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Una strada per Fausto e Iaio

Publie le lunedì 15 marzo 2010 par Open-Publishing
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Ed invece, l’incredibile è accaduto ed il Consiglio di zona 7 ha votato favorevolemente affinchè sia dedicata una via, una piazza oppure un giardino (nella settima circoscrizione di Milano) a Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci. Francamente, dopo le polemiche ingenerate dalla discussione della mozione della maggiornaza di centrodestra in favore dell’idea del Sindaco di dedicare una via a Bettino Craxi, questo appoggio alla delibera per Fausto & Iaio è stata davvero una gradita sorpresa. Forse a molti l’idea che si possa morire a neppure vent’anni per le proprie idee e dopo trentadue anni non avere giustizia è davvero troppo. Ed in memoria dei due ragazzi milanesi questa mattina, alla Camera del lavoro di Milano è stata organizzato un incontro pubblico (con la presenza di Maria Iannucci, sorella di Lorenzo, Danila Tinelli, mamma di Fausto e, come sorta di “prototipo” delle ingiustizie della Notte della Repubblica, Licia Pinelli, moglie dell’anarchico, Giuseppe, morto, innocente, nelle tragiche circostanze che ben conosciamo). Onorio Rosati, della Camera del Lavoro, Ivan Berni, che conobbe i ragazzi a Radio Popolare, Daniele Biacchessi che ha scritto, nel ’96, un documentato libro sulla vicenda, Umberto Gay, che ha dedicato oltre trent’anni per venire a capo degli omicidi. Per questo omicidio fu necessaria una vero e proprio commando armato che partì da Roma, due i responsabili accertati che fino ad oggi non sono mai stati dichiarati definitivamente colpevoli, assolti per mancanza di prove dalla Forleo nel 2000, Mario Corsi detto Marione, ex capo tifoso e conduttore radiofonico per una radio romana e Guido Zappavigna (quest’ultimo figura della politica istituzionale oggi, persino candidato con la Polverini per le Regionali e attivissimo con iniziative di volontariato come "Amore infinito" in sincronia con Mambro & Fioravanti).
Nelle parole dei relatori, rivolte ad alcune classi del liceo artistico Hajeck, sono passate le immagini di quella fredda sera del 18 marzo del 1978 dove, in Via Mancinelli, si consumò l’omicidio dei due inseparabili amici. Gay ha ricordato che per compiere quel duplice omicidio ci sia stato bisogno di almeno sette persone e che nessuno, fino ad oggi, ha fatto trapelare niente di quanto avvenne, a riprova dell’estrema cura messa in atto per eseguire la sentenza di morte e delle protezioni di cui, evidentemente, godettero gli assassini. Un quartiere particolare, in quegli anni, quello del Casoretto. Colmo di attività operaie e di passioni politiche ma anche “contenente” il covo di Via Montenevoso, al civico 8, in cui, a rate, venne ritrovato il memoriale e le lettere che Aldo Moro scrisse durante la sua prigionia. Pieno di appartamenti utilizzati dalle Brigate Rosse e da Prima Linea ma anche controllato, logisticamente, da clan mafiosi dediti allo spaccio dell’eroina. Sede della “famosa e temuta” banda del Casoretto, capitanata dai fratelli Bellini ed, insieme, luogo di appostamento del SISMI, in via Montenevoso, civico 9, dove abitava la famiglia Tinelli...Una storia strana, una vicenda che avrebbe potuto (e magari voluto) fare esplodere la città di Milano (e non sarebbe stato difficile...) innescando una serie di reazioni a catena che avrebbero avuto le stimmate della rivolta popolare da sedare con la forza. Forse era questo ciò che volevano i pianificatori dell’omicidio. Ma ciò non accadde e la grande manifestazione popolare che furono i funerali dei ragazzi fu il segno che la violenza non avrebbe risolto nulla. Ed in quegli anni, in quei momenti in cui il Paese era in difficoltà con le istituzioni infiltrate da piduisti, come scopriremo in seguito, quella manifestazione di saggezza fu il degno saluto a Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci. Un’aria fredda agitava le bandiere ed i cuori dei presenti al loro funerale. Un’aria che, ci auguriamo, faccia ancora sentire la sua presenza, oggi, nei cuori e nello spirito di chi, quel giorno, c’era. Il bel video di Osvaldo Verri, amico delle vittime e che quella maledetta sera avrebbe dovuto essere insieme ai ragazzi (“Com’è strano nascere di Marzo”), ha chiuso una mattinata intensa e da ricordare.

Messaggi

  • buona cosa certamente, ma non è con una targa che si tacitano le coscienze e i diritti (civili e non), si aprano gli armadi della vergogna, perché parlare in simili contesti di segreto di stato, nei fatti e non nelle parole, è un oltraggio alle famiglie delle vittime.