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Due Prefetti che onorano l’Italia
A distanza di un anno dalla rimozione del Prefetto di Roma Carlo Mosca che si era opposto alla schedatura ed al prelievo delle impronte digitali dei bambini Rom, anche il Prefetto di Venezia Lepri Gallerano segue la sua sorte per non avere impedito alla comunità rom di prendere possesso delle trentotto casette costruite dal Comune di Venezia per sottrarli ai disagi della bidonville che abitavano. Il Prefetto di Venezia sarà trasferito a quanto pare in Sicilia rinverdendo una tradizione del vecchio stato sabaudo
che "puniva" i funzionari sgraditi inviandoli nelle isole, considerate sedi disagiate. Non sappiamo quanti altri casi di discriminazione avvengono nella pubblica amministrazione controllata con spirito fazioso dalla destra. E’ certo che prima ancora di vincere le elezioni venete la Lega fa una sorta di
pulizia etnica preventiva per assicurarsi un corpo burocratico docile e disponibile ad essere plasmato dalla ideologia razzista.
I due Prefetti rimossi onorano la tradizione liberale e democratica dello Stato italiano antifascista capace di leggere ed applicare le leggi alla luce della Costituzione e dei suoi grandi principi. Il Ministro Maroni probabilmente avrebbe voluto che si creassero ostacoli burocratici insormontabili per l’assegnazione delle casette ai rom. Credo che questa comunità continuerà ad essere nel mirino dei leghisti e non avrà vita facile. Quando tutta l’amministrazione pubblica si sarà omologata con la quasi certa vittoria leghista alle elezioni regionali, tutto il Veneto diventerà una immensa prigione, un lager nel quale i Rom potranno subire soprusi e violenze di ogni genere con il consenso di parte della popolazione che da anni viene aizzata all’odio per i diversi.
Questo inquietante episodio di "normalizzazione" fascista avviene mentre D’Alema sventola la bandiera bianca della resa incondizionata alla destra rendendosi disponibile ad una legge ad personam
che salvi il Presidente del Consiglio dai processi. Una resa incondizionata che è già avvenuta sul terreno sociale con la progettazione e l’approvazione assieme alla destra di misure che alterano profondamente il diritto del lavoro. I lavoratori italiani, abbandonati dalle Confederazioni nelle mani di un padronato che li ha profondamente umiliati, stanno perdendo, una dopo l’altra, tutte le garanzie che
una legislazione illuminata e progressista aveva creato in tanti anni. Stanno perdendo anche il diritto di ricorrere alla Giustizia! Cinque milioni di loro vengono ricattati da contratti brevi con salari di fame ed una campagna di odio viene alimentata dal Governo per i lavoratori a tempo indeterminato che comunque non hanno alcuna speranza di migliorare il loro salario. L’Italia è un Paese in cui da un lato c’è gente che esporta all’estero ricchezze immense frutto dello sfruttamento altrui e di un mercato inesistente e dall’altro milioni di infelici che vivono al limite
della sussistenza. Il divario tra ricchi e poveri cresce di giorno in giorno, si può dire di ora in ora, specialmente con la privatizzazione dei servizi che rincarano beni essenziali come l’acqua ed il trasporto.
Intanto la destra ha già alzato il patibolo per Di Pietro, reo di non essersi unito al coro cortigiano
di osanna al Capo del Governo che ha ricevuto a Milano le stimmate del martirio come Padre Pio.
Di Pietro si è limitato ad osservare che se c’è violenza questa viene istigata dal Capo del Governo e dai suoi giornali e dai suoi famigli. Basta vedere la registrazione del comizio di Milano per rendersene conto. E’ stato abominevole il tentativo perseguito per giorni di legare in qualche modo il gesto di Tartaglia ai "cattivi maestri" della sinistra additati dal piduista Cicchitto al linciaggio pubblico.
Ma il progetto del taglio a sinistra perseguito lucidamente dalla destra va avanti con la compiacenza di molti settori del PD. Ieri è stata resa extraparlamentare la sinistra comunista, oggi si criminalizza l’opposizione di Di Pietro. L’unica opposizione accettata dal Monarca e dal suo Regime è quella che accetta la rinunzia a tutti i suoi diritti, a cominciare dal diritto di discutere in Parlamento trasformato in votificio.
