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McPCL: cosa c’è scritto nella Circolare del 13 Marzo 2007?

Publie le lunedì 26 marzo 2007 par Open-Publishing
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Come ogni buon comunista, nei limiti delle mie possiblità cerco di tenermi informato della vitalità delle varie strutture rivoluzionarie presenti nel Paese: eventuali iniziative, dibattiti, spunti di riflessione che ritengo comunque un arricchimento se elaborati criticamente.

Sulla rivista "Contropiano" ho letto con piacere ed attenzione gli interventi del compagno Marco Ferrando ("Unità dei comunisti o rottura con lo stalinismo? La necessità di un confronto aperto" , Contropiano, Anno 15, n.1) e dei compagni Germano Monti, Gino Bortolozzo ed Aurelio Fabiani ("Il comunismo, appunto", Contropiano, Anno 15, n.2).

Non è mia intenzione entrare nel merito delle questioni sollevate, quanto porre l’accento su due "passi" che reputo significativi.

In entrambi si invita al confronto:

1- "Su questa base siamo aperti naturalmente al confronto più ampio e fraterno con tutti i compagni e le compagne, ovunque collocati, che cercano la via di un’alternativa anticapitalista. A maggior ragione con i compagni e le compagne della Rete dei Comunisti: con i quali il confronto delle posizioni – ad oggi diverse – si combina con comuni e preziose esperienze di lotta, a partire dal movimento contro la guerra e dai diritti di autodeterminazione del popolo palestinese" (Ferrando);

2- "Questa battaglia politica si sostanzia nella pratica di una nuova e diversa fase costituente del PCL, che parta proprio dall’apertura di un confronto critico tra quanti ritengono necessaria la sostanziale ridefinizione dell’approccio teorico pratico dei comunisti rivoluzionari, facendo così del Movimento costituivo del PCL quel nodo fondamentale di elaborazione politica di cui avvertiamo la assoluta necessità" (Monti, Fabiani, Bortolozzo).

E’ giusto che un Movimento come il McPCL sia aperto, critico ed autocritico, disponibile al confronto (appunto) con tutti i compagni, capace di spunti nuovi all’interno dell’alveo rivoluzionario: ben vengano allora questi due contributi, e che altri se ne aggiungano trovando accoglienza anche in spazi autorevoli come "Contropiano".

Eppure c’è qualcosa che non mi torna.

Sulla rivista telematica Arcipelago (www.arcipelago.org) nell’apposita sezione dedicata al McPCL, linkando su "I risultati dell’assemblea romana del movimento per il PCL" mi imbatto nell’ "Ordine del giorno 2" che sancisce:

" L’assemblea del Movimento per il PCL di Roma respinge, nel merito e nel metodo, la circolare del Comitato Esecutivo del 13 marzo u.s., ritenendola una grave interferenza antidemocratica nel dibattito assembleare del Movimento, nonché una violazione dello Statuto, che non attribuisce al C. E. alcun ruolo di valutazione politica, come invece è arbitrariamente avvenuto con l’espressione di pesanti giudizi politici sugli emendamenti legittimamente presentati al documento per l’assemblea nazionale.
L’assemblea esprime la propria solidarietà ai compagni Bortolozzo, Fabiani e Monti e dichiara di riconoscersi nel loro intervento pubblicato sull’ultimo numero della rivista Contropiano, che costituisce parte integrante del presente o.d.g. e viene approvato insieme ad esso".

Curioso, comincio a scartabellare fra i vari siti del McPCL alla ricerca di questa circolare del Comitato Esecutivo del 13 Marzo u.s. per leggerne il contenuto: non trovo nulla!

Ma come è possibile che non ci sia la pubblicazione della circolare del 13 Marzo nemmeno sul sito nazionale del McPCL?
Come può un ipotetico "militante nomade" farsi una ragione dell’ "Ordine del giorno 2" se non lo può relazionare con la circolare di cui sopra?

Non soltanto.
Questo stesso militante cosa deve pensare ci sia scritto di talmente grave nella circolare del 13 Marzo da essere considerato una "grave interferenza antidemocratica nel dibattito assembleare"?
Perché mai l’espressione "respinge, nel merito e nel metodo…"?
Quale metodo è stato adottato nella stesura della circolare e della quale l’Assemblea romana del McPCL non condivide nemmeno il merito?

Si dirà che si tratta di una circolare interna.
Ma "interna" a cosa, ad un Movimento?

Ragioniamo un attimo.

Quali sono i confini di un Movimento comunista?

Prima ipotesi: i confini sono quelli definiti dalla presenza di altri Movimenti o Partiti Comunisti considerati "concorrenziali" e verso i quali è meglio "non far sapere".
Poiché l’invito al confronto è "a tutti i compagni e le compagne ovunque collocati" (Ferrando), questo tipo di confini non possono essere quelli da individuare per definire l’ambito di validità di una circolare giacchè dovremmo dedurne che il McPCL sarebbe già Partito, "strutturato ed in competizione con gli altri".

Seconda ipotesi (l’unica in grado di accogliere gli auspici di Ferrando, Monti, Fabiani, Bortolozzo): i confini sono quelli che separano il McPCL dalle strutture borghesi, siano esse altrettanti Movimenti o Partiti.
All’interno di questa vasta, disseminata prateria rivoluzionaria, sta la ricerca di un confronto aperto che non può non essere basato sul "principio della pubblicità": in altri termini, nel nostro caso ogni compagno ( e dico, "ogni") che voglia contribuire alla crescita del Movimento ha il diritto di sapere cosa ci sia scritto nella circolare del 13 Marzo.

Ripetiamolo ancora una volta.

Non conoscerne i contenuti significa non poter dare una valutazione né della critica che, pare di capire, il Comitato Esecutivo muove alla presentazione degli emendamenti al documento per l’Assemblea Nazionale, né della sua antidemocraticità (così come paventato dall’ "Ordine del giorno 2" ).

Ciò detto, non penso di far torto a nessuno esortando i compagni del McPCL a rendere noto il contenuto della Circolare del Comitato Esecutivo datata 13 Marzo 2007.

Questo proprio in virtù di quello spirito di confronto e di onestà intellettuale che non può essere disatteso proprio da chi lo va propugnando ai quattro venti.

P.s: E’ gradita una risposta positiva tanto da Ferrando, quanto da Monti, Fabiani e Bortolozzo.

francesco fumarola, www.mercantedivenezia.org

Messaggi

  • Se non sbaglio Germano Monti, era il principale esponente dei cosiddetti "autoconvocati" del PRC, dove si lamentava della mancanza di democrazia nel partito.

    Di fronte al fallimento di quell’iniziativa ha scelto di partecipare al nuovo gruppo di Ferrando. Ora vedo che vengono denunciati comportamenti antidemocratici e la mancanza di trasparenza nei rapporti interni.

    Quando era in Rifondazione ha sempre potuto fare quello che voleva, compreso invitare a non votare per il PRC alle ultime elezioni europee. Mi sembra che nel partito di Ferrando non ci sia la stessa libertà. Chissa, alla fine dovrà pure rimpiangere Rifondazione e l’odiato (da lui) Bertinotti.

    Franco