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COS’E’ EQUITALIA? COSA FA? COSA CAMBIA DAL 1° OTTOBRE?

par Comitato 3e32 - L’Aquila

Publie le venerdì 11 novembre 2011 par Comitato 3e32 - L’Aquila - Open-Publishing
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Cos’è

Equitalia è la società pubblica (51% Agenzia delle Entrate e 49% Inps) incaricata della riscossione nazionale dei tributi. Il Gruppo Equitalia si compone delle società Equitalia S.p.a. (capogruppo), Equitalia Servizi, Equitalia Giustizia e di 8 Agenti della riscossione presenti su tutto il territorio nazionale. Il servizio nazionale della riscossione dei tributi è tornato in mano pubblica con la costituzione di Riscossione S.p.A., che nel 2007 ha cambiato nome in Equitalia S.p.A. La riforma della riscossione è avvenuta con l’entrata in vigore dell’art.3 del dl 203/2005

http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn%3Anir%3Astato%3Adecreto.legge%3A2005-09-30%3B203%21vig
,
convertito con modificazioni nella legge 248/2005. Fino al 2006 la riscossione era affidata in concessione a privati (prevalentemente banche), in numero di circa 40.

Cosa fa

Il Gruppo Equitalia esercita la riscossione dei tributi sull’intero territorio nazionale, esclusa la Sicilia. In particolare, Equitalia esercita sia la riscossione non da ruolo, che riguarda, per esempio, l’Ici e le entrate pagate con modello F23, sia la riscossione a mezzo ruolo, che è effettuata sulla base della notifica di una cartella di pagamento. Equitalia spa ha funzioni prevalentemente strategiche, di indirizzo e controllo dell’attività degli agenti della riscossione, mentre gli agenti si occupano degli aspetti operativi della riscossione, gestendo gli sportelli e i rapporti con i contribuenti e con gli enti. Equitalia Servizi supporta gli agenti della riscossione sia come fornitore di soluzioni tecnologiche sia come interfaccia con gli enti. Equitalia Giustizia si occupa della riscossione delle spese di giustizia e delle pene pecuniarie conseguenti ai provvedimenti giudiziari passati in giudicato.

Quando non si paga una multa, un’imposta, una tassa o un contributo per dimenticanza o perché, effettivamente, in quel dato momento non siamo in grado di versare quanto dovuto, gli enti impositori (Comune, Agenzia delle Entrate, INPS, INAIL, ecc.), dopo aver inviato al cittadino inadempiente un avviso detto “bonario” per recuperare il tributo o il contributo senza successo, incaricano della riscossione Equitalia S.p.A.

Quando la riscossione è demandata a Equitalia SPA, si dice che le somme dovute sono iscritte a ruolo, mentre fino a quando sono gestite dagli enti impositori, si dicono in fase amministrativa. L’Equitalia notifica al cittadino moroso una cartella di pagamento con cui invita al pagamento entro 60 giorni dalla notifica, dopodiché la società potrà avvalersi di mezzi più coercitivi per riscuotere le somme iscritte a ruolo. La società incaricata della riscossione può a tale scopo iscrivere ipoteca sugli immobili del debitore, effettuare pignoramenti di beni mobili, del conto corrente, etc.

Cosa cambia dopo il 1 ottobre

Gli avvisi d’accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate a partire dal prossimo 1 ottobre saranno esecutivi trascorsi 60 giorni dalla notifica. La novità riguarda esclusivamente le contestazioni del fisco relative a imposte sui redditi (Irpef e Ires), Irap, Iva e il connesso provvedimento di irrogazione delle sanzioni. Gli avvisi esecutivi potranno essere emessi per le rettifiche relative ai periodi d’imposta a partire dal 2007. Se entro 60 giorni dalla notifica il contribuente non impugnerà l’atto, e non salderà il dovuto, l’accertamento diverrà esecutivo e, trascorsi altri 30 giorni, il testimone passerà all’agente della riscossione per l’incasso del 100% di imposte, sanzioni ed interessi. Quest’ultimo non potrà avviare l’esecuzione forzata (ad esempio l’esproprio) prima che passino 180 giorni da quando ha ricevuto l’affidamento in carico, ma il concessionario potrà comunque adottare azioni cautelari.

