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Dittatori e bambini soldato formati nel Wrc l’università della violenza creata da Gheddafi
di Marina Mastroluca
Stavolta George ha un po’ paura. Lui che a 26 anni ha combattuto metà della sua vita: tredici anni con un mitra in mano, da quando fu sequestrato dai ribelli di Foday Sankoh e prima di combattere beveva una ciotola di latte e polvere da sparo. George è un ex bambino soldato: ha perduto l’infanzia ma soldato è rimasto lo stesso.
Oggi è in Tripolitania, mercenario di Gheddafi e teme quelle bombe che piovono dal cielo. «Da piccolo voleva diventare medico, ha fatto il contractor per chi offriva di più. Dalla Liberia, al Ciad, al Sudan, alla Somalia», racconta padre Giulio Albanese, direttore delle riviste missionarie della Cei, che in questi anni è rimasto in contatto con George. «Mi ha raccontato che in Libia è arrivato con un ponte aereo dal Ciad, insieme ad altri mercenari. In poche ore Gheddafi si è ricostituito l’esercito che non aveva più, usando la sua legione straniera».
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Parla di mercenari addestrati dal leader libico?
«È una vecchia storia. Già dai tempi della guerra fredda Gheddafi ha organizzato il suo Centro per la rivoluzione mondiale, il Wrc, dove forgiava sul piano ideologico e militari leader ribelli. Da lì sono usciti uomini come il sanguinario Foday Sankoh leader del Ruf in Sierra Leone o il liberiano Charles Taylor. Nell’accademia di Gheddafi, Sankoh ha appreso la tecnica di reclutamento dei bambini-soldato. Quando l’ho incontrato in carcere sono rimasto colpito non solo dalla sua ferocia bestiale: si intuiva dietro l’ideologia che lo aveva formato. Ma ci sono anche altri leader passati da Bengasi, come il presidente ciadiano Idriss Deby o quello del Bukina Faso Campore. Intorno a questi personaggi hanno orbitato contractor che sono stati addestrati, o finanziati o hanno combattuto per conto di Gheddafi sullo scacchiere africano: in 42 anni di cose ne sono state fatte tante».
Quanti effettivi può contare questa “legione straniera”?
«Ci sono fonti diverse: si parla di diverse centinaia come di molte migliaia. Non bisogna pensare però ad un’organizzazione come la sudafricana Executive Outcomes, che recluta mercenari. Quello libico è stato piuttosto un sistema di formazione ideologico-militare che ha consentito a Gheddafi di avere buoni contatti con gruppi diversi in un’area molto estesa dell’Africa sub-sahariana. Quando c’è stata necessità non è stato difficile organizzare un ponte aereo per far affluire truppe in Libia dal Benin, dal Ciad come da altri Paesi. E in questo io leggo tutta l’ipocrisia dell’Occidente: se si voleva fermare Gheddafi, la no fly zone sarebbe dovuta scattare subito, senza aspettare il pretesto per un intervento più radicale».
Chi sono i mercenari?
«Gruppi armati non sono mai mancati in Africa. In questi anni sono rimasto in contatto con diversi ex bambini soldato: qualcuno è riuscito ad uscirne, molti hanno continuato a combattere, passando da un fronte all’altro. Fondamentalmente per mancanza di alternative».
Quanto prende un mercenario come George?
«Dipende da qual è il tipo di “operation”. In Ciad per esempio la diaria era tra i 100 e i 150 dollari, in Liberia meno e per questo George ha mollato. Si può arrivare anche a 500 dollari al giorno. Gheddafi può spendere, ha un patrimonio immenso».
28 marzo 2011