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La sinistra italiana è in esilio. Le ceneri di Gramsci

Publie le martedì 15 aprile 2008 par Open-Publishing

La sinistra italiana è in esilio. Le ceneri di Gramsci

...e il parlamento è tanto "arioso" da sembrare vuoto

di Fortunata Dell’Orzo

... Ma io, con il cuore cosciente

di chi soltanto nella storia ha vita,
potrò mai più con pura passione operare,
se so che la nostra storia è finita?
(P.P.Pasolini, 1954)

L’esilio della sinistra italiana è cominciato repentinamente il 14 aprile 2008 e non sappiamo se e quando terminerà. Francamente siamo rasserenati almeno dalla consapevolezza che nessuno può mettere fretta alle nostre analisi e alle nostre riflessioni. E quando dico nostre, intendo di intellettuali cresciuti e alimentati al culto della resistenza, dell’antifascismo, della democrazia parlamentare e rappresentativa, della laicità dello stato, del primato del lavoro, come perno costituzionale della nostra civiltà, humus comune alle tre grandi culture politiche che hanno fatto dell’Italia una democrazia moderna: la cultura social-comunista, la cultura cattolica, la cultura laico-liberale.

In tutta sincerità non riesco ad esultare della “semplificazione” del quadro politico italiano. Spero di sbagliarmi, ma ieri sera lo stomaco mi si è stretto ugualmente ascoltando prima Borghezio e poi Calderoli, di cui nessuno in quel momento pareva ricordarsi delle performance razziste,antiumanitarie e antimeridionali.

E sapere da Bossi che “per la Lega hanno votato i Lavoratori” non costituisce precisamente motivo di letizia, soprattutto pensando che al nord il 15 per cento dei lavoratori sono di origine straniera, soprattutto “extracomunitaria”. Ma la domanda su come mai possa essere accaduto, resta e si amplifica in questa strana Italia di stamane, in cui di colpo sono spariti dalle massime istituzioni i socialisti e i comunisti.

E a parte le baggianate anticomuniste di Berlusconi, i vari libri neri scritti dai suoi pennivendoli e le parole d’ordine imparate a memoria dai suo sostenitori e ripetute a pappagallo tipo setta religiosa, la gente colta e seria sa benissimo che socialisti e comunisti italiani, insieme ai cattolici, hanno permesso per 60 anni a questo paese di restare democratico e di entrare in Europa.

Per cui, festeggiare questo repulisti come se dal parlamento italiano fossero scomparsi Stalin, Beria, Ceausescu o Castro, sa francamente intanto di crassa e irrimediabile ignoranza e anche di una certa profonda intolleranza ideologica che, ovviamente, non promette nulla di buono.
Detto questo, resta da comprendere se e quando questo esilio terminerà, in parlamento. E come profittare della fortunata circostanza, per la sinistra è ovvio, della sua presenza, in certi casi anche massiccia, negli Enti locali.

Ancora una volta la Puglia, dove governa Nichi Vendola, uno dei pochissimi veri statisti di questo nostro fibrillante paese, potrebbe costituire un interessante laboratorio, a patto che la Sinistra, per una volta libera dalle ambasce delle spartizioni e del sottogoverno, sia disposta davvero a ricominciare da capo (da zero non direi, è dal 1848 che esiste, che “si aggira per l’Europa”), non solo a parlarsi ma anche a parlare con la società, i lavoratori, i soggetti e le anime di questo paese (esistono, ve lo assicuro) che non si sentono rappresentati da questo Parlamento talmente arioso da sembrare vuoto.

Ci sono cinque anni per tentare di tornare in Parlamento da questo esilio non voluto ma forse cercato inconsapevolmente e di cui, onestamente, io non darei tutte le colpe a Veltroni.

C’è anche responsabilità, forse, nell’aver cancellato falce e martello come fossero anticaglie, nell’aver affidato ai fighettini di Rifondazione tutta l’immagine e la parola nei grandi centri, nell’aver lasciato andare via troppi compagni (sfracellatisi poi nelle liste da 0.2 per cento), nell’aver dimenticato che la Sinistra non è solo idee o ideologia (che non è una brutta parola, anzi).

La Sinistra è, soprattutto, cultura, scelte di vita, scelte di campo, pane e rose.

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