Anche se è stabilito che, per la riscossione forzata, scattano automaticamente 180 giorni di sospensiva da quando la pratica viene data in carico agli agenti della riscossione. In sostanza, una volta affidato il carico delle somme dovute ad Equitalia entro i 30 giorni successivi al termine per la proposizione del ricorso, è stato previsto che l’esecuzione forzata è sospesa a prescindere per 180 giorni. Ma la norma dispone che la sospensione non opera con riferimento alle azioni cautelari e conservative, nonché per ogni altra azione prevista dalle norme ordinarie a tutela del creditore. Cioè l’Agenzia potrà comunque richiedere l’autorizzazione ad iscrivere ipoteca a procedere al sequestro dei beni, così come l’agente incaricato risulterà legittimato a iscrivere ipoteca e attuare il fermo sui beni del contribuente.

Di fronte al ricorso del cittadino, per sei mesi gli agenti della riscossione non potranno avviare pignoramenti, ma potranno ipotecare una casa e bloccare un’auto. Se Equitalia, poi, si convince che c’è “fondato pericolo” di perdere il credito, ha il mandato per fare quello che crede: sequestrare una pensione, mandare un bene all’asta immobiliare. Se il colpito dimostrerà di avere problemi di liquidità – novità della terza e ultima rivisitazione – chiederà a un giudice tributario una sospensiva per fermare l’azione (per 150-180 giorni) oppure aderirà a un concordato (sconto con trattativa).

“Si sta colpendo chi ha fatto dichiarazioni fedeli e oggi, a causa della crisi, non è in grado di pagare le tasse. Non puoi impugnare quello che hai dichiarato, è la condanna a morte delle imprese oneste”. Pietro Giordano, segretario Adiconsum: “Con questi tassi prossimi all’usura crescerà il debito dei contribuenti, le misure introdotte a luglio vengono vanificate”.

Portfolio

Messaggi

  • L’Affaire Equitalia

    di F. Bilardo

    Nello immaginario collettivo lo strozzino è – per definizione plebiscitaria – vecchio, avido, brutto e cattivo. E’ uno senza pietà, che non sente ragioni di alcun tipo, che “pretende” i suoi soldi moltiplicati per mille dallo scandire dell’angoscia e della fame altrui, che lucra come un insaziabile vampiro sulle ultime gocce di sangue strizzate a chi è ormai allo stremo delle proprie forze materiali.

    Ma è – soprattutto – uno che se la fa alla larga dalle aule di Giustizia …

    Lui preferisce farsi giustizia da sé, con i metodi primitivi e le maniere dure, sguinzagliando i suoi tirapiedi per prendere a viva forza tutto quello che possa fargli riscuotere il debito: catenine d’oro, lenzuola dotali e miseri regali di nozze da rastrellare nelle case dei poveri; denaro riposto nei cassetti da mettere in saccoccia, nelle botteghe dei salumai e nelle piccole aziende.

    Da sempre, nel diritto naturale di ogni tempo, l’usura è tra i delitti più abietti, quello che ha sulla coscienza migliaia di poveri disperati spiaccicati giù dai ponti per la disperazione …

    Il nostro codice penale la punisce (art. 644 c.p.) con la reclusione sino a dieci anni, e la pena è aumentata se il fatto è commesso contro gli imprenditori.

    Anche l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni è perseguito (artt. 392-393 c.p.), seppur con pene più miti.

    Entrambi questi due reati sono il classico pane quotidiano dello strozzino.

    Di particolare gravità sociale il farsi giustizia da sé, giacché cozza clamorosamente con una delle regole fondamentali del nostro Ordinamento Giuridico: quella secondo cui i rapporti tra debitore e creditore devono passare sempre – nessuna eccezione di sorta – al vaglio di un Giudice Terzo. Il debitore non potrà mai recuperare, da sé e coattivamente, i proprio soldi; il debitore non potrà mai compensare, da sé e coattivamente, un proprio credito.

    Regole sacre – su cui si reggono i principi costituzionale di “eguaglianza”, di “primato del Potere Giudiziario”, di giusta “separazione dei poteri” – che dovrebbero valere per tutti, a cominciare dallo Stato: sia quando lo Stato è creditore e chiede, ad esempio, le tasse; sia quando lo Stato è debitore e si rifiuta, ad esempio, di pagare i propri fornitori (ne abbiamo parlato lo scorso 14 marzo u.s., ne “L’interruzione di pubblico servizio nei contratti di appalto”).

    Dovrebbe essere così. Sempre e soltanto così.

    Ma il nostro Stato è grande, ingordo ed aimè sfacciatamente ingiusto: quello che vale per lui non vale per i comuni cittadini …

    L’ingordigia ha completamente rotto gli argini nel momento in cui il nostro sistema statuale sulla riscossione – per tradizione fondato su un assetto di natura pubblicistica, ossia l’unico che possa consentire di accettare lo strapotere di uno Stato padre/padrone – è slittato nel tempo verso la strada della privatizzazione.

