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Un congresso nato male e che si concluderà anche peggio

Publie le martedì 8 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

Un congresso nato male e che si concluderà anche peggio

di Luigi Gianfreda, capogruppo del PRC Comune di Brindisi, Coordinatore Regionale dell’Unione Inquilini di Puglia

Il sette marzo tenemmo, insieme al Compagno Aurelio Crippa, un convegno dal titolo “il ruolo dei comunisti per l’unità delle sinistre”. Il salone di rappresentanza del Comune di Brindisi in cui organizzammo l’evento, era affollato ed i partecipanti arrabbiati e forse anche confusi dalla situazione politica in cui ci siamo venuti a trovare.

I soliti volti, ma come mi disse il Compagno Aurelio, facce diverse da quelle del nord; gli ricordavano le facce degli emigranti del sud che raggiungevano le fabbriche di Sesto San Giovanni, negli anni sessanta. Facce, risposi io, in cui è ancora possibile notare la sofferenza per una vita difficile, fatta di lavoro sottopagato, in nero, di sfruttamento.

Il colore dei volti era quello del sole, della fatica dei campi, o nelle fabbriche. Le mani consumate dalla fatica per portare qualche soldo in casa. Il tema, apparentemente troppo “politico”, invece, risultò interessante, anche perché parlava all’inquietudine, lo smarrimento, la paura per la fase storica in cui si è venuto a trovare il nostro Partito. I compagni, insomma, avevano bisogno di capire dove si andava, quale era l’obiettivo, avevano bisogno che qualcuno gli dicesse: “compagni, tranquilli, Rifondazione non scomparirà”.

Anche se ogni giorno le discussioni erano appunto queste; questi i timori. “Ma che combinano? Chi ha deciso? Ma noi non contiamo nulla? Perché non ci convocano, non ci ascoltano?” Un mese e qualche giorno dopo quella iniziativa la batosta elettorale. L’esclusione dal parlamento, per la prima volta, delle forze di sinistra e dei comunisti. Le preoccupazioni di quella sera, l’esigenza di sentirsi rassicurati si è trasformata, poi, in disagio, disaffezione, rabbia. Paradossalmente, però, molti compagni si sono riavvicinati durante la fase congressuale, determinati a dare un loro contributo.

Certo, i toni di questo congresso sono diversi dai precedenti, vi è una guerra tra “fratelli coltelli” che non avevo mai vissuto prima, neppure nel PCI, dove ero minoranza. Un congresso nato male e che si concluderà anche peggio. I nostri congressi, mi riferisco alla mia regione che conosco meglio, invece stanno diventando quasi un ring, il luogo in cui portare tanta gente a votare, in cui prevalgono i numeri e non le tesi. Le illazioni anziché il confronto dialettico.

Se sei della prima vieni visto come il nemico, quello su cui non è possibile più contare…. Dai poco affidamento!

Quelle facce, quei compagni, domenica 6 luglio si sono dati appuntamento presso la stessa sala per partecipare al congresso del Circolo di Brindisi Centro e non all’ora della chiama, ma già di primo mattino, addirittura ancora prima che iniziasse il congresso. Alle nove e trenta era fissato l’inizio, alle dieci in sala vi erano circa duecento compagni a godersi l’aria condizionata, che è riuscita a sconfiggere il caldo torrido dell’estate salentina.

Come era ovvio, i compagni della seconda mozione, in veste di controllori, presenti anche loro di prima mattina. Forse si aspettavano una partecipazione come questa, ma sinceramente come hanno anche fatto loro, non proprio dall’inizio del congresso. Sono rimasti confusi! Ho capito che il congresso del mio circolo assumeva una importanza particolare, quando ho saputo che a presentare la mozione nr. 2 era addirittura una dirigente nazionale, la Compagna GIAVAZZI.

Mai conosciuta prima, perché ho sempre poco frequentato “il palazzo del partito”, ho sempre lavorato sul territorio, non mi sono mai preoccupato della “corte di palazzo”. Eppure, mai in passato il partito aveva mostrato interesse per le battaglie significative che abbiamo portato avanti. Ambiente e Casa.

Immigrazione e diritti civili. Noi siamo quelli che in quindici anni siamo riusciti con le lotte, e solo con quelle, atteso che non abbiamo mai assunto incarichi di governo in Città, ad organizzare il movimento di lotta dei senza casa più grande ed importante della nostra regione. In quindici anni siamo riusciti ad ottenere un alloggio per circa 800 famiglie di senza tetto od occupanti immobili di proprietà pubblica (il Collegio Navale Tommaseo, le baracche di Via Adamello, le baracche di contrada Villanova, gli edifici fatiscenti dell’Ex Pretura o quella di proprietà delle ASL di Via Federico II, etc. etc.).

Insomma, la nostra attività e la nostra storia è riconosciuta da tutti e in tutta Italia. Noi siamo il partito che è sempre uscito dalla sue stanze ed ha incontrato i ragazzi di strada. Siamo il partito che ha saputo fare lavoro di massa, che si è contaminato con i movimenti (io sono il segretario regionale dell’Unione Inquilini, la mia organizzazione nel salento conta circa il triplo degli iscritti di Rifondazione Comunista ed è la maggiore organizzazione sindacale in questa terra, più forti e più incisivi dei sindacati confederali).

Noi siamo quelli che dopo le lotte per la casa, abbiamo saputo mantenere vivi i rapporti con gli assegnatari. Con loro abbiamo costituito le autogestioni condominiali che in Puglia non erano mai partite, pur se la Legge della loro assunzione era del 1984. Ebbene, oggi l’Unione Inquilini autogestisce circa duemila alloggi nel Salento. Le uniche sorte sono dell’Unione Inquilini.

In quel congresso c’erano le solite facce, la gente che conosco da anni, con la quale insieme abbiamo fatto lotte, occupato il Comune per mesi, bloccato strade, partecipato a manifestazioni nazionali. Non sono intellettuali, hanno la faccia strana e diversa come mi disse Aurelio. Ma sono le nostre relazioni e anche la nostra forza. Questo è il Partito Comunista in cui ho voluto sempre militare e per il quale ho speso gran parte della mia vita, del mio tempo e forse di qualche piccola competenza che possiedo.

Questi compagni, hanno applaudito tutti gli interventi delle mozioni, hanno ascoltato in assoluto silenzio le ragioni di tutti. Non hanno perso solo cinque minuti per votare, come è avvenuto in qualche altra realtà. Eravamo tanti e questo è il risultato di anni di lotta.

Avremmo potuto gonfiare il nostro tesseramento, almeno nelle percentuali medie della nostra regione. In realtà vi sono stati pochi nuovi iscritti ma, molta partecipazione di compagni già iscritti negli anni precedenti.

Il risultato è stato clamoroso, 205 voti per la prima mozione, zero per le altre. Adesso, vorrei solo lavorare per un clima diverso, poter avere rapporti “normali” con tutti. Il congresso del nostro partito deve servire a rilanciarlo, non a distruggerlo.