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Dal Social Forum Europeo al Social Forum Mondiale

Publie le sabato 16 ottobre 2004 par Open-Publishing

Forum Sociale

di Roberto Rosso

Dopo aver vissuto l’organizzazione del FSE di Firenze, dopo Porto Alegre, Parigi e Mumbay, ancora una volta a Londra: seminari, plenarie e workshop, migliaia di persone in coda, sedute, attente, stravaccate, si conoscono si riconoscono polemizzano si emozionano, s’annoiano leggono traducono talvolta a fatica cercano di capire talvolta a fatica ci ripensano ne riparlano prendono appuntamenti riempiono quaderni agende bloc notes registrano ... filmano...

Mi sono portato dietro l’inquietudine delle ultime settimane, gli interrogativi sulle manifestazioni del 30 ottobre e del 6 novembre, le cronache e il dibattito politico che affondano sempre più nella palude stagnante della crisi sociale, economica, strategica del paese, della formazione sociale italiana.

Nella giornata del 15 i seminari sul futuro di FSE e FSW e sul futuro del movimento producono una non stop di 9 ore, con una serie di interventi da un pubblico sempre molto numeroso, che si alternano agli oratori ufficiali. Emergono due assi del discorso che si ripeteranno durante tutta la giornata. L’uno è il senso, il futuro, l’organizzazione dei fori sociali continentali, mondiali e tematici, il loro rapporto con i movimenti concreti, la progettualità e la decisionalita, dei movimenti. L’altro è il nesso tra il movimento contro la guerra e i movimenti che articolano l’opposizione sociale al neo-liberismo e, in particolare, la critica e la lotta contro la mercificazione dei beni comuni, la privatizzazione dei servizi pubblici, santificata nel nuovo trattato costituzionale europeo.
A conclusione di FSE2002 a Firenze ci fu una sorta di sfilata dei movimenti sociali. A Parigi FSE2003, si svolse un’assemblea dei movimenti sociali. A Londra sono previsti due giorni di preparazione, e domenica l’assemblea che dovrebbe essere il momento della decisione, dei pronuciamenti del lancio delle campagne comuni a livello internazionale. I forum mantengono invece il loro carattere di spazio pubblico aperto, luogo di relazioni, di crescita della critica e delle proposte, con le discriminanti contro la guerra, il razzismo e il neoliberismo.

Il presidente di Attac France, Nikonoff, accentua la polarizzazione tra forum ed assemblea sul nodo della decisionalità politica, e indica nella democrazia del processo decisionale il nodo da sciogliere. Del sistema dei forum indica la necessità di un maggiore approfondimento e organizzazione tematica, propone di diradarne la convocazione, affinché il dibattito giunga a conclusione di un percorso, e i forum perdano quel carattere parzialmente casuale (quando non di mediazione tra le organizzazioni e i movimenti nazionali) che li caratterizza.

Raffaella Bolini sottolinea il carattere prolungato delle pratiche di resistenza e di innnovazone dei movimenti. Il carattere dela lunga durata, dello spessore strategico e progettuale, della sperimentazione sul campo dei processi di innovazione sociale, è un tema che emerge in molti interventi, degli oratori ufficiali e dal pubblico, assieme a quello dell’efficacia dell’azione. Superata la nozione di ’efficacia’ intesa come ricaduta immediata (ad esempio,impedire di fatto la guerra in Iraq), si comincia piuttosto a misurare gli effetti dei movimenti contro la guerra e il neoliberismo sul piano dello sgretolamento dei blocchi sociali, della diffusione delle idee, della messa in relazione di pratiche sociali e conflitti prima isolati, delle contraddizioni crescenti nelle classi dirigenti, come in Gran Bretagna.

Le specificità culturali e politiche dei diversi movimenti nazionali sono ovviamente ben presenti. Una parte importante del movimento inglese ripropone la centralità del movimento contro la guerra come cuneo in grado di scardinare tutta la strategia complessiva, se così si può dire, del neoliberismo. Una logica da "contraddizione principale e secondarie", ma del resto, si dice, la lotta alle privatizzazioni dei servizi pubblici, alla mercificazione dei beni comuni, è scontata nelle pratiche e nei contenuti dei movimenti. Tanto è vero che per il 30 marzo 2005 è prevista una giornata di mobilitazione europea contro le privatizzazioni.

