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Cè chi dice NO all’alleanza con il pd.

Publie le venerdì 15 gennaio 2010 par Open-Publishing
4 commenti

Militanti del PRC del Lazio dicono no all’accordo con il PD e alla candidatura della Bonino. Rizzo invoca una lista alternativa. Malumori anche in Toscana. Che si fa?

a cura redazione di Contropiano

"I sottoscritti chiedono al nostro gruppo dirigente di non andare alle prossime regionali in alleanza con il PD e quindi di non appoggiare la candidatura di Emma Bonino (liberista e guerrafondaia) per non commettere l’ennesimo irresponsabile errore politico che, dopo le pesanti sconfitte fin qui annoverate, sarebbe come mettere la pietra tombale sulla storia di tanti comunisti e tante comuniste e sulla rinascita di una sinistra utile alle classi subalterne" è quanto scrivono in una lettera aperta indirizzata alla Segreteria e alla Federazione della Sinistra una ventina di militanti e dirigenti del PRC del Lazio (tra cui Alunni, Timitilli, Cortesi, Ceccotti ed altri). Nella lettera, fanno riferimento alla decisione presa un anno fa di uscire dalla maggioranza di governo della regione Lazio "La giusta uscita dalla maggioranza deve essere solo l’inizio di un percorso autonomo di opposizione aperto al contributo di tutti coloro, movimenti e associazioni che vogliono cambiare radicalmente lo stato di cose presenti, perché allearsi con il Pd vuol dire continuare ad essere subalterni ai poteri forti (banche, padroni e vaticano). Per questo la collocazione del PRC e della Federazione della Sinistra all’opposizione del Pd e della destra è una misura necessaria, ma deve vedere contestualmente il nostro Partito impegnato a ricostruire un legame forte con la classe che vogliamo rappresentare/organizzare". Nella conclusione i militanti del PRC affermano che "Per questo riteniamo indispensabile aprire tra i militanti del partito una discussione vincolante sulle modalità con le quali la Federazione della Sinistra si presenterà alle prossime elezioni regionali".

Alcuni giorni fa Marco Rizzo, dirigente di Comunisti-Sinistra Popolare, aveva reso pubblica una lettera aperta nella quale denunciava la subalternità della Federazione della Sinistra al PD nelle scelte sulle elezioni regionali: "una totale subalternità al PD che, dal Lazio alla Puglia, produce "mostri". Quello più grave, almeno perchè si tratta della regione più importante, quella della Capitale, è legato alla candidatura di Emma Bonino, "madonna" delle politiche ultraliberiste ed antipopolari che vogliono continuare il massacro sociale della nostra gente. Serve un segnale, sull’unica strada davvero utile da percorrere e cioè una lista alternativa al PD ed alla Bonino, fatta da tutti i partiti comunisti e dalla sinistra politica e sociale".

Segnali di malessere arrivano anche dalla Toscana dove con 47 voti contrari e 25 favorevoli, l’attivo dei circoli fiorentini del PRC, territoriali ed aziendali, riunito il 15 dicembre,ha respinto l’ipotesi di un nuovo accordo col PD per le prossime elezioni regionali, proposto dalla segreteria provinciale e regionale. La sera precedente l’attivo dei circoli della Piana Fiorentina con 20 contrari, 2 favorevoli e un astenuto aveva espresso il medesimo orientamento. Posizioni analoghe stanno emergendo anche da vari circoli e zone della regione. "Sulla base di un giudizio complessivamente negativo sulla esperienza della Giunta Martini, molti interventi hanno denunciato la mancanza delle condizioni politiche e programmatiche necessarie per riproporre una alleanza che non sia subalterna, ma capace di reali cambiamenti sui temi sociali da noi proposti, soprattutto di fronte all’incalzare della crisi economica e all’arroganza della destra. In queste condizioni, un nuovo accordo col PD in Regione Toscana aggraverebbe ancor più le difficoltà del partito, sarebbe in netta contraddizione con la svolta a sinistra decisa a Chianciano e soprattutto deluderebbe una domanda politica di alternativa presente nella società toscana, che rischia di disperdersi nell’astensionismo, in liste di pura testimonianza o addirittura a destra" afferma in una nota Ferdinando Targetti dell’attivo dei circoli del PRC fiorentini.

