costituente di sinistra” rischia infatti di egemonizzare troppo in fretta e ancora una volta dall’alto la ricchezza dei movimenti, che devono restare autonomi e su un piano d’uguaglianza col partito, senza contare il fatto di non interessare i Verdi e i compagni delle altre formazioni comuniste. La “costituente comunista”, d’altra parte, rischia di non mettere a frutto le promesse della rifondazione, che nella sua capacità di fare società e di articolare le lotte di classe con le altre battaglie di cittadinanza del nostro tempo, aveva posto la sua sfida.

Per questo rivolgo un invito a tutte le compagne e ai compagni che militano nei movimenti o che, come singoli, hanno sostenuto e condiviso le lotte di Rifondazione senza prenderne la tessera, a iscriversi oggi stesso e utilizzare al meglio lo spazio congressuale per rilanciare e democratizzare il partito, votando il documento congressuale n. 1.