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Aprileonline 10 aprile 2008
Il Prc non si scioglie
Claudio Grassi Membro della direzione nazionale Prc e coordinatore nazionale dell’area Essere comunisti
Una recente intervista di Bertinotti ("SA soggetto unitario e unico nel quale il comunismo resterà come tendenza culturale, al pari del femminismo e dell’ecologismo") interrompe "la moratoria" della discussione interna a Rifondazione con una scelta tempistica che non convince
Fausto Bertinotti ha tanti pregi, il primo dei quali è la chiarezza. Lo conferma il fatto che, ad ogni intervista, precisa meglio quale sia il proprio progetto politico.
In una recentissima conversazione con il sito del quotidiano la Stampa, il nostro candidato premier è stato cristallino: "Il nostro progetto si chiama Sinistra Arcobaleno, cioè un soggetto unico con un gruppo dirigente unico, né un semplice cartello elettorale né una coalizione: un soggetto unitario e unico. Il comunismo resterà come tendenza culturale, al pari del femminismo e dell’ecologismo".
Sono dichiarazioni che - per chi conosce il dibattito interno al Prc e, in generale, alla sinistra italiana - non sorprendono: sono l’ultima e forse più chiara esplicitazione di una volontà progressivamente manifestata in questi anni, sono l’approdo conseguente di un percorso di superamento della cultura e della pratica comunista.
Conosciamo anche l’impianto analitico che funge da premessa a tale proposta: il Novecento ci è ormai interamente alle spalle e le modificazioni del sistema economico e sociale impongono un cambiamento drastico anche nelle forme organizzative della politica. Ciò che è necessario è quindi, in primo luogo, superare l’idea di un partito comunista con basi di massa come soggetto politico in grado di intercettare e rappresentare i bisogni del mondo del lavoro e delle classi subalterne.
Ripetiamo: ciò non sorprende.
A colpirci, di queste dichiarazioni, è innanzitutto la tempistica. Avevamo deciso di sospendere, per queste settimane di campagna elettorale, qualsiasi discussione interna al fine di impegnare tutte le nostre energie per fare ottenere alla lista della Sinistra l’Arcobaleno il miglior risultato possibile. Si era parlato di "moratoria" della discussione interna, in attesa che - svoltesi le elezioni - si sarebbe tenuto il congresso e in quella sede si sarebbero affrontati tutti i nodi, anche quelli più spinosi.
E invece ci troviamo a dover commentare dichiarazioni che rompono questo impegno. E non sono le dichiarazioni di un militante qualunque né di un semplice, benché autorevole, dirigente, ma del nostro candidato alla presidenza del Consiglio.
Ciò - temiamo - allude al fatto che Bertinotti vuole accelerare il processo di unificazione delle forze della sinistra forzandolo nella direzione della costruzione, sic et simpliciter, di un nuovo partito.
Noi non siamo d’accordo. Ma, forse, occorre precisare alcuni passaggi. Alla Conferenza di Carrara dello scorso anno tutto il partito - unitariamente - scelse di investire sul rafforzamento di Rifondazione Comunista e sull’ipotesi di dare vita ad un soggetto unitario e plurale che al suo interno contenesse le diverse forze politiche, ciascuna delle quali mantenesse la propria autonomia politica e organizzativa.
Più recentemente, la nascita della lista elettorale la Sinistra l’Arcobaleno non preludeva - in nessuna delle intenzioni deliberate dagli organismi dirigenti del partito - alla costruzione di un nuovo partito politico nel quale Rifondazione sarebbe dovuta confluire. Era la risposta necessaria ad una legge elettorale che imponeva di aggregarsi per tentare di superare le soglie di sbarramento (soprattutto quella del Senato) e lo sbocco di una richiesta che si levava dal nostro popolo e che tutti insieme avevamo inteso raccogliere: una richiesta di unità sui contenuti e sulle battaglie da compiere che prendeva forma in un contesto politico nel quale ad essere messa in discussione era (è) l’esistenza stessa della sinistra.
Questa è la lista unitaria, non altro. Non l’anticipazione di un nuovo partito all’interno del quale il "comunismo rimarrà come tendenza culturale".
Non solo tale idea sarebbe, se praticata, in aperto contrasto con tutte le indicazioni sin qui ufficialmente emerse dal dibattito interno del partito, ma - cosa ancor più grave - sarebbe in totale contraddizione con il sentire profondo dei nostri compagni che ci chiedono unità e autonomia. E cioè unità di azione con tutte le forze politiche e sociali progressiste (Essere comunisti lo chiede da anni, anche quando lo stesso Bertinotti parlava di "due destre" e riteneva esauriti persino gli spazi di dialogo con quelle forze - come la sinistra Ds - che non avevano rotto i ponti con la sinistra moderata) e al contempo mantenimento della nostra autonomia culturale, politica e organizzativa.
Perché saremmo contrari al superamento del Prc e alla costruzione di un partito unico? Perché ciò avverrebbe su contenuti più moderati, equivarrebbe ad uno spostamento a destra dell’asse politico di un Paese in cui Pd e Pdl hanno esplicitato l’interesse di "normalizzare" il quadro delle forze politiche liberandosi dall’eccezione rappresentata da ogni progetto alternativo e anti-capitalistico.
Saremmo contrari, inoltre, per la semplice constatazione che non è possibile risolvere le differenze che esistono all’interno della sinistra con un gesto di volontà. Come è pensabile conciliare l’idea di un partito socialista "di governo", alleato con il Pd, con l’idea di un partito comunista di classe, che vive e si rafforza dentro il conflitto sociale e i movimenti?
Noi crediamo che, come è auspicabile (anzi: necessario) queste due prospettive strategiche trovino punti di convergenza profondi, anche alleandosi elettoralmente, sui contenuti, così è difficile pensare che tali opzioni (che, lungi dall’essere soltanto ideologiche, rimandano a scelte politiche concretissime, come ha dimostrato, per esempio, il giudizio sul protocollo sul welfare) convivano all’interno dello stesso partito.
Riteniamo che il comunismo serva ancora oggi, per difendere gli interessi dei lavoratori e dei soggetti deboli, nella forma di un partito organizzato con basi di massa. Chi, nel nostro Paese, ha tentato di farlo vivere come semplice "tendenza culturale" ha sempre fallito, come dimostrano le vicende interne al Pds dopo lo scioglimento del Pci.
Ma, tenendo fede a quanto avevamo stabilito, di questo parleremo al congresso. Oggi concentriamo gli ultimi sforzi di questa campagna elettorale per conquistare ogni singolo indeciso al voto per la Sinistra l’Arcobaleno. Spiegando che questo è l’unico voto utile. Necessario per mantenere viva in Italia una sinistra in grado di difendere le ragioni della pace e del lavoro.
Messaggi
1. Il Prc non si scioglie, 15 aprile 2008, 09:17, di alec
ma vattene a casa anche tu claudio grassi sei un buffone, una brutta copia minore di diliberto e bertinotti. sei responsabile quanto gli altri tu e le tue amate poltrone! venduto!!!!