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Rifondazione in bilico tra congresso e scissione

Publie le venerdì 4 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

Rifondazione in bilico tra congresso e scissione

Al posto di un congresso, il processo. Ormai la corsa alla segreteria di Rifondazione comunista è segnata dallo scontro sempre più duro tra i due candidati, il governatore della Puglia Nichi Vendola e l’ex ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, con relative mozioni e linee contrapposte. L’uno contro l’altro a colpi di tessere, cioè voti, nei congressi locali appena iniziati, e di annullamenti dei risultati ottenuti. E la sentenza politica che si profila è quella di una scissione, sempre più vicina, forse persino prima del congresso nazionale in programma dal 24 al 27 luglio a Chianciano.

Almeno questa è la situazione a giovedì 3 luglio, giorno in cui Nichi Vendola, primo firmatario della mozione due che raccoglie la linea bertinottiana di apertura a una sinistra più diffusa, ha convocato una conferenza stampa in solitaria per contestare l’annullamento di un congresso. Uno dei primi, quello del circolo di Reggio Calabria-centro, i cui risultati sono stati annullati dalla commissione perché «i votanti non risultavano iscritti al partito» nel 2007.

Il problema è tutto nel tesseramento, cioè in chi ha diritto o no a decidere i delegati al congresso nazionale di Chianciano, decisi appunto nelle assise dei circoli territoriali.

A Reggio Calabria-centro il governatore della Puglia Vendola avrebbe vinto con 345 voti, contro i 2 voti ottenuti dalla mozione uno di Ferrero, Grassi e Mantovani. Ma la commissione incaricata di valutare la correttezza delle votazioni e gli aventi diritto ha invalidato il voto accogliendo un ricorso dei "perdenti" della mozione due. Per Vendona «un atto illegale, proclamato con l’interdizione a poter ripetere il congresso». E lui, con i suoi, si dice pronto a ricorrere persino ad un «atto di disobbedienza per difendere il partito. Per noi quei voti sono validi».

Il problema non è solo per quei trecento voti contesi. I vendoliani temono che possano arrivare «altre decisioni di questo genere», altri annullamenti e congressi da ripetere.

Circola così, nella conferenza stampa, la parola «scissione». «La parola scissione va bandita», risponde Vendola. «Noi - riprende poi - rappresentiamo l’ala maggioritaria del partito, a meno che qualcuno non voglia impedire questo con interventi mirati o con una censura chirurgica».

Ma un simile contrasto sulle regole fanno tremare l’intero percorso verso il congresso nazionale. Anche se anche questa ipotesi viene scacciata come un altro incubo da Vendola: «Non consentiremo - ammonisce il leader della mozione due - l’annullamento del congresso nazionale e una militarizzazione per cui l’espulsione di una parte va a vantaggio dell’altra parte». La maggioranza nel congresso nazionale, infatti, viene deciso dal risultato dei congressi dei circoli locali, che determina il numero dei delegati che spettano a ciascuna mozione.

Intanto i rappresentanti della mozione uno (Paolo Ferrero-Claudio Grassi-Ramon-Mantovani) e quelli di tutte le altre mozioni accolgono con plauso la decisione della commissione, la cui maggioranza è di area Ferrero. «La decisione è avvenuta nel pieno rispetto delle regole -afferma Ferrero- e non può diventare argomento di dibattito politico». Inoltre, secondo l’ex ministro, il congresso nazionale dovrà «decidere la linea politica del partito». Al termine del quale Ferrero propone «una gestione unitaria a tutte le altre mozioni».

Le regole stabiliscono che per il congresso hanno diritto a partecipare tutti gli iscritti che abbiano rinnovato la tessera per il 2008. Ma la mozione uno ha più volte denunciato un «tesseramento gonfiato» soprattutto in alcune specifiche realtà del Sud Italia. Anche in una lettera aperta sul giornale Liberazione si parla della questione e di circoli «nei quali il numero delle tessere è più che raddoppiato rispetto allo scorso anno» e territori nei quali «il partito registra un numero di iscritti pari al 75 per cento dei voti raccolti dalla sinistra alle ultime politiche».

Si profilano, a questo proposito, altri ricorsi sulle votazioni svolte in altri circoli di Rifondazione, Bologna migranti, Pontici, Castellamare, Arezzo, che ancora devono essere discusse dalla commissione del congresso. Insomma, la situazione sul tesseramento, sulle regole, e i numeri è molto controversa.

A guardare ad esempio i siti online delle rispettive mozioni, ci sono dati contrastanti: secondo il sito della mozione uno, dopo circa un migliaio di congressi di circolo, poco meno di metà, l’area Ferrero sarebbe ancora in vantaggio con il 43,1 per cento dei voti rispetto al 42,9 della mozione due. Sul sito dell’area Vendola, invece, la situazione appare ribaltata: 44,9 per cento alla mozione due, 41,3 alla mozione uno.

Le decisioni che la commissione congressuale prenderà sui ricorsi presentati per il "tesseramento dopato" in alcuni circoli saranno quindi determinanti. Perché il congresso si faccia.

E come non bastasse, la divisione si inaprisce anche su altri fronti: Paolo Ferrero annuncia che l’8 luglio sarà in piazza Navona, assieme a Di Pietro, mentre Nichi Vendola, che invece critica l’opposizione dell’invettiva interpretata dall’Italia dei valori chiede al suo partito di riprendere la strada del confronto ad ampio raggio, per arrivare a costruire un «fronte molto largo delle opposizioni al governo delle destre».