Home > PARIGI PER CESARE BATTISTI
La
protezione della città di Parigi a Cesare Battisti
Il
comunicato del Municipio
La
mozione del PCF
Il
Comunicato del PS
La
mozione dei Verdi
Intervento
dell’assessore Pierre Mansat, del PCF
Battisti
accompagnato dai consiglieri al Commissariato...
di Giuseppe Genna
Il Comune di Parigi non si è limitato a discutere la proposta di porre sotto
la sua protezione politica e simbolica Cesare Battisti: ha organizzato una
manifestazione istituzionale in una sede prestigiosa, presso il Municipio del
IX Arrondissement. Alla presenza del sindaco della IX
Mairie, riconfermato dopo l’esito delle recenti elezioni amministrative (un
risultato senza precedenti: la sinistra ha conquistato la maggioranza assoluta
nella capitale francese), politici, giornalisti e scrittori hanno intrattenuto
un serrato dibattito sull’anomalia giudiziaria che espone Cesare Battisti al
rischio di estradizione in Italia. Per un italiano, ascoltare le argomentazioni
alte delle autorità parigine, equivale a uno choc: l’avventore italiano, per
quanto informato e partecipe alla vicenda Battisti, è abituato a un regime
di violenta mistificazione e distorsione selvaggia, condotte con una virulenza
che rasenta l’inciviltà, quando non la perpetra con scientifica predeterminazione.
L’ingenuo avventore italiano ero io e la civiltà che avevo davanti a me era
la Francia tutta, con le sue ragioni libertarie e la sua costumanza riflessiva
e storica. Quando è giunta in platea la notizia che i media italiani hanno
del tutto taciuto la motivazione fondamentale che i francesi evocano a proposito
del caso Battisti, cioè la questione della "parola data", non si è misurata
soltanto la generale sorpresa, ma la pura indignazione nei confronti di una
cultura mediatica che ormai appartiene totalmente al dominio della sottocultura,
e avanza per strategie di controllo politico. La medesima indignazione generale
si è scatenata quando, al suo arrivo, uscendo dall’ascensore, Cesare Battisti è stato
letteralmente sommerso da uno tsunami di microfoni e domande aggressive, inquisitorie,
fuori completamente da ogni etica giornalistica. E’ semplice indovinare da
dove quei microfoni provenissero: erano i microfoni italiani.
Vorrei sottolineare questo scempio mediale, assai indicativo del grado di inciviltà a
cui ormai la stampa italiana è abituata e che essa irradia gioiosamente in
qualunque contesto: c’era una vasta rappresentanza del Consiglio Comunale di
Parigi, c’era una ventina di scrittori francesi pronti a firmare i propri libri
in sostegno del Comitato per Battisti, e c’erano molti parigini comuni - i
quali sono rimasti letteralmente allibiti dalla violenza dei corrispondenti
italiani nei confronti di Battisti. Nulla di nuovo, per l’avventore italiano
mediamente consapevole di quanto sia stata potente la disinformazione su Cesare
Battisti (dipinto come spietato killer senza prove, come assassino assetato
di sangue, come leader di un gruppo di cui non era leader o fondatore, come
idiota manipolato da cattivi maestri in ville sarde, come impenitente vacanziero
in quel del bengodi parigino, come funzione biologica da sacrificare per fare
paura al popolo italiano in un momento di difficoltà nazionale). Soltanto,
una conferma ulteriore di quanto il berlusconismo, per quanto semplice sintomo
di una eziologia più complessa, sia proditorio, generalizzato e tanto metastatico,
da contaminare perfino la stampa di opposizione. E mentre defluivano via, senza
ascoltare nemmeno l’introduzione del Sindaco, l’inviato ciccione che diceva
al cellulare che "il Direttore non mi ha detto nulla", e l’altro con la sciarpetta
ascottina al collo, e l’altro ancora, segaligno con la erremoscia, che mi diceva "sapendo
di me soltanto che parlavo italiano" che "Battisti io nemmeno so chi è, ma
al giovnale bisogna skivevne male pevché ci sono gli editovialisti incazzati
che stanno contvo di lui" - ecco che l’Italia abbandonava la scena, con le
sue turpitudini storicizzanti una storia falsa, raccontata coram populo come
l’orsetto dai piedi di balsa. Era dunque possibile iniziare. Ecco, in sintesi,
le posizioni espresse nel corso della lunga manifestazione, protrattasi fino
a notte:
Per la Francia è una
violenza inaudita venire meno alla parola data, nell’85, dal Presidente Mitterrand.
Più ancora delle storture giuridiche, che sono state elencate e denunciate,
a cui Cesare Battisti viene sottoposto per essere nuovamente giudicato dopo
una sentenza sfavorevole all’estradizione, la questione che preme alla Francia è essenzialmente
etica e storica.
In un lungo
e articolato intervento, i due avvocati di Battisti hanno offerto una disamina
delle premesse fallaci che portano lo scrittore italiano a un nuovo giudizio
da parte della magistratura francese. Essenzialmente, si tratta di una "nuova
confezione" da conferire, da parte delle autorità italiane, alla domanda di
estradizione: supposti "nuovi elementi" che non rientravano nella richiesta
di estradizione che fu bocciata nell’81 dai giudici parigini. L’aleatorietà di
questi "nuovi elementi" è stata preceduta da una mossettina mediatica che ha
molto indignato i francesi: è il caso del Figaro, ripreso dal ministro della
giustizia Perben, consistente nella falsa notizia che Battisti era stato arrestato
perché aveva minacciato di morte un vicino di casa. Una situazione che, agli
occhi dei francesi, risulta inaccettabile.
E’ stato ribadito,
dai Consiglieri parigini, l’intento politico e simbolico di offrire a Cesare
Battisti la protezione da parte della capitale francese.
E’ stata evidenziata
la contraddizione a cui si espone l’Italia, quando invoca Schengen per l’estradizione
dei rifugiati politici italiani, mentre rigetta le risoluzioni di Schengen
per via delle rogatorie che infastidirebbero Berlusconi.
E’ stata ribadita
l’assoluta inesistenza dell’intento, da parte dei francesi, di dare lezioni
agli italiani. Cio’ che risulta fondamentale, a proposito del caso Battisti, è che
si tratta anche di una questione politica ed etica in cui la Francia è totalmente
coinvolta.
Sono state
denunciate dal sottoscritto, invitato a Parigi proprio per testimoniare del
trattamento "informativo" del caso Battisti, le grottesche storture e le velenose
aggressioni a cui Battisti stesso è stato sottoposto, in Italia, per mano di
un fronte mediatico enorme. Soprattutto la posizione de La Repubblica è stata
additata quale esempio significativo di come vadano le cose in Italia in questo
frangente.
E’ stata espressa,
sia dal sottoscritto sia da Oreste Scalzone, la speranza che in Italia sia
possibile aprire un dibattito lucido e privo di violenza pregiudiziale, sull’unica
soluzione possibile per una tragedia nazionale, quali furono e sono gli anni
di piombo: l’amnistia.
E’ a partire da questi necessari "paletti" che si dovrà affrontare il caso
Battisti anche in Italia, qualunque sia la decisione della Corte francese,
il 7 aprile prossimo.
da Carmilla
02.04.2004
Collettivo Bellaciao