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Rifondazione: è terremoto romano

Publie le martedì 8 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

Rifondazione: è terremoto romano

di Marzia Bonacci

La mozione Vendola per voce del dimissionario segretario capitolino Smeriglio annuncia di aver vinto nei circoli romani. Protesta l’area di Ferrero-Grassi-Mantovani. Sullo sfondo il week end e la votazione, contestata da entrambe le parti, delle sezioni di Trastevere e Garbatella

Circolo Faccini di Trastevere e Garbatella: due luoghi storici per il Prc capitolino in cui nel week-end si è consumata la battaglia tra mozioni, principalmente le due più importanti, a colpi di regolamento e non risparmiando le accuse reciproche. Microcosmo che rappresenta plasticamente ciò che sta avvenendo sul piano nazionale, in un clima politico che vede un partito, quello della Rifondazione comunista, smembrato in una guerra all’ultimo numero che rischia di portare l’assise di luglio più che a Chianciano direttamente nelle aule di tribunale. Teatro dello scontro, le votazioni dei circoli sul territorio.

Oggi, per dare un’idea della difficoltà vissuta dai comunisti, si riunisce anche la commissione nazionale congressuale per affrontare i vari ricorsi provenienti da tutta Italia: sul tavolo, il caso di Brescia (dove ha vinto la mozione 2 di Vendola), e Mottola, in Puglia (dove si è imposta quella di Ferrero-Grassi-Mantovani) e tanti altri ancora. Il tutto nella piena e mai tramontata bufera per quanto accaduto al circolo Gramsci di Reggio Calabria, epicentro del sisma precongressuale che sta destabilizzando il partito. La vittoria del documento Vendola contestata dal documento 1, che ha presentato un ricorso approdato alla Commissione, la quale si è espressa per l’azzeramento della votazione calabra senza aprire ad una sua possibile ripetizione, è ancora una ferita aperta soprattutto per l’anima vendoliana che non accetta la sua cancellazione.

Nella capitale, nel circolo trasteverino a cui sono iscritti, tra gli altri, Elettra Deiana, Rina Gagliardi e Franco Russo, la querelle si concentra su 25 nuove iscrizioni che la platea congressuale, dopo un confronto a colpi di regolamento e ad alto tasso di polemica, sceglie a maggioranza di invalidare. Una decisione che provoca il mal di pancia dei vendoliani, ma che appare rassicurante e giusta per i sostenitori dell’altra mozione, che per altro si aggiudica la maggioranza del circolo con 16 preferenze contro le 12 incassate dal documento che fa capo al governatore pugliese. A Garbatella la situazione non è migliore. Il tutto a pochi giorni da sabato, quando sarà la volta del congresso della federazione capitolina (che non si esclude però sia rimandato), e a dati non definitivi: si parla, nella sola Roma, di 150 voti contestati. Si diceva di Garbatella, una sezione di 600 iscritti e dalla quale proviene anche Massimiliano Smeriglio, segretario romano del partito. Qui si sarebbe consumata, a detta dei sostenitori dell’area ferrariana, una condizione anomala e illecita. Adriana Spera, firmataria della mozione di Ferrero-Grassi-Mantovani ma anche garante durante lo svolgimento del voto alla sezione di Garbatella, non usa mezzi termini: "al momento dell’appello alcune persone hanno apparecchiato le tavole con tramezzini, birra, pasticcini e porchetta: la gente si è messa seduta ai tavolini per mangiare e poi quando toccava a loro andavano a votare". Fin qui, descrizione del contesto di voto, segue l’accusa vera e propria: "si trattava di persone chiaramente estranee alla vita del partito e che non avevano consapevolezza di ciò che stavano facendo". Outsiders che, secondo lei, "non ricordavano nemmeno il nome di Vendola".

