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MATCH POINT

Publie le martedì 28 giugno 2005 par Open-Publishing

Dazibao Cinema-video - foto Enrico Campofreda

di Enrico Campofreda

Una metafora della vita giocata sull’amato campo di tennis, con la pallina del punto decisivo che può impattare il nastro e finire nel proprio settore o in quello avverso, determinando successo o sconfitta. Salvezza o dannazione. Nella vita tutto è in bilico e in mano al destino, afferma l’ultimo Woody Allen, tornato a confezionare un thriller raffinato, ricco di colpi a effetto anche se dall’intreccio un po’ banale. Una storia che proprio per l’assoluta normalità può essere letta, con tanto di risvolti drammatici, sulle pagine di cronaca. Nerissima.

Se è il fato che orienta l’esistenza, basta assecondarlo e avere una buona dose di fortuna per sopravvivere. Quella che capita a Chris - un Barry Lyndon dei nostri giorni cui però il destino sorride sino alla fine - non conosce tracolli anche quando, estenuato dalle tresche amorose, compie il gesto estremo d’un duplice omicidio. I conflitti fra ciò che è e ciò che vorrebbe essere, fra ragione e passione durano poco. Gli si confà più la finzione cinica e crudele che lo porta a sacrificare la vita altrui per un “bene superiore” e finire, baciato dalla buona sorte com’è, pure senza castigo.
Diversamente dal Raskolnikov dostoevskijano Chris non conosce pentimento. Sposa pienamente l’ipocrisia borghese piena di convenzioni da album di famiglia, concedendosi al più qualche trasgressione di sesso. Ma non manifesta neppure un momento eroico come l’arrampicatore sociale immortalato da Kubrick che almeno rischia di suo.

Chris è un ragazzo irlandese nato povero e dotato di talento per uno sport che può portare in alto. Aveva sfiorato l’Olimpo giocando contro Agassi e il Gotha del Grande Slam ma si defila, preferendo allo stress dei riflettori l’insegnamento in esclusivissimi circoli.
Forse è l’unica decisione della sua vita perché in genere Chris non sceglie, si fa scegliere. Da Tom, che viene a prendere lezioni, simpatizza per lui e lo introduce nella ricca e agiata famiglia. Da Chloe, sorella di Tom, che subito s’appassiona per il bel ragazzo e lo porta a letto. Dal padre di Tom e Chloe che vede nel giovane potenzialità, dedizione e soprattutto l’acquiescenza giusta per esser lanciato nell’azienda di famiglia.
Senza fare il minimo sforzo, Chris si trova sospinto, come la pallina al net, nella parte giusta del campo: tutto sembra perfetto, tranne arenarsi sulle sensualissime labbra della bella Nola.
I due s’incontrano nella casa di famiglia: lei è la fidanzata di Tom ma diventa anche oggetto di desiderio di Chris, divenuto intanto marito di Chloe e perfettamente entrato nell’alveo familiare. Nola invece non è ben vista da Eleonor, madre di Tom: è considerata inadatta per il figlio perché appariscente e invasata per la recitazione senz’averne il talento. I suoi insuccessi sembrano confermare l’intuizione di Eleonor ben più che una personale antipatia.
Quando saprà che Nola ha rotto con Tom ed è tornata libera, in Chris si riaccenderà il desiderio, visto che in un momento di grande tensione i due, pur impegnati coi rispettivi partner, s’erano lasciati rapire dai sensi.

La liaison dangereuse ricomincia a passi brevi ma avrà un crescendo operistico, come le fascinose arie del Belcanto che fanno da colonna sonora alla pellicola - perfettamente girata sotto il cielo di Londra. Chris sembra trovarsi a suo agio nel rifugio bohémien dell’appartamentino di Nola; soprattutto, non sa stare senza la focosa presenza di quella che diventa per lui una femme fatale. Che abisso nei confronti dei coiti programmati che Chloe gl’impone per avere il figlio che non arriva!
Però Chris è ambizioso, opportunisticamente non vuole rinunciare all’agiatezza della vita che gli è piovuta addosso e si barcamena fra le due relazioni. Sarà sempre la sorte a decidere per lui: Nola resta incinta e intima all’amante di rompere il matrimonio. Così la scontata storia borghese entra nel melodramma: Chris, bloccato dall’incapacità di scegliere calza l’ennesima maschera diventando un killer. Col fucile da caccia del suocero va nel caseggiato di Nola, fredda la vicina di casa simulando una rapina, e uccide Nola stessa sopraggiunta all’appuntamento annunciato. Quindi s’infila in teatro con la moglie.

La messa in scena della rapina è avventata e lo condannerebbe senz’appello perché i detective, che pure indagano a tutto tondo, scoprono un diario di Nola dov’è narrata la relazione adultera. Chris si difende: è sì adultero ma non assassino, mai avrebbe ucciso la donna che tanto l’affascinava. La sua posizione vacilla eppure la pallina ancora una volta rimbalza nel campo giusto: fra i gioielli prelevati da Chris alla coinquilina di Nola e poi gettati nel Tamigi resta a terra la fede della donna. Un drogato la trova, l’intasca ma poi viene ucciso in una sparatoria non distante dal caseggiato dell’omicidio. Così, quando un poliziotto stava convincendosi della colpevolezza di Chris, l’ipotesi cade per mancanza di prove.
Delitto impunito e vai col Macbeth verdiano.

Regia: Woody Allen.
Soggetto e sceneggiatura: Woody Allen.
Direttore della fotografia: Remi Adefarasin.
Montaggio: Alisa Lepselter.
Interpreti principali: Scarlett Johansson, Jonathan Rhys-Meyers, Emily Mortimer, Matthew Goode, Brian Cox, Penelope Wilton.
Produzione: Letty Aronson, Lucy Darwin, Stephen Tenenbaum, Gareth Wiley.
Origine: Gb, Usa, 2005.
Durata: 124 minuti.

Approfondimento: A Tribute to Woody Allen / Cinematografo / Castlerock.