    Incontrollabile e feroce privatizzazione.

    Si è passati così dall’Intendente di Finanza di natura pubblica degli anni ’70 (D.P.R. 603/72), all’Agenzia delle Entrate di natura pubblica non economica della fine degli anni ’90 (D.lgs. 300/1999), al felice ingresso di Equitalia società per azioni (ex Riscossione s.p.a.) che, a partire dal 2005 (D.L. 203/2005), ha cominciato ad aprire all’impazzata i cassetti della gente.

    Situazione ideale quella di Equitalia: società per azione ma a partecipazione pubblica, con un pacchetto di ricavi certi assicurato dall’ombrello protettivo delle leggi di Stato; gestita con soldi pubblici ma anche attraverso soggetti privati (persone fisiche e persone giuridiche in sistema di subappalto); con il potere di riscuotere soldi presuntivamente appartenenti al pubblico (tasse, multe, bolli e similari) ma anche tanti e tanti chiesti solo per errore e violentemente prelevati senza ricorrere ad alcun giudice; con il diritto di utilizzare strategie di perseguimento del profitto strettamente privatistiche ed assolutamente indifferenti alla morale dell’ormai moribondo Stato Sociale.

    Equitalia oggi è diventata una holding elefantiaca, elegantemente vestita con il mantello tricolore, i cui labirinti sono finiti per diventare inaccessibili a quello stesso popolo utilizzato per ingrassarne le ganasce.

    Sponsorizzata dagli ultimi organi governativi, è entrata quatto quatto nel tessuto istituzionale sino a frantumarne l’ultima mattonella garantistica in difesa del cittadino. Spento per sempre l’ultimo cerino di giustizia sociale …

    L’art. 64 del DPR 603/72 vietava di pignorare “beni mobili per un valore presunto superiore al doppio del debito”: oggi si fermano le autovetture per pochi denari di multa; l’Agenzia delle Entrate (socio al 51% di Equitalia) avrebbe dovuto immettere risorse umane solo per concorso pubblico: oggi si scopre che 767 dei 1146 dirigenti dell’Agenzia delle Entrate sono entrati attraverso procedure illegittime (v. le due sentenze del TAR Lazio, la prima depositata il 1° agosto 2011, la seconda il 30 settembre scorso); di chi e come lavori in Equitalia non se ne sa manco l’ombra; la procedura di riscossone manteneva quel minimo di garanzia giudiziaria attraverso la creazione e la notifica della cartella esattoriale: oggi – esattamente dal 1 ottobre 2011, grazie alla Legge 111/2011 – sparisce la cartella e gli avvisi di accertamento diventano immediatamente esecutivi, il che vuol dire che diventa possibile procedere seduta stante ai pignoramenti ed alla vendita forzata!

    Ed ancora, ancora, ancora, da doverne riempire 10 cartelle. Questa volta non “esattoriali” ma di amara denuncia sociale ….

    I sardi si stanno suicidando in massa? E chi se ne frega…

    I piccoli imprenditori sono alla disperazione per l’attuale crisi e ritardano il pagamento dell’IVA pur di dare precedenza agli stipendi degli operai? Fatti loro…

    La gente sta correndo il rischio di andare a dormire sotto i ponti perché gli pignorano la casa sotto il sedere? Pazienza …

    Le vittime di Equitalia sono solo “i piccoli” evasori posto che i “grandi” fanno viaggiare all’estero i ricchi patrimoni? La legge della giungla non può salvare i morti di fame …

    Equitalia ragiona così, con la testa di un imprenditore cui importa soltanto di aumentare i ricavi. E se poi gli utili sono rappresentati dall’ “aggio” – compenso formalmente e sostanzialmente pubblicistico – meglio ancora!

    E se tutto questo fa aumentare le provvigioni dei suoi responsabili, è perfetto!

    L’importante è salvaguardare le mani rapaci di un mostro pubblico-privato che può permettersi di riscuotere i suoi crediti (per caso arricchiti da interessi e sanzioni usurari?) con la velocità di un panino al prosciutto al primo self service del distributore al 158° chilometro della autostrada del sole.

    Altri particolari sull’affaire Equitalia s.p.a.?

    Una vagonata …..
    … di cui sarà piacevole parlare a poco a poco. Per gustarli al meglio …

    Articolo pubblicato sul sito LeggiOggi

    http://www.leggioggi.it/2011/10/17/affaire-equitalia-violenza-ed-eserciz...