Poi, c’è l’affondo procedurale: "man mano che facevo l’appello per la votazione, poi, arrivavano iscritti sulla cui tessera mancava la quota d’iscrizione oppure erano cinque euro anziché i dieci previsti dal regolamento". Dulcis in fundo: l’arrivo di un gruppo di persone in pullman che, sotto la guida di un coordinatore, dopo aver votato gli avrebbe richiesto indietro la tessera, invitandoli garbatamente a risalire sul mezzo di locomozione. A rincarare la dose, ci pensa il commento di Alessandro Cardulli, sempre mozione 1. "Truppe cammellate" portate a partecipare ad un banchetto che non esita a definire degno erede di "una pratica democristiana". Per Patrizia Sentinelli, presente a Garbatella e sostenitrice del documento Vendola, la polemica sul voto della sezione non è altro che figlia di "una strumentalità enorme", mentre sulla presenza di pullman carichi di militanti (o presunti tali, dipende dal punto di vista della mozione), l’ex viceministro degli Esteri non vede nulla di strano, soprattutto perché "si parla tanto di partecipazione e poi non si fa nulla per sostenerla", tanto che lei stessa dice di "aver preteso che votassero tutti".

Ad accendere ancora più gli animi contribuisce poi la conferenza stampa tenuta da Smeriglio. Un’occasione per presentare i dati capitolini dei circoli che il segretario snocciola minuziosamente: "la nostra mozione si afferma con 48,63% dei voti, contro il 41,78% della mozione 1, il 5,2% della mozione 3, l’1,95% della mozione 4 e il 2,5% della quinta". Numeri che, secondo Smeriglio, si traducono nella conquista da parte di Vendola della federazione romana. "Un risultato importante", dice, anche se "rimangono aperte vicende come quella di Trastevere, dove con una interpretazione burocratica e antistatutaria del regolamento, a una serie di compagni non è stato permesso di votare".

La conferenza stampa è mal digerita dalle altre mozioni, addirittura già prima che vada in scena. Ci pensa infatti un comunicato stampa congiunto di tutti gli altri documenti ad attaccare a testa bassa: "la validazione dei congressi di circolo avviene nell’apposita commissione congressuale, unico organismo deputato a convalidare gli stessi", si legge nella nota. Mentre Cardulli passa al secondo fuoco di fila: "i congressi di Rifondazione si vincono se si raggiunge il 51% dei voti validi", ha ricordato contestando lo scettro al 48,63% vendoliano. E su Smeriglio polemizza: "non può annunciare alcuna vittoria", lui che "non è più segretario della federazione romana" ma a cui "comunque resta un incarico di prestigio quale quello di assessore alla Giunta della Provincia. Il che non è poco".

A questo punto non resta che ascoltare il diretto interessato, il quale su Garbatella -o meglio, sul banchetto pantagruelico delegittimato dall’area ferrariana- specifica: "queste persone hanno partecipato ad un congresso di circolo che è durato dalle 10 del mattino alle 10 di sera. Rispetto a questi militanti, che hanno affrontato i tempi lunghi di congressi voluti con regole assurde che scoraggiano, con scarsa efficacia per fortuna, la partecipazione, ci siamo solo premurati di garantire acqua e viveri". Ma è la tempistica che non lo convince: "queste irregolarità sarebbero avvenute sabato, giorno in cui si è svolto il congresso del circolo, ma oggi arriva la denuncia a mezzo stampa: un meccanismo strano". Alla compagna Spera, invece, non lascia passare la sua presa di posizione: "dovrebbe ricordarsi che è la garante di tutti, se il garante si sveste la maglia che gli è stata affidata per indossare quella della mozione 1, è una strana modalità di intendere le regole congressuali".

Sul voto poi non ha dubbi: tutto regolare, perché "all’ assemblea del circolo sono stati eletti il segretario e il direttivo tra gli applausi finali e con il coinvolgimento anche di esponenti della mozione 1", perciò stop alla polemica che vede l’utilizzo di "argomenti infami per infangare una sezione storica di Roma: un errore drammatico che mette a repentaglio la credibilità del Prc, un errore di cui questi nostri compagni non si rendono conto della pesantezza". Sulla vittoria romana non cede dunque, ma accetta il colloquio: "abbiamo fornito i dati di tutti i documenti congressuali utilizzando il materiale uscito dai congressi. Siamo comunque disponibili a verificare le imperfezioni e aspettiamo il lavoro della commissione congressuale". Ma anche su questo tema, l’apertura è limitata ad un Rubicone insuperabile: "un dato emerso dalla partecipazione fisica non può essere stravolto da un organismo che, a questo punto, risulterebbe di parte e stravolgerebbe, provando ad annullare congressi e votazioni territoriali, l’esito stesso conseguito sul campo". Un’ipotesi che respinge categoricamente. Ora però la parola passa alla commissione.

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