I regimi non vengono creati soltanto dagli aspiranti dittatori e dalle loro ciurme fanatizzate ma anche dalla arrendevolezza e compiacenza delle opposizioni che cessano gradatamente di essere tali.
Pietro Ancona
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Messaggi
1. DUE PREFETTI CHE ONORANO L’ITALIA, 19 dicembre 2009, 12:33
E TRE COL PREFETTO DI FROSINONE ....
Fondi, rimosso il prefetto che voleva sciogliere il Comune
Su Fondi abbiamo scherzato. Tutto sta cambiando perché nulla cambi. Una roba che nemmeno Burt Lancaster-principe di Salina ne Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa riuscirebbe ad immaginare.
Ricordate Fondi, provincia di Latina? Le inchieste ancora in corso della procura distrettuale antimafia sulla collusioni tra clan di ‘ndrangheta e camorra e gli enti locali compreso il Mercato ortofrutticolo più grande d’Europa; le relazioni del prefetto di Latina Bruno Frattasi che da settembre 2008 hanno chiesto lo scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose; le resistenze del ministero dell’Interno finché lo stesso ministro Maroni per due volte ne ha chiesto lo scioglimento al Consiglio dei ministri; gli interventi del senatore Claudio Fazzone (Pdl), ras e principe del voto del basso Lazio, che si è adoperato in tutti i modi per non far sciogliere il comune del suo amico sindaco Luigi Parisella e difatti c’è riuscito (sindaco e giunta si sono dimessi per evitare commissariamento).
Ecco, tutto questo che ha tenuto banco nell’agenda politica fino a settembre, è come se non esistesse più. Succede infatti che giovedì il Consiglio dei ministri ha promosso a più alto incarico il prefetto di Latina Bruno Frattasi. Il funzionario dello Stato che ha combattuto da solo e controcorrente al suo stesso ministero e che alla fine ha “perso” visto che il comune di cui aveva chiesto lo scioglimento non è stato sciolto, lascerà presto Latina e si occuperà dell’Ufficio di coordinamento delle forze di polizia. Al suo posto è stato nominato Antonio D’Acunto in arrivo da Crotone. D’Acunto ha davanti a sé un incarico molto delicato visto che a marzo Fondi vota il nuovo consiglio comunale e il rischio è che vengano rieletti gli stessi indicati come collusi con i clan.
Intanto a Fondi accade che il commissario facente funzioni Guido Nardone ha nominato come nuovo comandante dei vigili urbani (Dario Leone e il suo vice sono stati arrestati nell’inchiesta della Dda su favoreggiamenti e collusioni con i clan) l’ex generale delle Fiamme gialle Francesco Accardi coinvolto in calciopoli e molto amico del deputato pdl ed ex comandate della gdf Roberto Speciale, anche lui ben inserito in zona. Tutto ciò avviene senza che la politica dica un bè, anche nel centrosinistra. E il coordinatore del pd di Fondi Bruno Fiore, anima e motore di un risveglio di legalità a cui in ottobre sono state recapitate un paio di molotov sotto casa, ha deciso di dimettersi da coordinatore.
«E’ un momento delicato per questa città - scrive nel saluto - occorre tenere alta l’attenzione eppure quando mi guardo intorno sono solo». Ma non è finita qua. A dimostrazione che nel basso Lazio, in provincia di Latina, c’è una sorta di tappo che mantiene uno statu quo zeppo di dubbi, la V Commissione del Csm, quella che si occupa degli incarichi direttivi, ha negato la conferma del procuratore Giuseppe Mancini alla guida della procura di Latina.
Un parere lungo sedici pagine che parla di «condizionamenti ambientali esterni che ne hanno limitato l’autonomia» e di «esercizio non corretto delle sue prerogative di procuratore nei rapporti con i sostituti» a cui in pratica ha tolto fascicoli di indagine modificando l’andamento dell’inchiesta rispetto alla direzione data dai sostituti. Un esempio su tutti: il sequestro per abuso edilizio del campeggio Holiday village nei fatti riconsegnato ai proprietari dopo un intervento diretto del senatore Fazzone nei confronti del gip. L’ultima parola spetta al plenum del Csm che difficilmente potrà andare contro un parere così netto della Commissione.
Questo succede a Fondi. Dove tutto cambia perché nulla cambi.
K.