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PUTTANIERE

Publie le domenica 18 giugno 2006 par Open-Publishing

Dazibao Estrema destra Spartacus

di Spartacus

Non ha bisogno di screditarsi la monarchia sabauda. E’ la più screditata dell’universo mondo da quando il Re d’Italia noto come ‘Pippetto’, in dinastia Vittorio Emanuele III, si mise a fare il servo di chi faceva il servo degli agrari padani. Mussolini per gli occhi chiusi del Savoia più basso potè fare la marcia su Roma e ricevette dal sovrano l’incarico di formare il primo governo golpista dell’Europa del Novecento.

Eppure anche il limitatissimo nonno e l’avo Emanuele II, che di cortigiane se ne intendeva tanto da rimanerne infetto, salternno sulle tombe del Pantheon di fronte alla scempiaggine del più cretino epigono di famiglia: il principino assassino. Proprio quello che quasi trent’anni or sono stroncò a colpi di carabina la vita d’un giovane turista tedesco.

All’epoca la fece franca anche se l’omicidio avvenne in un’isola sulla quale aveva giurisdizione un paese che acconciava le teste coronate con una sfumatura, diciamo così, alta. Il trattamento servirebbe al pirla di famiglia, Vittorio Emanuele, che rappresenta una miseria più che di sangue blu di orina rancida, quella che perde in continuazione seminandola un po’ dovunque sposti il reale orifizio.

Coerente con la squallida esistenza che ha accumulato in quasi settanta primavere spese malissimo - e dopo esser stato graziato dall’inciucio politico nazionale con cui tutti i partiti hanno votato l’abolizione della XIII norma transitoria della Costituzione che impediva ai discendenti della casa traditrice della patria di rientrare dall’esilio svizzero - negli ultimi tempi il pirla assassino non ha trovato di meglio che infilarsi in traffici di denaro, slot machine, riciclaggio e donnine allegre. Geniale realismo. Qualità sopraffine di gestione del patrimonio e della faccia di tolla ereditata ma anche raffinata.

O forse, realmente e realisticamente, avrà pensato che non sarebbe stato considerato peggiore di quel si mostra ed è. Stupido e greve, supponente e cerebroleso, goffo e arrogante, pagliaccio e pretendente al trono. E da lì i vaniloqui telefonici coi mafiosetti di quart’ordine, coi polituncoli di nessuna importanza, coi portaborse e segnaposto di postfascisti come il camerata Fini cui le ormai decennali depurazioni di Fiuggi non hanno fatto perdere amicizie ingombranti coi puttanieri di partito.

E lui, il beato-beota savoiardosenz’uovo che s’inzuppa e non galleggia, s’è fatto beccare con la linguetta di semi eccitato a mezzabocca in quella marrana di colloqui dove si sparla di tutto ma soprattutto si finisce - un po’ lenoni un po’ puttanieri - come il Carlo Martello di De André: a lamentarsi dei costi delle troiette che si comprano e si smerciano. Il tutto mentre la cinica consorte sorrideva da qualche copertina di rotocalco trash e l’erede alla coglioneria coronata, principinino Filiberto, compariva in qualche spot pubblicitario.

Sempre avanti Savoia, i sudditi non mancheranno.