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LICENZIAMENTI: I FANTASMI CHE RITORNANO

Publie le lunedì 14 aprile 2008 par Open-Publishing
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In strutture di assistenza, case famiglia per minori e per disabili e altre residenze socio- sanitarie dove si fanno turni di notte è prassi abbastanza consolidata fare delle pause in posizione sdraiata o comoda. Ma nel giugno 2004 un operatore di una cooperativa sociale che ha appalti dal V° dipartimento del Comune di Roma fu licenziato in tronco con un pretesto abbastanza ridicolo: essersi sdraiato durante il turno di notte. Occorrerebbe spiegare al padreterno se fosse in ascolto come si fa ad assegnare frequentemente turni doppi di 17 ore continuative, senza pausa pranzo, e pretendere poi il "saluto militare" al passaggio dell’ispezione. Era chiaro, nella sostanza, che l’ispezione era mirata e finalizzata a licenziare un assistente domiciliare che aveva osato parlare troppo di di diritti, di salario e di sicurezza sul luogo di lavoro e si era rivolto inutilmente tempo prima all’Osservatorio comunale.

Dopo il suo licenziamento l’operatore fu costretto a lasciare la città e ad allontanarsi dai suoi figli per non patire la fame. Ha dovuto arrangiarsi assistendo un anziano, fare lavori manuali saltuari in campagna e nell’edilizia, a vivere con poco senza più la vicinanza dei suoi affetti più intimi.

Una cooperativa sociale emiliana, con il fatturato da capogiro, si era arrogata il diritto di decidere sulla vita di una persona, di colpirla nel suo diritto più intimo al lavoro contro il 1° articolo della Costituzione Repubblicana.

I dirigenti di quella cooperativa che prendono stipendi e diarie di diverse migliaia di euro al mese, che gestiscono appalti per milioni e milioni di euro, che girano molto in taxi, avevano deciso di "assassinare" un umile lavoratore per non aver osservato silenzio ed obbedienza.

Il fato ha voluto che, sei mesi dopo il suo licenziamento, i NAS di Roma chiudessero una parte della struttura assistenziale dove il lavoratore licenziato aveva lavorato: non c’è dubbio, egli aveva detto la verità sulle condizioni fatiscenti della struttura. Qualche tempo dopo, altre due strutture affidate dal V° dipartimento alla stessa cooperativa venivano chiuse perchè fuori dalle norme sulla sicurezza. Una delle due strutture, probabilmente senza regolare destinazione d’uso, era costituita da un seminterrato senza la necessaria luminosità, le finestre erano sostituite da pareti disegnate con colori luminosi ed ospitava nuclei con minori. Non c’è dubbio: il lavoratore licenziato aveva detto la verità ed è per questo che era stato licenziato.

La logica dell’appalto era evidente: la cooperativa prendeva qualsiasi topaia a fini economici e si "prostituiva" a qualsiasi volere dell’ente committente compreso quello di assumere, promuovere e licenziare per conto terzi.

Dopo anni di stenti il lavoratore ha deciso di tornare a lottare, ha cambiato avvocato, e sta per fare appello intendendo andare fino in fondo per cercare di riprendersi quella dignità messa sotto i piedi da una cooperativa che si definisce ONLUS, organizzazione non lucrativa di utilità sociale.

Non sappiamo se gli esiti delle elezioni favoriranno ancora storie di sopraffazione come questa ma noi le racconteremo comunque nei dettagli più scomodi e più crudi perchè possano girare in rete, come una bottiglia lanciata nell’oceano, le notizie su quanta merda si nasconde dietro alcuni padroncini del NO PROFIT.

Giovanna email pianopartecipato cnk libero.it

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