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Non dimentichiamo... Bertinotti convince il congresso(V), approvata la svolta antistalinista

Publie le lunedì 17 gennaio 2005 par Open-Publishing

Partito della Rifondazione Comunista Parigi


Rifondazione dice sì alla linea di apertura ai movimenti
Il 60 per cento dei delegati a favore del segretario

RIMINI - Dopo cinque ore di discussione Fausto Bertinotti è riuscito a far passare la sua svolta, facendo approvare al congresso il nuovo statuto di Rifondazione comunista che esprime la condanna dello stalinismo e crea le condizioni per l’apertura del partito ai movimenti. Il documento, alla fine, è stato approvato con i voti del 60 per cento dei delegati.

Il Prc, si legge nel preambolo politico, respinge "ogni concezione autoritaria e burocratica, stalinista o d’altra matrice, del socialismo e ogni concezione e ogni pratica di partito di stampo gerarchico e plebiscitario". E altresì respinge ogni tentazione egemonica sui movimenti sociali con i quali, al contrario, il partito di Bertinotti afferma di volere un rapporto paritario. "Rifondazione - è scritto nel documento - è consapevole dell’autonomia e della politicità degli organismi e delle associazioni della sinistra alternativa e dei movimenti anticapitalistici, con i quali quindi collabora e si confronta alla pari e ai quali partecipano i propri militanti in modalità democratica e non settaria".

L’esame del documento, dopo le 21 ieri, ha appassionato i delegati, seppur provati dalla giornata caratterizzata dall’avvicendamento sul podio degli esponenti esterni, fra cui Vittorio Agnoletto. Alle due di notte, la battaglia si è conclusa con la vittoria netta della maggioranza e della linea Bertinotti, con il 60 per cento dei voti. Sconfitta l’opposizione interna espressa da Marco Ferrando, unita stavolta, in più votazioni, all’area "Ernesto" guidata da Claudio Grassi.

Ad agitare gli animi è stato proprio il "preambolo" , la parte che precede lo statuto vero e proprio e che contiene il succo politico della svolta impressa al partito dal suo leader. Altri punti di contrasto sono stati la drastica riduzione dei componenti degli organismi esecutivi e l’aumento della quota riservata alle donne che passa dal 30 al 40 per cento.

E’ stato Alberto Burgio ad attaccare duramente il rinnovamente: lo statuto infatti ne traccia le linee guida, le tappe e il punto di approdo. La parte maggiormente contestata è stata quella in cui si afferma che il Prc rigetta ogni concezione autoritaria e burocratica, stalinista o d’altra matrice, del socialismo e ogni concezione e ogni pratica di relazioni interne al partito di stampo gerarchico e plebiscitario.

Altra innovazione, la drastica riduzione numerica degli organismi dirigenti: il comitato politico passa da 340 a 135 componenti, la direzione da 60 a 39, la segreteria da 10 a 5.

(6 aprile 2002)