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"È stato un uomo grande", così l’Italia saluta Nicola Calipari

Publie le lunedì 7 marzo 2005 par Open-Publishing

Dazibao Guerre-Conflitti USA

di Red

«Fare scudo col proprio corpo per difendere l’ostaggio appena liberato, fa vedere la grandezza dell’anima di Nicola. Un grandezza che Nicola Calipari ha appreso in famiglia e ha custodito nel tempo. Una nobiltà d’animo che l’ha condotto alla massima vetta dell’altruismo: fare dono di se stesso per la vita di un altro».

Le parole di Monsignor Bagnasco risuonano nel silenzio, scivolano tra la gente, gli amici, gli estranei. Accarezzano la moglie e i figli. Passano tra i banchi stracolmi di autorità col viso serio, tra il presidente Ciampi e quello del Consiglio Berlusconi. Poche frasi che bastano a se stesse: non sembra esserci molto altro da dire. Gli squilli di tromba segnano i passaggi liturgici, due tre volte.

C’è chi stringe al petto il cappotto, chi un fazzoletto, un fiore o una preghiera. Difficile rimanere indifferente tra la folla accalcata in fondo alla chiesa, intrufolatasi negli ultimi banchi, distribuita ovunque ai lati della navata o nello spiazzale immediatamente fuori alla basilica. All’arrivo della bara avvolta dal tricolore hanno applaudito a lungo; applausi spontanei come quelli di poco prima, della gente ferma sui marciapiedi a guardare il corteo funebre scortato dalla polizia.

Qualcuno solleva la prima pagina del Manifesto che ringrazia e titola: «Con te». Le corone di fiori sono ovunque: ci sono quelle di Giuliana Sgrena, del direttore del Sismi, delle squadre mobili di Roma e Cosenza. Sopra le teste il gonfalone di Reggio Calabria, la città natale di Nicola Calipari.

Prendono la parola Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: «Grazie Nicola, Addio Nicola. Tu hai saputo portare in superficie quelle virtù nascoste grazie al quale un Paese va avanti». Il direttore del Sismi Niccolò Pollari: «L’ultima volta l’ho sentito venerdì, era gonfio di orgoglio, ripeteva “vittoria, è libera, ti chiamo tra poco”». Il fratello sacerdote: «Grazie a tutti per essere stati presenti. Grazie per l’affetto che avete dato a Nicola».

E infine il silenzio suonato con la tromba, i militari sull’attenti. «Accogliete la sua anima e presentatela al trono dell’altissimo...». La bara esce lentamente dalla basilica preceduta dalla corona di alloro del Capo dello Stato. Esplode un applauso scrosciante, liberatorio: «Eroe», «Nicola» ripetono le voci anonime perse tra la folla.

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