Home > Francia 1983: la pensione, e presto
Dazibao Internazionale Pensioni
100 anno di diritto del lavoro
di Jean Morawski
Il 4 febbraio 1983, fra padronato e sindacati veniva firmato un accordo sulle
pensioni complementari. Quest’accordo, sottolineava allora l’Humanité, apriva
la strada a "una buona pensione a sessant’anni garantendo una pensione minima
e il 70% del salario lordo (50% dalla previdenza sociale e 20% dalle "complementari").
Il 26 marzo 1982 era stata promulgata un’ordinanza sulla pensione a sessant’anni.
E cosi’, il 1° aprile dell’anno successivo la pensione a sessant’anni divenne
effettiva.
Si trattava, titolava il giornale, di "Una grande data nella storia sociale". La pensione a sessant’anni costituiva un diritto e non un obbligo. La sua istituzione faceva seguito agli impegni assunti dalla sinistra nel maggio 1981. Per arrivare all’accordo del 4 febbraio, c’erano voluti venti mesi di discussione e non meno di sei riunioni.
Henri Krasucki, il segretario generale della CGT di allora, aveva commentato: "E’ una grande conquista sociale, e cosi’ sarà salutata da milioni di lavoratori." L’Humanité sottolineava inoltre che "il padronato (CNPF e CGPME) era totalmente ostile" e preconizzava le disposizioni previste dall’ 8° piano giscardiano. Secondo il padrone dei padroni (corrispondente al presidente di Confindustria, NdT) dell’epoca, Ceyrac, l’età del pensionamento doveva essere rimandata ai 65 anni, ovvero a 70. Quanto al segretario generale dell’RPR (il partito gaullista, NdT), Bernard Pons, "citando Jacques Chirac", egli parlava di "una soluzione apparente".
L’attualità recente ha mostrato che, aldilà del valzer delle etichette e dei cambiamenti intervenuti, la lotta degli stessi contro gli stessi resta. Il 22 ottobre scorso, rispondendo all’appello dei principali sindacati confederali dei pensionati (CGT, CFDT, FO, CFE-CGC, CFTC e FGR-FP), migliaia di pensionati manifestavano a Parigi e nel resto della Francia, nel quadro di una giornata di azione nazionale per la rivalutazione delle pensioni. Il 22 aprile precedente il governo aveva pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale i decreti d’applicazione del piano risparmio pensione popolare (PERP).
Quattro giorni dopo, sotto il titolo "Raffarin lancia i fondi pensione", il nostro giornale aveva denunciato una diposizione "che lega il nostro sistema pensionistico ai mercati finanziari; un sistema ad alto rischio, che contribuirà ad aggravare le ineguaglianze". Altrettanti elementi d’attualità che dimostrano che, anche se non sembra sempre evidente agli occhi dei giovani e di coloro per i quali la ricerca o la conservazione di un impiego rappresenta la preoccupazione principale, la pensione resta l’obiettivo più importante di una vera e propria lotta.
Tradotto dal francese da Karl & Rosa
http://www.humanite.presse.fr/journal/2004-12-02/2004-12-02-451161