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Giuliana Sgrena : 400 colpi hanno sparato...

Publie le sabato 5 marzo 2005 par Open-Publishing
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Dazibao Guerre-Conflitti USA

di Roberto Alessandrini

La gioia per la liberazione di Giuliana è stata cancellata in un attimo dalla notizia della morte di Nicola Calipari, il funzionario del Sismi che era il mediatore che ne ha consentito la liberazione, così come a suo tempo si occupo della vicenda delle due Simone.

La notizia della liberazione diventa realtà, la felicità si respira nella redazione del Manifesto e diventa gioia comune, sospiro di sollievo per chi ha atteso questo momento, per chi ha manifestato per la liberazione e per la pace. A Baghdad Giuliana viene presa in consegna dai funzionari italiani, le vetture si dirigono a velocità verso l’aereoporto di Baghdad dove sulla pista è in attesa un aereo che li riporterà in Italia.

A un tratto il check-point dei militari americani, gli spari, il sangue e la morte. Quattrocento colpi hanno sparato gli americani. Quattrocento colpi per uccidere. Calipari che muore, Giuliana ferita, l’autista iracheno e altri due funzionari italiani feriti. Gli americani che impediscono i soccorsi, che dopo lunghi minuti permettono il trasporto di Giuliana all’ospedale dove sarà operata a una spalla.

Intanto in Italia la notizia arriva come un macigno. Pesante, dura, violenta. La felicità diventa stupore, disperazione, angoscia. Le lacrime che prima erano di gioia, di liberazione dal peso di giorni passati in attesa di un segnale, diventano di dolore, angoscia. Le stesse lacrime che hanno rigato i volti degli amici di Giuliana, di chi ha visto il suo video, di chi ha condiviso il suo dolore, la sua rabbia.

Quattrocento colpi. Sparati perché ’’I militari americani hanno sempre il diritto all’autodifesa quando si sentono minacciati’’, come ha dichiarato il sergente Don Dess, uno dei portavoce del comando militare della forza multinazionale in Iraq. Minacciati? E in base a quali parametri i militari americani decidono la propria autodifesa? In questo caso lo decidono in base alla velocità di un auto che sta trasportando un ex ostaggio verso il proprio paese e verso i suoi cari? E’ questa la stuazione in Iraq, a Baghdad, la stessa situazione del Vietnam dove un esercito occupante non aveva il controllo del territorio, dove le imboscate, la guerriglia vietcong colpiva per difendere il proprio paese.

Quattrocento colpi che avevano come bersaglio una voce libera, che ha raccontato la realtà di un paese occupato militarmente, che ha gridato al mondo nel suo messaggio video, il dolore di un popolo, che ha, di nuovo, gridato l’orrore delle cluster-bomb, che probabilmente racconterà del suo rapimento, continuando ad essere libera, come quando da quel video gridava la sua e la nostra verità, non quella che, ogni giorno, l’informazione di regime ci propone.

Il dolore della famiglia di Nicola Calipari è anche il nostro dolore, la gioia dei familiari, degli amici, del compagno di Giuliana è anche la nostra gioia.

Quei quattrocento colpi invece non ci appartengono. Appartengono ai signori della guerra, di tutte le guerre. Appartengono a Bush e ai suoi maggiordomi, Blair e Berlusconi.

http://www.megachip.info/modules.ph...

Messaggi

  • Non è il caso di fare anti-americanismo, ma gli USA dovranno assumersi tutte le colpe. Ci ha rimesso la pelle un grande uomo, un grande eroe, bisogna fare luce su ciò che è successo e si deve capire chi mandano in guerra gli americani, se ragazzini spaventati che hanno la mania di sparare o persone coscienti. Comunque sia, è impossibile che gli americani liquidino Berlusconi dicendo che è solo un banale errore, sarebbe anche un insulto all’intelligenza degli italiani. Per quest noi tutti vogliamo sapere chiarezza.