Radicamento nei territori e nelle diverse pratiche sociali, estensione ai paesi dell’Europa dell’est sono le urgenze. Tariq Ramadan parla di una sfida interna e un esterna, e chiede urgentemente maggiore e nuova democrazia, indica la necessità di una sorta di pedagogia della resistenza, da istruire in tutti i territori, parla di un’etica profonda della cittadinanza. Il movimento inglese, ad esempio a Birmingham, ha vissuto pratiche di forte connessione e riconoscimento reciproco tra culture diverse contro la logica dello scontro tra culture e tra civiltà, dove l’essere musulmani non riduce peraltro le specifità delle diverse culture nazionali e locali.

Nel dibattito è presente, esplicitamente a volte, implicitamente quasi sempre, l’esperienza di Mumbay, il protagonmismo travolgente e molteplice delle culture e dei movimenti indiani e asiatici, e l’innovazione annuciata per il prossimo Porto Alegre, dove tutto questo, unito al passaggio cruciale che si sta svolgendo in America latina e nel Brasile di Lula in particolare, saranno accolti in una struttura di forum fortemente innovata.

Il movimento italiano di tutto questo dovrà necessarimente parlare. Il nodo cruciale passa per i processi di autorganizzazione, la critica delle forme tradizionali della rappresentanza, la sua crescita globale e strategica, il suo radicarsi in forme molteplici e non necessariamente coerenti tra loro.
La sua efficacia si misura nell’influire sulla trasformazione sociale, nel leggere e agire il riorganizzarsi delle classi dirigenti.

Un dibattitto piccolo piccolo sulla manifestazione dei movimenti (il 30 ottobre) vs. la ’manifestazione dei partiti’ (6 novembre) ha preteso invece di produrre con le sue decisioni la morte o la rinascita del movimento, il tutto in base all’abilita’ manovriera o di converso alla stupidità tattica di gruppi dirigenti, o quantomeno di riferimento, che cordinerebbero le rispettive aree politiche e loro intersezioni. Naturalmente non e’ cosi’, su questo piano abbiamo tutti ben altro da giocarci e da spendere.

I movimenti cresciuti a partire dagli anni novanta, e non solo in quello che qualcuno chiama il ’triennio rosso’, perché l’arcobaleno e’ piu’ ricco, hanno influenzato e stanno influenzando e trasformando tutti i piani della realtà italiana, compresa la natura e l’azione delle classi dirigenti. Naturalmente, è vero anche il contrario: chiunque pensi che l’azione istituzionale e partitica non trasformi i movimenti ha quantomeno le idee poco chiare. Negli staff dei gruppi dirigenti della politica c’è ancora una certa comprensione dei comportamenti sociali complessi. Di Londra stiamo parlando e proseguiremo a farlo dopo la sua conclusione, riannoderemo alcuni fili di discorsi interrotti a Parigi e Mumbay, alla luce di ciò che e’ successo dopo.

Bisogna dire che questo FSE 2004 non è un gran baraccone fieristico dove ognuno espone, in grande o in piccolo, la propria merce culturale e politica o ritrova i propri sodali, sparsi per l’Europa. Il che già di per se non sarebbe poca cosa. A Londra si manifesta, ancora una volta, un tessuto fortemente connesso di relazioni, tra soggetti e contenuti, che richiede quell’investimento strategico e quell’innovazione dell’organizzazione e della partecipazione di cui quasi tutti sentono l’esigenza. La colorazione ricca e mutevole, il gioco delle generazioni e delle culture, riempie le sale e i corridoi, con la rassicurante presenza - chi scrive ha i suoi anni... - di migliaia e migliaia di giovani.

Tornando all’Italia, viene naturale pensare all’istruzione di un lavoro e di una riflessione, condivisi tra le diverse anime, luoghi e soggettivita’ dei movimenti italiani, che sfoci in un momento di confronto, il cui luogo probabilmente ha una sola, possibile candidatura. Lavoro e riflessione che assuma l’orizzonte dei problemi di cui a Londra si è cominciato a discutere, e li assuma sul piano globale. E si dia l’orizzonte di Porto Alegre e delle prossime campagne globali.

http://www.socialpress.it/article.php3?id_article=588