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Perché il Collettivo Bellaciao invita a votare contro Sarkozy

Publie le lunedì 30 aprile 2007 par Open-Publishing

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Il risultato del 1° turno delle elezioni presidenziali francesi, che ha promosso il 22 aprile scorso Nicolas Sarkozy e Ségolène Royal – Sarko e Ségo, come li chiamano i Francesi - al 2° turno, il 6 maggio, suggerisce numerose considerazioni.

La prima, che i propagandisti di quello che in altri tempi veniva chiamato "cretinismo parlamentare" si sono affrettati a servire in tutte le salse, é che il tasso di partecipazione alle elezioni é stato dell’85%.

Per ritrovare una percentuale altrettanto elevata bisogna tornare indietro di oltre quarant’anni, al 1965, quando De Gaulle usci’ vincitore, contro Mitterrand, dalle prime (se si eccettua la « elezione » di Luigi Napoleone, alias Napoleone III, nel 1848) elezioni presidenziali a suffragio universale diretto in Francia

Si tratterebbe di un segnale importante di vitalità del sistema democratico borghese, quello della democrazia indiretta : peccato che lo scollamento fra elettori ed eletti, fra cittadini e istituzioni che li rappresentano, fra "politica" e società sia rimasto intatto e sia sotto gli occhi di tutti.

In realtà sono, siamo, in tanti a volerci credere, ad attaccarsi a qualunque ciambella di salvataggio che, come il teatrino mediatico elettorale, sia suscettibile di fornire un’illusione di cambiamento, un sogno di miglioramento, una promessa di sopravvivenza in una società più che mai ingiusta.

Il sistema elettorale dei paesi dell’Unione europea, Francia compresa, assomiglia sempre di più a quello del Grande Fratello americano, quel maggioritario che vede alternarsi al governo « democratici » e « conservatori », in realtà un gruppo di interessi ed un altro gruppo di interessi, o lobbies.

Le presidenziali a doppio turno somigliano alle elezioni primarie : il primo turno serve a dare agli elettori l’illusione di scegliere, di esprimersi, di contare, salvo bombardarli di fosche previsioni se non esprimeranno da subito un « voto utile », cioé quello destinato ad uno dei due candidati delle lobbies di cui sopra.

Una seconda considerazione é la sostanziale tenuta del fronte neofascista, xenofobo e razzista guidato dall’immarcescibile Le Pen : infatti, se si sommano i suoi voti a quelli di de Villiers, che non era presente alle precedenti presidenziali, non si é lontani dai 5 milioni che il vecchio monocolo totalizzo’ nel 2002.

Un dato che non stupisce, dato che il processo di precarizzazione e di emarginazione di milioni e milioni di cittadini continua e cresce, provocando un vero e proprio regresso ideologico attraverso la distruzione di valori popolari tradizionali come la solidarietà e la coscienza collettiva e la contemporanea ricerca di un capro espiatorio – l’immigrato, il « delinquente », il giovane delle periferie - al quale attribuirne la responsabilità.

La terza considerazione é il calo impressionante dei consensi raccolti dalla sinistra, tutta la sinistra, nelle due storiche componenti che é ormai consuetudine definire « moderata » e « radicale » (i socialdemocratici e i comunisti del secolo scorso) : ha ottenuto complessivamente meno del 37% dei voti, il livello più basso toccato dal 1969 ad oggi.

Se si pensa alla capacità della sinistra radicale di mettersi alla testa dello schieramento contro il Trattato Costituzionale Europeo, portandolo alla vittoria nel referendum del 2005, o a quella di guidare la sollevazione contro l’ennesimo contratto di lavoro bidone, il CPE, conclusasi con il ritiro della legge da parte del governo, lo sconcerto é grande.

Le tre mini-formazioni trotskyste che avevano ottenuto nel 2002 oltre il 10% dei suffragi, li hanno visti pressoché dimezzati, in percentuale, nel 2007, la candidata dei Verdi ha ottenuto meno di 600.000 voti e, malgrado gli sforzi dei media, solo 500.000 elettori hanno scelto il « contadino » Bové.

La candidata della Sinistra popolare e antiliberale, Marie George Buffet, malgrado una campagna intelligente e che ha destato grandi entusiasmi, non é andata oltre il 2% e 700.000 voti : il rappresentante del vecchio PCF, terzo partito francese per numero di iscritti (134.000) nel 2006, aveva ottenuto quasi il 16% dei voti nell’ormai lontanto 1981, quando Mitterrand vinse al secondo turno.

La quarta considerazione é che solo 2.000.000 di voti separano Sarkozy, che ha impostato la sua campagna sul recupero dell’elettorato neofascista, da Royal, che ha proposto un modello neoliberista appena temperato da qualche venatura socialdemocratica di ispirazione blairiana.

Non sarà facile per l’ispiratrice dello slogan « La Francia presidente » convincere gli oltre 3.000.000 di elettori della sinistra radicale dell’opportunità di votarla, data l’assenza di un qualsiasi elemento « di sinistra » dal suo programma, mentre é evidente che il programma di Sarkozy é perfettamente adatto a rappresentare le idee dei quasi 5.000.000 di elettori neofascisti.

Una quinta considerazione, anche questa largamente presente nelle «analisi » del voto che circolano sui media, é che quasi 7 milioni di elettori hanno scelto il « provinciale » Bayrou, leader del secondo partito di destra « moderata », che ha impostato la sua campagna elettorale sulla necessità di superare la divisione, secondo lui ormai inesistente, fra destra e sinistra e di pervenire ad una sorta di « Grosse Koalition ».

Il Centro torna ad essere la parola magica in Europa, riciclando inaspettatamente nel linguaggio politico l’ormai remoto Zentrum della Repubblica di Weimar ed il più recente « centro » democristiano che ha governato l’Italia del dopoguerra per oltre quarant’anni alleandosi, secondo le opportunità e le epoche, con i neofascisti del MSI o i socialisti del PSI ed arrivando ad ottenere l’appoggio del PCI dal 1976 al 1979 in più di un governo di « solidarietà nazionale » presieduto dall’ineffabile Andreotti.

Comunque vada al secondo turno (in occasione del quale è indispensabile votare contro Sarkozy), i problemi per la sinistra sono immensi : una vittoria di Sarkozy accelererebbe la fascistizzazione dello stato ed il suo allineamento sui valori dei neocons americani, mentre una vittoria (naturalmente preferibile ad una vittoria di Sarkozy) della Royal, rappresentante di una sorta di neoliberismo « di sinistra », sarebbe comunque pesantemente condizionata dal contributo del cattolico Bayrou.

Ultima considerazione : sull’esito del voto a sinistra ha pesato il riflesso identitario dei minipartiti trotskysti, l’atteggiamento dei Perreux, Villiers, Braouzec, Zarka, Martelli del PCF, quello di Autain, il protagonismo di Bové, l’inconsistenza dei Verdi e della loro rappresentante e la generale incapacità di elaborare un progetto alternativo di società dotato di gambe sufficientemente robuste per sostenerlo. .

L’auspicio é che il congresso straordinario annunciato dal PCF ed altre iniziative analoghe segnino, finalmente, l’inizio di un’inversione di tendenza che sostituisca alla divisione delle forze di progresso l’unione di quelle disponibili a realizzarlo ed alla subalternità alla cultura dominante una ritrovata e rinnovata autonomia delle classi oppresse e dei loro alleati.

Parigi, 30 aprile 2007

Collettivo Bellaciao