La Rete dei Comunisti ha riaffermato anche in questi giorni di ritenere che "lo spazio politico per la sinistra nel nostro paese sia indipendente e alternativo al Partito Democratico, non solo sul piano delle scelte strategiche e di prospettiva ma anche sul piano delle alleanze elettorali. A ben guardare non possiamo nasconderci che è il PD a decidere se e quando allearsi con la Federazione della Sinistra e non viceversa. Assumersi la responsabilità di sostenere questa alleanza elettorale anche in regioni come la Campania, il Lazio, la Calabria (solo per fare degli esempi in cui il PD si è dimostrato particolarmente compromesso con le peggiori scelte antisociali) rischia di produrre frutti amari che nella "migliore" delle ipotesi porteranno ad un rifiuto del PD a favore dell’ UDC, e nella peggiore nel coinvolgimento di una prevedibile sconfitta elettorale vista la crisi di rappresentanza dello stesso PD".

da www.contropiano.org

Messaggi

  • Bah, sinceramente, la Bonino mi sembra, per il Lazio, una soluzione tuttaltro che pessima.

    Sicuramente migliore di qualunque candidato espressione del Pd.

    Certo, è una liberista, certo è pervicacemente filoisraeliana, ma i candidati possibili del Pd non presentavano tutti lo stesso difetto ? Con in più una serie di rapporti organici e consolidati ( ereditati sia da Marrazzo che da Veltroni) con palazzinari e sanità privata che invece la Bonino sicuramente non ha ... senza contare il salto di qualità che la Bonino rappresenterebbe, a Roma e nel Lazio, rispetto ai temi della laicità ...

    E poi è una donna e soltanto una donna può avere qualche possibilità, per quanto vaga, di battere la fascistona Polverini, sponsorizzata incredibilmente da anni di presenza fissa a "Ballarò".

    Capisco e condivido un’ esigenza più generale di stare fuori dall’ormai consunto centrosinistra ed il più possibile lontano dal Pd.

    Ma dal momento che si teorizza, da parte di Rifondazione, addirittura la possibilità di una alleanza con l’Udc ( intervista di Ferrero a Repubblica di qualche settimana fa) la Bonino mi sembra sinceramente il problema minore.

    Raf

  • Abbiamo "rimpaginato" l’articolo...

    Cari compagni/e, il problema non é soltanto la Bonino, ma le alliance con il PD in generale...

    Se il PRC non vuole discreditarsi ancora un’altra volta, con tutte le ovvie conseguenze nefaste, deve immediatamente rendersi indipendente di tutti i "miraggi" proposti dal PD...

    Automia e indipendenza totale da parte di un partito totalmente corrotto e in deriva socialdemocratica (ou democratica-cristiana...) che rappresenta il PD...

    Dunque sostegno ai militanti del PRC del Lazio e di tutti gli altri che vogliono essere positivi per credere che é ancora possibile d’avere in Italia una "forza communista" autonoma e che non abbassa il pantalone al centro sinistra... ;-)

    Ma quante volte abbiamo bisogno di farci inc...... per capire che a continuare cosi andiamo "tranquillamente" a suicidarsi...

    Ciao
    Roberto Ferrario

    • Il compagno Roberto centra perfettamente il problema, che è anche la candidatura della Bonino, ma che soprattutto consiste nel non avallare le politiche governiste di una parte della sinistra che "sembra" in balia del pd.

      Ne vale la credibilità residua di ipotesi di politiche alternative, dopo l’arcobaleno, ripercorrere le stesse strade sarà suicidio comunque sia il responso delle urne.

      Se esiste una politica di classe, se vogliamo supportare lotte e vertenze, se vogliamo contrastare privatizzazioni, precariato, e le altre politiche interclassiste, dobbiamo lavorare per un progetto politico autonomo dei comunisti e degli anticapitalisti.

      Le elezioni non sono il fine, l’ultima spiaggia, ma possiamo far vedere un altro modo di porsi, il lavorare per riaquistare la credibilità perduta, e delineare una casa comune in cui lavorare nel futuro.

      Senza logiche settarie o scorciatoie di sorta, ma convinti di poter dire che servono politiche a difesa di chi non vuole pagare una crisi economica generata dalle classi padronali.

      In parecchi settori di compagni e di compagne comincia a sentirsi forte questa esigenza, riprendere nelle proprie mani l’agire politico e non accettare per nessun motivo possibile, l’essere stampelle di politiche altre.

      La vera unità, non è quella enunciata per coprire gli interessi interclassisti, la vera unità porta ad unirsi per difendere gli interessi degli sfruttati, e non lo svendere le proprie ragioni.

      Tornare nelle piazze, unirsi e sostenere le lotte, e non farsi fregare dai soliti dirigenti preoccupati solo delle loro poltrone che ormai son diventate trespoli
      sospesi sul nulla.

      La sinistra torni ad essere sinistra, e si tenga più lontana possibile da politicismi e istituzionalismi esasperati, sappiam bene dove portano: a favorire le destre e a rendere credibili politiche fallimentari che son sotto gli occhi di chi ancora vuole vedere.

      Enrico Biso